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Calcio femminile, lettera delle calciatrici contro Belloli

Le calciatrici italiane, che hanno già protestato sabato scorso entrando in campo con 15 minuti di ritardo ed esponendo striscioni contro Belloli, adesso chiedono che il movimento diventi autonomo.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non si placano le polemiche contro Felice Belolli, dopo le presunte frasi sessiste del presidente della LND nei confronti delle calciatrici italiane. Nonostante il campionato si sia concluso da due settimane, la protesta è montata sabato scorso in occasione delle semifinali di Coppa Italia e dello spareggio salvezza per la Serie A, con le gare che sono iniziate con un quarto d'ora di ritardo esponendo anche striscioni a tema, e tutto lascia credere che anche in occasione della finalissima di Coppa Italia, in programma il prossimo 6 giugno, si terrà una nuova forma di protesta. Che, intanto, si espande anche in altri campi: Manolo Gabbiadini, attaccante del Napoli e fratello della Melania centravanti del Verona Femminile (fresco di Scudetto) e della Nazionale italiana, ha espresso sui social network la propria solidarietà alle calciatrici italiane: "Contro ogni forma di intolleranza e ignoranza! Diamo il VERO valore alle calciatrici #respect", il commento di Manolo Gabbiadini.

Intanto, le calciatrici proseguono la loro protesta e chiedono che il calcio femminile torni ad essere indipendente dalla Lega Nazionale Dilettanti, accusata anche di non saper gestire i fondi destinati al calcio femminile. Una protesta che adesso arriva anche all'AIC: con una lunga lettera pubblicata sul sito dell'AssoCalciatori, le calciatrici italiane hanno rincarato la dose, attaccando duramente sia le presunte frasi di Belloli che la gestione stessa del calcio femminile in Italia.

Questo il testo completo della lettera pubblicata sul sito dell'AIC: "Come giocatrici di calcio chiediamo le dimissioni del Presidente Belloli qualora la Procura Federale confermi la sua responsabilità. Chiediamo al Presidente, se non pensa quelle cose, di dirlo pubblicamente. Chiediamo al Presidente di dire pubblicamente cosa pensa delle bambine, ragazze e donne che giocano a calcio e che cosa sta facendo per esse. Nel caso venisse provata la sua responsabilità lei, purtroppo, sarebbe in grande compagnia nel nostro paese e soprattutto nel mondo del calcio. Cogliamo quindi l’occasione per dire, non solo a lei, che siamo stanche! Adesso basta! Siamo stanche dei soliti luoghi comuni. Siamo stanche che l’identità sessuale delle persone e di noi giocatrici in particolare sia argomento di interesse e giudizio primario. Siamo stanche di non essere viste, valorizzate e criticate esclusivamente per quello che facciamo in campo. Siamo stanche, da quando siamo bambine a quando siamo adulte, di sentirci dire che il calcio è uno sport da maschi e per maschi e che chi lo pratica perde la sua femminilità. Siamo stanche che ci sia un unico stereotipo di femminilità e un unico stereotipo di mascolinità. Siamo stanche di sentirci dire che i soldi non ci sono. Siamo stanche che il tempo passa e la situazione del nostro movimento peggiora invece di migliorare. Siamo una delle poche nazioni in controtendenza. Nel mondo, il calcio femminile è tra gli sport di squadra tra i più praticati dalle bambine e ragazze. In Italia i numeri sono costantemente in calo. In Europa tutte le federazioni stanno investendo importanti risorse economiche per promuovere il calcio femminile mentre in Italia si investono poche risorse, le briciole. La Federazione ha istituito una commissione federale per la promozione e sviluppo del calcio femminile con un budget di 300.000 euro annui. La commissione è stata convocata pochi mesi fa. Era stata ferma per più di un anno. Tutte le progettualità presentate soprattutto dall'Associazione Allenatori e Associazione Calciatori sono state di fatto bloccate. Le decisioni prese all'unanimità sulle riforme dei campionati sono state disconosciute. La Commissione è stata poi accusata di immobilismo e di non essere stata in grado di spendere i soldi stanziati. Questi soldi, anno dopo anno, non vengono accumulati ma paradossalmente vanno persi. Oltre al danno la beffa. La UEFA dà contributi alle Federazioni per promuovere e sviluppare il Calcio Femminile. Contributi che arrivano anche alla nostra Federazione ma non si sa quanti sono e come vengono spesi. Da quando il Calcio Femminile è passato sotto il controllo diretto della Lega Dilettanti (con forte opposizione dell'AIAC e AIC) perdendo di fatto il proprio potere decisionale la situazione del movimento va sempre peggiorando: sono state tolte risorse per trasmettere le partite di cartello del campionato di Serie A e Coppa Italia, togliendo visibilità; non vi è nessun sostegno economico alle società. Tantomeno alle società che investono nel creare e mantenere una scuola calcio e un settore giovanile; non vi è una progettualità per dare opportunità alle bambine di giocare al gioco del calcio insieme ai loro compagni maschi. I fatti portano a pensare che il massimo esponente del Calcio Femminile, e non solo lui, quella frase, se non l'ha detta, con i fatti sopra citati, la condivide! Siamo stanche! Crediamo che il Calcio Femminile debba essere governato da chi veramente crede nel movimento e ha passione per questo sport. Le componenti federali che ad oggi hanno dimostrato di crederci e che stanno stimolando continuamente la Federazione sono quelle che il campo lo vivono quotidianamente, le componenti tecniche: quindi che il calcio femminile sia governato da loro".

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