Copa America 2019, cinque talenti under 21 pronti a prendersi la scena in Brasile
Il Real Madrid l'ha pagato cinquanta milioni. Eder Militao, già etichettato come la la nuova star delle merengues, porta senso della posizione, anticipo e decisione nell'uno contro uno anche nella nazionale brasiliana. Jolly per il ct Tite, è il volto della Copa America dei giovani pronti a prendersi il centro della scena. Ne abbiamo scelti cinque, nati dopo il primo gennaio 1998.
Eder Militão
Dopo 35 presenze nel Brasileirao al São Paulo nel 2017, Militão si è inserito bene da subito al Porto nella scorsa stagione. Un mese dopo, ha già giocato i suoi primi 90 minuti in nazionale, nel 5-0 su El Salvador. Nel meccanismo fluido di Sergio Conceicao, che ha alternato il 4-4-2 e il 4-2-3-1, ha giocato da centrale e da terzino destro. “Penso che sia importante avere questa versatilità” ha detto. “Impara velocemente tutto, è come se avesse giocato sempre con noi” ha ammesso Felipe, suo principale partner in difesa. Da terzino Militão, alto un metro e 86, copre bene sulle diagonali ma soffre un po' contro ali che giocano sul lato debole e tendono a tagliare verso il centro. Da centrale, invece, conosce il piede forte dei centravanti avversari e lavora sulla posizione da tenere anche nell'uno contro uno. Doti che l'hanno reso il primo colpo del nuovo Real Madrid per 50 milioni.
Nell'ultima stagione ha tentato più contrasti di tutti al Porto (2.1 ogni 90 minuti) e 2.2 intercetti, più dei suoi prossimi compagni di squadra Raphael Varane e Sergio Ramos. Più sicuro accanto a un centrale con più presenza in area sulle palle alte, Militão può coprire più campo, garantire gli equilibri anche in presenza di un terzino di spinta, e offrire un pallone pulito per avviare l'uscita del pallone dalla difesa. Eppure, ha detto, il calcio l'ha iniziato a seguire da poco. Gli piaceva correre o andare in bicicletta. Ne guardava poco fino a qualche anno fa. Nemmeno suo padre avrebbe creduto in un suo cambiamento così rapido. “Le cose, semplicemente, a volte succedono” ha detto in conferenza stampa. Tite e Zidane sentitamente ringraziano.
Federico Valverde
“Da piccolo sognavo tre maglie: Penarol, Uruguay e Real Madrid” ha raccontato. A 21 anni, Federico Valverde le ha già indossate tutte e tre. Nono uruguayano con la camiseta blanca, non ha giocato il Mondiale, ma in Copa America ci sarà. Gioca da volante, da mezzala o da doppio pivote. “Ha un buon tiro da fuori. E' umile, vuole imparare" ha detto Pepe Mel, suo tecnico l'anno scorso al Deportivo La Coruna.
Zidane gli ha chiesto di fare quel che sa, di mettere a frutto il potenziale: non deve pensare alla partita come a una prova da superare. Tre fratelli più grandi, famiglia umile (il padre lavorava come impiegato nella sicurezza di un casinò, la madre vendeva vestiti), si definisce un centrocampista offensivo. Ha indicato tre modelli di riferimento chiari. “Vorrei avere la tranquillità con la palla tra i piedi di Iniesta” diceva a Marca nel 2016, e aggiungeva poi i nomi di Luka Modric e Toni Kroos.
Non si monta la testa, nonostante i tanti complimenti che gli sono arrivati. Gli elogi, spiega, “mi motivano, ma non ho ancora fatto e vinto niente. Forlan mi diceva sempre: lavora duro tutti i giorni, senza mai rilassarti, e arriverai all'obiettivo”.
Nella rosa della Celeste c'è anche Juan Foyth, difensore che ha debuttato in nazionale lo scorso novembre, uno dei volti nuovi della nouvelle vague del Tottenham nella gestione Pochettino (anche se gli manca ancora esperienza per potersi considerare un'effettiva alternativa a Alderweireld. Più pronto invece Marcelo Saracchi, 21 anni compiuti ad aprile, terzino del Lipsia che si è fatto ammirare al River Plate e interpreta bene quello spirito uruguayano che si esalta nella sfida contro i più forti.
Yangel Herrera
Due anni fa, il Venezuela sorprese tutti. Arrivò in finale al Mondiale under 20, battuta dall'Inghilterra. Il capitano della nazionale vinotinto, Yannick Herrera, venne eletto terzo miglior giocatore della rassegna. Di proprietà del Manchester City, giocava allora a New York. Nella seconda parte dell'ultima stagion, si è fatto conoscere anche in Europa, all'Huesca. Herrera, un centrocampista difensivo completo, che ruba palla e riparte, sfruttando anche l'eredità dei suoi trascorsi giovanili da attaccante. A New York, avere come allenatore Patrick Vieira, uno dei migliori interpreti moderni del ruolo, e sentirne la sua fiducia gli ha fatto evidentemente bene.
Arrivato in Liga a gennaio, ha chiuso la stagione con 5.8 contrasti e 4.5 duelli uno contro uno di media a partita, vincendone la metà. Ha distribuito 11.4 passaggi e recuperato 2.2 palloni di media. Così è diventato “uno dei centrocampisti più interessanti della Liga” ha detto David Villa. Dudamel, ct dell'under 20 due anni fa e oggi sulla panchina della nazione maggiore, ha convocato anche Wuilker Fariñez. Il portiere del Millonarios rappresenta la grande novità della nazionale venezuelana che ha aggiunto Francisco Maturana, il ct che ha cambiato il calcio colombiano negli anni Novanta, come assistente di Dudamel.
John Lucumi
Carlos Queiroz, ct della Colombia, confida in difesa nell'esperienza di Davinson Sánchez e Yerry Mina. Ma ha un'opzione di lusso in più, il centrale ventenne del Genk campione del Belgio, Jhon Janer Lucumí, al primo torneo internazionale con la maglia dei cafeteros. Giocava da attaccante quando l'allenatore Américo Orbes l'ha visto per la prima volta ad Alamos, barrio di Cali. Aveva un problema, però: non segnava. Girava la Valle del Cauca per scoprire nuovi giocatori. Impressionato dalla sua struttura fisica, gli ha cambiato ruolo. L'ha impostato come difensore, ha creato una struttura, una squadra per i classe '98 al Deportivo Cali. Gioca con i ragazzi anche più grandi, non si abbatte per le difficoltà, per i contrasti dure o per le critiche severe dopo il suo debutto a 17 anni, nel 2015, contro Cortuluá, peraltro da terzino destro, una posizione che non gli appartiene. Dopo 18 presenze nel 2018, accetta il passaggio in Europa, al Genk. Gerardo Pelusso, allenatore uruguayano del Deportivo Cali, l'aiutato a salire di livello, a mostrare le sue qualità e spingersi così in nazionale. E ha solo iniziato.
Takefusa Kubo
Il Giappone, invitato in Copa America, mette in mostra “il Messi d'Asia” Takefusa Kubo. Diciotto anni compiuti il 4 giugno,è rimasto fino al 2015 nelle giovanili del Barcellona che l'ha scoperto da bambino alla Kawasaki Frontale. Le sanzioni FIFA per il reclutamento dei minorenni comportano anche il suo addio alla Masia. Ne approfitta l'FC Tokyo. Kubo ha già vissuto, a meno di 16 anni, il Mondiale Under 20 con la nazionale giapponese.
Non è velocissimo, dice, ma ammira i calciatori rapidi, dallo scatto bruciante, come Douglas Costa. Sogna l'Europa, soprattutto il Liverpool di Klopp. Intanto ha già esordito in nazionale, nell'amichevole pre-Copa America contro El Salvador. “Ho avuto diverse occasioni per segnare ma non ci sono riuscito” ha detto con autocritica non banale per il secondo giocatore più giovane a debuttare nel Giappone dopo il diciassettenne Daisuke Ichikawa. Ha comunque distribuito almeno un paio di cross interessanti e messo costantemente sotto pressione la difesa. Sarà uno dei più precoci in Brasile. Un'ospite, come la sua nazionale, che potrebbe far molto divertire.