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Cori razzisti, cosa rischia il Napoli se esce dal campo

Dopo gli appelli e le condanne dei giorni scorsi, c’è molta attesa per il match di Bergamo tra Atalanta e Napoli. Nonostante le possibili ripercussioni, la società campana pare infatti decisa ad uscire dal campo e a non giocare più se dovessero arrivare cori razzisti nei confronti della città e dei tifosi.
A cura di Alberto Pucci
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Quello dell'Atleti Azzurri d'Italia, sarà un esame importante per il calcio italiano e per tutti i suoi tifosi. Al di là dell'aspetto sportivo, i novanta minuti di Bergamo sono infatti attesi da tutti per capire se gli appelli e le condanne dei giorni scorsi sono serviti a qualcosa. A poche ore dal censurabile episodio di Firenze, arriva dunque la sfida tra Atalanta e Napoli: match che in passato è stato spesso rovinato dai cori razzisti partiti dai due settori più caldi, specialmente da quello della curva atalantina che ha già dichiarato di non volersi fermare di fronte alla richiesta della stragrande maggioranza degli appassionati di calcio.

Sarà un esame importante, perché il Napoli è infatti intenzionato a dare un segnale forte e a passare dalle parole ai fatti. Dopo la condanna dei giorni scorsi di Carlo Ancelotti, Hamsik e compagni sarebbero pronti a lasciare il campo al primo coro razzista: una decisione, quella di interrompere la partita, che spetterebbe soltanto all'arbitro e al responsabile delle forze di polizia e che, se presa direttamente dalla squadra campana, potrebbe portare anche ad alcune conseguenze pesanti per la società di De Laurentiis.

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Cosa rischia il Napoli

Oltre alla probabile sconfitta a tavolino, la società partenopea potrebbe anche essere colpita dal giudice sportivo con squalifiche ad alcuni dei suoi tesserati, come è già accaduto in analoghi episodi andati in scena in alcuni campionati minori italiani. Fino ad oggi, in occasione di evidenti cori di discriminazione territoriale nei confronti di Napoli e dei suoi tifosi, c'erano state soltanto due sospensioni momentanee (a Genova con la Samp e a Roma con la Lazio), ma mai un'interruzione del match deciso dai giocatori.

kevin prince a busto arsizio

Il precedente del Milan di Boateng

Fino ad oggi, nel nostro calcio non è mai capitato che in una competizione ufficiale una delle due squadre lasciasse il campo per protesta. Lo ha fatto soltanto il Milan nell'amichevole del gennaio 2013 contro la Pro Patria, in quella che è ormai passata alla storia come la partita della ribellione di Boateng verso i cori razzisti partiti dagli spalti dello stadio Speroni di Busto Arsizio. In quel caso tutti i giocatori rossoneri uscirono dal campo con il ghanese e non rientrarono più. Qualche mese più tardi, fu invece l'ex rossonero Costant ad uscire dal campo del Mapei Stadium dopo gli insulti ricevuti durante la mini sfida con il Sassuolo del "Trofeo Tim".

walcott chamberlain van persie

Le parole di Allegri e Galliani

"Siamo dispiaciuti e amareggiati per quello che è successo, ma credo che il Milan abbia fatto la scelta giusta nel non rientrare in campo – spiegò il tecnico milanista, Massimiliano Allegri – Bisogna smetterla con questi gesti incivili, l'Italia deve migliorare sotto questo punto di vista, deve diventare un Paese più civile, educato ed intelligente".

"I cori sono ignobili e vanno combattuti – dichiarò invece l'allora ad del Milan, Adriano Galliani, dopo il caso Costant – Le regole del calcio sono però che quando succede ci si rivolge all'arbitro, che lo dice al quarto uomo che a sua volta avvisa il responsabile di polizia, l'unico autorizzato a sospendere la partita. Ma non si può uscire dal campo". Cosa che invece il Napoli è pronto a fare.

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