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Dallo scandalo Fifa al Qatargate, tutti i guai giudiziari di Michel Platini

Platini è indagato per corruzione nell’ambito dell’assegnazione dei Mondiali del Qatar. Al centro c’è una cena del 2010 all’Eliseo con Sarkozy e lo sceicco Al Thani nella quale si sarebbe indirizzato il voto dell’Uefa. Nel 2015, era stato accusato in Svizzera di aver ricevuto illegittimi pagamenti da Blatter per due milioni di franchi, ma è stato scagionato nel 2018.
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«Alle rogne ti abitui. Prima non sopportavo l’idea di non essere amato. E poi sono arrivato a un punto in cui più le persone mi detestavano, più ero contento. Voleva dire che almeno per loro contavo». Così parlava Michel Platini, il campione che volle farsi re, come riporta Jean-Philippe Leclaire nel libro Le Roi. Per il Platini dirigente, ex presidente Uefa, le rogne non sono finite e non può certo dirsi contento. Le Roi è in di fermo nell'ambito dell'inchiesta per corruzione nell'assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar. Ma già nel 2015 era stato accusato di aver intascato tangenti. Squalificato otto anni, poi ridotti a quattro, sospeso dalla FIFA fino al 2019, si era detto pronto a tornare per cambiare l'organizzazione mondiale del calcio.

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Il Qatar-gate

E' un'inchiesta del Sunday Times del 2014 a far scoppiare il caso. Il quotidiano scrive di poter provare che lo sceicco qatariota Bin Hammam ha pagato complessivamente 5 milioni di dollari per indirizzare il voto: 1,6 milioni di dollari a Jack Warner, il controverso presidente della confederazione nordamericana, poi diventato la "gola profonda" che dell'indagine; 350mila dollari a Reynald Temari dell’Oceania, per opporsi alla sua sospensione; e una serie di altri versamenti anche a presidenti di federazioni africane. Bin Hammam verrà squalificato a vita per “violazioni ripetute al codice etico”.

L'interrogatorio di Platini è l'ultimo passaggio di quella vicenda. I magistrati del Parquet national financier (Pnf), la procura anti-corruzione con sede a Nanterre, hanno interrogato anche Claude Guéant, all'epoca segreterario generale dell'Eliseo. Al centro dell'inchiesta la cena organizzata all'Eliseo il 23 novembre 2010, una decina di giorni prima del voto che avrebbe assegnato i Mondiali 2022 al Qatar. Le ipotesi di reato sono "corruzione privata", "associazione a delinquere", "traffico di influenze e ricettazione di traffico di influenze".

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La cena all'Eliseo

Secondo la ricostruzione pubblicata nel 2013 dalla rivista France Football, a quella cena lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani avrebbe incontrato all’Eliseo Sarkozy, Platini e Sébastien Bazin, che era ancora proprietario del Paris Saint-Germain. In quella riunione segreta, Al Thani si sarebbe impegnato a comprare il PSG, a investire nel gruppo Lagardere e soprattutto a creare beIn Sports per fare concorrenza a Canal+, invisa a Sarkozy, in cambio del pieno sostegno dell’Uefa alla candidatura del Qatar, promossa grazie a pagamenti per 5 milioni di dollari a diversi funzionari del calcio mondiale.

In quel periodo emerge anche un'altra storia: Laurent, il figlio di Platini, lavorava per la Qatar Sports Investments, il fondo qatariota della famiglia regnante gestito da Al Khelaifi, che ha comprato il PSG. Laurent sarebbe diventato anche direttore generale di Burrda Sports, azienda di abbigliamento controllata dal fondo, sponsor tecnico della nazionale del Belgio ai Mondiali del 2014.

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L'accusa del 2015

La precedente vicenda giudizaria che lo riguarda è iniziata l'8 ottobre 2015. Platini viene sospeso all'inizio per 90 giorni dal comitato etico della Fifa perché secondo il ministero pubblico della Confederazione (ovvero la procura di Berna), avrebbe intascato due milioni di franchi di pagamenti illeciti da parte del presidente della FIFA Sepp Blatter. Blatter è già indagato da due settimane, la procura svizzera ha aperto il procedimento il 25 settembre 2015, il giorno in cui vengono ufficializzate le date dei Mondiali del Qatar del 2022.

Il pagamento è datato febbraio 2011 e fa riferimento a consulenze svolte tra gennaio 1999 e giugno 2002. Blatter e Platini hanno negato ogni addebito e ammesso che non c'è stato nessun accordo scritto, ma solo un «accordo tra gentiluomini». Platini ha raccontato una conversazione in cui avrebbe pattuito un milioni di franchi svizzeri all'anno per il suo lavoro. Tuttavia dopo pochi mesi, dice, Blatter gli spiega che non può riconoscergli quella cifra perché il segretario generale dell'organizzazione guadagna 300 mila franchi all'anno. «Mi ha detto: facciamo un contratto per 300 mila franchi, il resto te lo diamo più tardi» ha detto Platini. Questo, nella sua versione dei fatti, spiegherebbe il ritardo.

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“Pagamento senza fondamento”

Il pagamento, sottolinea però la camera arbitrale del Comitato Etico presieduta da Hans Joachim Eckert, «non aveva fondamento giuridico. Le prove disponibili alla camera arbitrale nel caso di specie non sono state sufficiente a stabilire, nella misura richiesta, che il signor Blatter ha chiesto l'esecuzione o l'omissione di un atto ufficiale del signor Platini».

La camera investigativa del comitato etico apre una sua indagine: Robert Torres guida quella su Joseph S. Blatter, Vanessa Allard quella su Michel Platini, che perde la possibilità di candidarsi alla presidenza della FIFA. Il 27 ottobre la confederazione europea annuncia la candidatura di Gianni Infantino, considerato molto vicino a Platini, che sfida altri quattro candidati: il principe Alì al Bin Hussein di Giordania; Salman Bin Ebrahim Al Khalifa, sceicco del Bahrain e presidente della Confederazione asiatica; l’ex vicesegretario generale della Fifa Jerome Champagne; e il sudafricano Tokyo Sexwale. Il 26 febbraio 2016 Infantino verrà eletto presidente per un triennio, con 115 voti su 207 al secondo scrutinio.

La battaglia legale di Platini

Il 21 dicembre, intanto, il comitato etico della FIFA squalifica Platini per otto anni da tutte le attività calcistiche: stessa sanzione anche per Blatter. Respinta la versione dell'accordo orale per il pagamento, considerata poco credibile. “Non esistono basi legali” per l'accordo, scrivono i giudici che lo condannano anche a una multa di 80 mila franchi svizzeri. "Le prove disponibili nel caso di specie non sono state sufficiente a stabilire, nella misura richiesta, se il signor Platini abbia ottenuto il pagamento per l'esecuzione o per l'omissione di un atto ufficiale” si legge nella sentenza. Per i giudici il suo comportamento ha violato l'articolo 20 comma 1 del codice etico della FIFA. La norma prevede che un membro dell'organizzazione possa accettare doni o benefici solo se: hanno un valore simbolico, molto basso; non comportano alcuna influenza per l'esecuzione o l'omissione di un atto legato alla sua attività o su cui può esercitare un controllo; non sono contrari ai suoi doveri; non creano un illegittimo vantaggio; non creano un conflitto di interessi. Platini si difende: “Il verdetto era già scritto, è una messinscena allestita per infangarmi”.

A dicembre, nonostante la squalifica, partecipa ai Globe Soccer Awards di Dubai. La Commissione disciplinare monitora la situazione, ma non interviene. Dunque, nessun'altra sanzione. Da Dubai, però, Platini lancia accuse pesanti. “La commissione eticache mi ha giudicato dice di essere indipendente: ma chi paga i viaggi e il lavoro dei componenti di questa commissione? La Fifa…”. Il caso, ripete, “è una vera e propria macchinazione. Sono il primo al mondo a pagare le tasse sulla presunta corruzione”.

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L'appello e l'assoluzione

La squalifica viene ridotta a sei in appello e a quattro dopo il ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Il 9 maggio 2016, data della sentenza, il TAS conferma l'illegittimità del pagamento e lo accusa anche di aver beneficiato di un piano pensionistico a cui non aveva diritto. Platini, che sperava nell'assoluzione, si dimette da presidente della Uefa.

Il 25 maggio 2018 la magistratura svizzera lo scagiona da ogni accusa. Una notizia anticipata dal quotidiano francese Le Monde, che riferiva della lettera inviata dal procuratore della Confederazione Cedric Remund all'avvocato di Platini, Vincent Solari. «È la fine di un lungo incubo» commenta. «Tornerò di nuovo nel calcio. È la mia vita e non permetto a nessuno il diritto di privarmi della mia vita» dice in una lunga intervista all'Equipe.

Una settimana prima, Platini aveva confessato che, da co-presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di Francia '98, aveva truccato il sorteggio facendo in modo che Francia e Brasile fossero inserite nei gironi A e C in modo da non potersi scontrare prima della finale. «“Non si può parlare di imbroglio. Il problema di Platini è il suo vocabolario» commenta Sepp Blatter.

Le accuse a Infantino

La messa in stato di fermo arriva a pochi giorni dal duro attacco contro Infantino in un'intervista alla Gazzetta dello Sport. «E' un ottimo segretario generale ma come presidente non è credibile» ha detto. «Ha vomitato per 10 anni sulla Fifa, tutti lo sanno. Aveva fatto di tutto perché diventassi io presidente della FIFA. Ma quando ha capito che io ero "morto" per i miei problemi, ha deciso di presentarsi al mio posto». Platini lo accusava anche di non aver fatto nulla per ottenere la sospensione della squalifica dopo essere stato scagionato. E prometteva di tornare nel mondo del calcio. Ma l'accusa di corruzione per i Mondiali del Qatar potrebbero cambiare tutto.

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