Dai ricchi russi agli sceicchi arabi, il calcio europeo resta sotto scacco
Hanno speso più di 400 milioni di euro in Europa e hanno proprietà calcistiche di primo livello nei maggiori campionati del Vecchio Continente. Sono i ‘nuovi ricchi' del calcio, gli sceicchi che stanno ‘saccheggiando' le rose dei top-club per ingaggiare i migliori giocatori del momento. A suon di soldi e milioni improponibili per la maggior parte dei classici proprietari.
Un'onda lunga che sta invadendo l'Europa e che ne destabilizza i parametri di compravendita, inquinando un mercato dettando tempi, nomi e soprattutto prezzi. E, stando alle ultime di mercato, sembra che si sia solamente all'inizio: il doppio affare Ibra-Thiago al PSG è semplicemente la punta di un iceberg che nasconde insidie profonde.
Fair Play o autogol? – Un boomerang che si sta dirigendo dritto dritto verso il quartier generale dell'UEFA presideuta da Michel Platini, il padre del Fair Play Finanziario imposto ai club europei e che oggi è più un arresto ai domiciliari mentre gli sceicchi depredano ciò che c'è da portar via. I club, non solo italiani, hanno dovuto fare scelte economiche ben precise che cavalcano parametri ferrei, pena l'esclusione dalle Coppe e ammende economiche per bilanci in passivo. Una morigeratezza cui hanno applaudito tutti, dai diretti interessati ai tifosi a chi del calcio non interessa nulla: si era arrivati a cifre troppo alte, ingaggi e spese fuori da ogni logica con le società calcistiche tenute in piedi da virtuosismi finanziari ai limiti della decenza.
Crisi del calcio europeo – Oggi, il panorama è cambiato: in Italia ci si costringe alla morigeratezza (in primis l'Inter, ma una strada battuta anche da Milan, Roma, Napoli, Lazio, Juventus); in Bundesliga il rigore economico è attivo da tempi non sospetti, da quel 2006 in cui la Germania ospitò i Mondiali che si trasformarono in un ponte perfetto per la ricostruzione di un sistema calcistico oggi vincente e virtuoso; in Spagna la crisi è appena iniziata anche se si fa di tutto per nasconderla dietro le strepitose vittorie della Nazionale spagnola del Triplete, Europei-Mondiali-Europei, copertina un po' troppo corta seppur di pregio visti i debiti economici in cui resta la Liga oramai sommersa da oltre 5 milioni di euro di debiti (interessi inclusi) nei confronti dello Stato e – soprattutto – delle banche.
Insomma, un disastro quasi totale dal quale emergono gli sceicchi con milioni di contanti in mano, il perfetto passapartout per uscire dai propri confini ed arrivare in Europa conquistandosi la giusta visibilità, amplificandone affari e progetti.
Prima i Russi, oggi gli arabi. E domani? – Dicevamo, però che questa nuova opulenza araba diverrà un autogol per le scelte di Platini, rischiando di drogare il mercato per poi lasciare dietro di sè il deserto.
E' capitato già alcuni anni fa con gli investimenti dei magnati della ex Russia, trovatisi improvvisamente pieni di soldi e, spesso, incapaci di decidere dove investirli. Così, all'inizio del 2000 si era assistito all'assalto alla diligenza del calcio dai milionari dell'Est il cui simbolo principale è rappresentato dall'attuale padrone del Chelsea, Roman Abramovich che a Londra ha costruito un impero più a suon di soldi che di idee.
Russi investitori che sono entrati nel calcio europeo investendo o provando a investire nelle società del Vecchio Continente in difficoltà, a volte riuscendoci altre volte fallendo clamorosamente. Nota è la vicenda in Italia dell'allora Roma di Sensi dove i russi del colosso petrolifero Lukoil (nel 2010) erano ad un passo dall'acquisto societario, così come la Gazprom, la più grande azienda russa di gas che aveva messo gli occhi sul Milan e l'Inter (2011).
Ma da quei probabili investimenti, si è passati ad un nulla di fatto con gli stessi ricchi investitori russi a cambiare rotta e ad investire in patria: l'Anzhi con Eto'o, lo Zenit di Spalletti, la Nazionale Russa in mano a Capello sono tutti esempi di un impero che dopo aver sondato le terre vicine, si appresta a rinforzarsi dall'interno per sferrare al momento opportuno l'attacco decisivo, conquistandolo da vincitore.
Europa, terra di conquista – Adesso è il momento degli sceicchi, imprenditori e proprietari del Malaga, del City, del PSG e prime sponsor ufficiali di altri top-club (il Milan ne sa qualcosa). Ma durerà poco, lasciando il calcio europeo più povero di prima. Il Fair Play Finanziario voluto da Le Roi Platini sancisce una regola ben precisa: investimenti proporzionali emai superiori ai ricavi.
Un teorema che tra gli arabi milionari stenta semplicemente ad essere pronunciato. Basti considerare le ‘spese' fatte dal Manchester City e dall'attuale PSG con l'ingaggio Ibra-Thiago e un affare da 150 milioni di euro per il Milan.
L'UEFA ha segnato la strada da percorrere. Eccola:
1) gli avvisi;
2) le multe;
3) la penalizzazione di punti, la trattenuta (temporanea o definitiva) di una percentuale dei premi Uefa, il divieto di iscrizione di giocatori nelle liste Uefa, la riduzione delle liste Uefa (meno dei 25 calciatori previsti);
4) la squalifica dalla competizione in corso, l’esclusione da future competizioni.
Tolleranza zero dunque, anche con chi professa fondi economici infiniti. Almeno sulla carta. Ma se davanti all'aut-aut di Platini gli sceicchi abbandonassero i loro ‘poderi' calcistici europei per investire in patria? Il calcio si ritroverebbe conquistato, depredato ed abbandonato. Uno scenario apocalittico, da Terzo Mondo del pallone.
Senza parlare che il presidente UEFA dovrebbe combattere anche una faida familiare, un conflitto di interessi diretto: Laurent, avvocato di 33 anni, è il consulente di diritto sportivo del PSG del proprietario Al-Khelaifi, n.1 anche di Al Jaazera.
E di cognome, Laurent fa Platini, figlio di Le Roi Michel.
Altro da dire?