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Atalanta-Napoli a rischio sospensione, ma i tifosi rivendicano il diritto di insultarsi

“Vesuvio bruciali tutti”, “Bergamasco contadino”: tutti cori ammissibili per i tifosi ultrà dell’Atalanta che in vista della sfida con il Napoli rivendicano il diritto delle Curve di insultarsi. “Non è razzismo, è libertà e campanilismo. Ben vengano gli ‘Odio Bergamo’, Ci rende più forti, più legati alla nostra terra”
A cura di Alessio Pediglieri
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Altro che razzismo: "Vesuvio bruciali tutti" o "Bergamasco contadino di m…" è semplice ironia, uno sfottò che all'interno degli stadi è accettato e accettabile. Assurdità? No, è la risposta dei tifosi dell'Atalanta davanti all'avviso e all'allarme lanciato da Gravina, neo presidente FIGC alla vigilia del match tra i nerazzurri e il Napoli. una rivendicazione del diritto di dire ciò che si vuole all'interno di uno stadio e il titolo dato al Comunicato dice già tutto: "Noi non siamo napoletani"

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In un comunicato pubblicato e condiviso dai più accesi supporter della Dea, si difende il ‘diritto' di poter esprimere il proprio parere, scevro da strumentalizzazioni programmatiche, che vorrebbero trascinare i cori da stadio nella sfera del razzismo, mentre di razzista non ci sarebbe nulla.

Le motivazioni della Curva

La Curva Nord Bergamo ha pubblicato via social un lunghissimo comunicato il cui contenuto riportiamo per intero: obiettivo, far capire a tutti, soprattutto agli organi calcistici che è ora di finirla di reprimere lo sfottò da stadio. Per questo, domenica, il "Napoletano puzzolente" o il "bergamasco ignorante" saranno solamente degli epiteti ironici, sarcastici, addirittura simpatici. Che fanno da coreografia e danno colore alla sfida tra Atalanta e Napoli.

Dunque, per gli ultrà non c'è motivo di aver paura, di porre a rischio il match, di alzare l'allarme di eventuali scontri. E anche le parole rilasciate nei giorni scorsi dallo stesso Ancelotti, in questo senso cadrebbero nel vuoto: davanti ai cori insultanti le partite si sospendano, come accade all'estero dove il tifo ‘contro' è oramai debellato da tempo. Tutte scemenze, per le tifoserie, che difendono il diritto di dire ciò che vogliono nei 90 minuti ma soprattutto dentro lo stadio, considerata ancora una volta una "zona franca" dove la legge è fatta da chi paga il biglietto.

Il comunicato

Bergamo un’altra volta sarà il banco di prova per l’ennesimo strumento di repressione: ecco che si torna a parlare di razzismo, nello specifico di discriminazione territoriale.
Qualcuno dice che dobbiamo essere più intelligenti, qualcun altro dice che non dobbiamo cadere nella trappola. Noi rispondiamo che saremo quelli che siamo sempre stati!!
Non prendiamo nemmeno in considerazione la possibilità di essere privati di una delle componenti più basilari ed elementari del calcio: gli sfottò tra tifoserie.

Non accettiamo lezioni da nessuno sull’argomento, tantomeno da gente incapace persino di organizzare campionati professionisti e da chi nel calcio Italiano ha piazzato dirigenti che hanno definito i calciatori di colore “mangia banane” e le donne calciatrici “handicappate”. Proprio loro per l’ennesima volta vengono a infangare e parlare della parte più vera e passionale del calcio.

Bergamo ha sempre schifato i cori beceri e gli ululati razzisti.
Bergamo ha dimostrato di essere sempre stata una piazza matura e credibile.
A Bergamo è sempre stata una questione di campanilismo e non di razzismo: ben venga quando sentiamo Bergamasco contadino cantato a gran voce nella maggior parte degli stadi italiani! Ben vengano gli odio Bergamo!
Tutto questo vissuto sulla nostra pelle non ci ferisce, tutto questo non lo reputiamo razzismo ma anzi ci lega semplicemente di più alla nostra terra, ci rende ancor più fieri delle nostre origini.

Noi non siamo Napoletani… la cosa è abbastanza evidente per tutti ma non per qualcuno!

CURVA NORD BERGAMO

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