Alla Juve basta un tiro in porta: CR7 è solo ma colpisce, Ajax più bello che utile
Pareggio tra il bello e l'utile. Il fraseggio da manuale dell'Ajax si scontra sulla difesa di una Juve solida al centro. Una squadra che sa quando aspettare e quando colpire alle spalle. Gli olandesi completano quasi il doppio dei passaggi (590 a 217), toccano 26 palloni contro 4 nell'area avversaria e tentano 19 tiri a 7. La Juve centra lo specchio una sola volta, in occasione del gol del vantaggio di Ronaldo nella migliore azione collettiva della partita. De Jong distribuisce 90 appoggi, Neres che guida la transizione dell'Ajax verso il calcio del futuro, 29 nella trequarti offensiva. I 7 tackle di Bentancur, i cinque anticipi di Pjanic, i quattro disimpegni di Rugani danno la misura di una Juve comunque lucida nella fase di contenimento e di prima uscita del pallone.
L'Ajax non pressa sull'uomo, De Jong leader
La prima incursione, con la conclusione alta da fuori, di Bernardeschi, è la prima dimostrazione di una Juve aggressiva e insieme mobile a centrocampo, che può passare dal 4-3-3 al rombo. L'ex Fiorentina nelle transizioni si mette al centro, fra le linee. La squadra di Allegri prova così a far girare a vuoto gli olandesi che arretrano Van de Beek, pronto come con il Real Madrid a scambiarsi di posizione con De Jong. Proprio la volontà di chiudere su di lui può aver spinto Allegri a scegliere Bentancur, che gioca sul centro-destra a fronteggiare Tagliafico che, ammonito e diffidato, salterà il ritorno a Torino.
La sua posizione è una delle chiavi per il recupero del pallone. Gli olandesi portano tanti uomini negli ultimi trenta metri, gli attaccanti bianconeri accorciano ma la Juve un po' si schiaccia quando l'Ajax spinge. Senza però andare troppo in affanno nella chiusura delle linee di passaggio. Resta però molto chiara l'impostazione della squadra di ten Haag, con Schone che accompagna a destra anche perché Ziyech combina bene con Tadic, taglia dentro e tira. Scelte dalla duplice finalità: controllare i sempre più importanti spazi di mezzo e costringere la Juve a stringere la linea difensiva così da liberare l'opzione del cambio di gioco.
Gli olandesi, rispetto alle ultime uscite, non azzarda un assetto alto in fase di non possesso, caratteristica che li ha portati a segnare 100 gol in campionato ma a esporsi in caso di lanci lunghi alle spalle del centrocampo. Le difficoltà a palla scoperta una volta scavalcata la prima linea di pressing rimangono, ma l'Ajax prova a contenerle pressando non forte sull'uomo, come nella tradizione del calcio olandese rivoluzionato da quel Cruijff cui è intitolato lo stadio di Amsterdam. Lascia ai bianconeri la prima costruzione, occupa il centro, chiude i corridoi di passaggio. De Jong, leader per passaggi, contrasti e intercetti, racconta la filosofia di una squadra in cui tutti devono saper fare un po' tutto, con e senza palla.
Il centrocampo mutevole della Juve
Resta, invece, un'altra delle eredità di quella stagione, ovvero la posizione di De Ligt da libero staccato mentre Blind, centrale che diventa play aggiunto, si sgancia sulla linea dei centrocampisti. La mobilità in mezzo spinge anche la Juve a continui adattamenti tra rombo, linea a tre e a quattro con Bernardeschi ultimo a sinistra. La manovra della squadra di Allegri, però, fatica a coinvolgere Ronaldo e Mandzukic che nei primi 20 minuti toccano 13 palloni in due. L'Ajax invece, si muove bene costruendo da dietro. Il centrocampo si dispone praticamente a rombo, i terzini escono sempre alti e quando uno porta palla il suo opposto va a stringere verso l'area. In questa creazione costantemente mutevole degli spazi, Van de Beek ha abbastanza gradi di libertà per diventare seconda punta: è la sua conclusione appena larga al 25′ la migliore occasione del primo tempo.
Il fraseggio dell'Ajax rimane avvolgente. van de Beek diventa l'elemento di equilibrio, Schone riceve sul centro-sinistra, scarica su Tagliafico e viene dentro, Bernardeschi deve spesso temporeggiare, preso in mezzo fra due uomini. Le tre linee degli olandesi in attacco restano strette e compatte, Tadic centravanti di movimento spesso svuota il centro, si sposta in appoggio a Ziyech, e libera spazio alle spalle del centrocampo bianconero.
CR7 riceve e risolve: Juve in vantaggio
La Juve riparte con buona sicurezza, il 3 contro 3 che lancia Bernardeschi chiuso in angolo al 29′, è un primo avviso. L'azione che porta poi al suo sinistro appena largo al 36′ dispiega un'altra delle possibilità non sempre ricercate da una Juve che fatica a far uscire il pallone dalla difesa e ricorre un po' troppo spesso al lancio lungo: è Ronaldo che viene incontro, riceve spalle alla porta e in un tocco apre per Bentancur per poi scattare in area a far da sponda sul cross che ne deriva.
E' la prova generale del vantaggio. L'appoggio gli arriva da sinistra, sulla trequarti l'Ajax non copre, nessuno sale dai blocchi, CR7 riceve e fa scivolare per Cancelo. Il resto è un perfetto incrocio con Bentancur: curiosamente è lui che va a seguire De Ligt lasciandogli tempo e spazio per il tuffo di testa e il gol numero 126 in Champions League. Fanno 41 nei quarti di finale della manifestazione, più del doppio dei 16 di Messi.
Ripresa: pareggio e apnea
Il vantaggio però dura lo spazio dell'intervallo. Pronti via e Cancelo, che segue bene i movimenti della linea difensiva, si concede un controllo supponente all'altezza della linea laterale su un lancio lungo. Neres ringrazia e di destro a giro, da mancino, pareggia. Riparte meglio nella ripresa l'Ajax, sempre alla ricerca del vantaggio competitivo sulle fasce con l'esterno che mantiene la simmetria quando la squadra costruisce dal lato opposto.
Ci riesce bene Tagliafico che però con tanto campo si affanna dietro. Rischia e non poco, già ammonito, di concedere un rigore alla Juve per trattenuta su Bentancur. Bonucci e un Rugani capace di diverse ottime chiusure riescono a spegnere Tadic che riceve in area solo 2 palloni su 23 nella prima ora di partita, anche se traccia comunque tre passaggi chiave per mandare al tiro un compagno.
La Juve si abbassa, ma rischia di vincere in contropiede
Allegri toglie Mandzukic per Douglas Costa, l'Ajax produce la massima pressione, con un movimento continuo fra le linee. La Juve assorbe, copre, fatica a uscire ma non si lascia trascinare nel ritmo frenetico degli avversari. Mantiene la calma una volta recuperato il pallone, Bentancur fa spesso la cosa giusta come posizione e direzione di passaggio, Douglas Costa va ad occupare lo spazio interno in un tridente in cui Ronaldo si trova spesso troppo solo. Perché i bianconeri si abbassano e non è facile per le ali accompagnare l'azione davanti.
Si fa male Matuidi, entra Dybala: un cambio di paradigma radicale rispetto al progetto di squadra del Wanda Metropolitano contro l'Atletico Madrid. Di fronte, però, c'è una squadra totalmente diversa e la Joya può servire proprio a scompaginare la difesa, ad esaltare i ribaltamenti veloci alle spalle del centrocampo (dove poi uscirà Schone per il classe 2000 Ekkelenkamp). La Juve si ridisegna con un 4-4-2 ambizioso, che prevede Bernardeschi ala destra e Douglas Costa a sinistra. E' una sua giocata da fuoriclasse a illuminare il finale di partita. Brucia Veltman che prova a fare fallo, vola nel corridoio interno e stampa il diagonale secco sul palo.
Trema la Juve su un'azione da calcetto nel finale dell'Ajax, in cui però c'è anche il limite di una squadra che non tira da fuori, che sacrifica un po' di efficacia in nome di un principio, della difesa di un marchio di stile. E rischia, a dispetto della quantità di passaggi, di perdere tutto, partita compresa, nel finale.