Al Chelsea è ‘Sarri ball’ mania, perché Maurizio e Jorginho affascinano la Premier
Gli inglesi sono già pazzi di Sarri ed il suo gioco, dopo appena 180’ di Premier League, è già stato ribattezzato Sarri-ball. Insomma, in pochissimo tempo il mago di Figline ha già conquistato tutti e messo insieme quel calcio champagne che lo aveva già reso grande negli ultimi anni a Napoli, dove, il suo lascito, anche i termini di struttura tattica, è davvero enorme. Eppure, non molti all’inizio oltremanica credevano in lui con diversi addetti ai lavori che ritenevano inapplicabile il suo stile di calcio in un campionato dinamico, atletico e fisico come la Premier.
E invece, l’ex bancario che in tuta, in panchina strapazza un mozzicone di sigaretta e si diverte a imporre calcio ovunque, è giunto a Londra, a Cobham come se fosse arrivato a Sorrento, Pescara, Grosseto o ad Auckland o in California, portando con sé, come di consueto, il suo verbo in grado, a qualsiasi latitudine, di restare immune alle circostanze ed alle caratteristiche dei singoli campionati: si gioca come ordina il comandante. E le truppe, ammaliate dal suo canto magico, obbediscono innamorandosi della schiettezza del toscanaccio e della musicalità, dell’armonia del suo splendido spartito. Un pezzo, un preludio di successo che ha già stregato tutti con i Blues, con 6 punti, due successi e 6 gol all’attivo, già favola di questo avvio di stagione.
Il Chelsea come il Napoli con qualche sfumatura più intensa
Il Napoli e Sarri si sono lasciati non proprio al meglio. Anzi, De Laurentiis ed il Comandante non si sono lasciati bene con un lungo tira e molla che ha mortificato il loro rapporto e messo in secondo piano l’amore della città per il proprio allenatore, da sempre, tifoso del Napoli. Ciononostante, il rapporto triennale fra lo stesso Napoli e l’ex tecnico classe '59, è stato proficuo per entrambe le entità chiamate in causa: gli azzurri, sono cresciuti tantissimo raggiungendo una fama, per merito del suo gioco, internazionale ed il tecnico ex Empoli ne ha ricavato una chiamata importante come quella del Chelsea. In più, Jorginho, sponda De La, è stato ceduto a peso d'oro con i campani capaci di ritrovarsi una rosa fortissima (dai 240 milioni di valore complessivo di tre anni fa ai 490 attuali), divenuta tale proprio dopo la cura sarrista.
Dall'altra parte, poi, Sarri ne ha beneficiato in esperienza traslando non solo il suo gioco ma anche i numeri a corredo di quest'ultimo dalla ormai lontana Napoli. E sì perché se nella sua prima incarnazione all'ombra del Vesuvio, Sarri s'era affidato al 4-3-1-2 inserendo Insigne fra le linee dietro le due punte, salvo poi ritrattare ed adeguarsi al 4-3-3, più adatto alle qualità della rosa, al suo primo impatto in Blu il toscano non ha tentato strade diverse impiantando fin da subito lo stesso vestito tattico utilizzato al ‘San Paolo’. Difesa a quattro, in luogo di quella a tre del suo predecessore Conte, centrocampo a tre con Kanté nei panni di Allan, Jorginho in quelli di Jorginho, Barkley o Kovacic per Hamsik e, davanti, Pedro per Callejon, Morata per Mertens e Hazard per Insigne.
E alla fine, con gli stessi automatismi, ancora da perfezionare allenamento dopo allenamento, pur con solo un mese di lavoro, col tecnico che ha firmato con la società di Abramovich appena il 14 luglio scorso, i risultati sono arrivati in un lampo col gruppo ben disposto verso le idee del nuovo manager e perfettamente in grado di riprodurne i concetti in campo.
I numeri del suo Chelsea, possesso palla e gol
Concetti dicevamo fatti di pressing, baricentro alto, linea di difesa quasi all’altezza della linea del centrocampo e, immancabile, di possesso della sfera. E anche al Chelsea, così come nei suoi tre anni azzurri, il tiki-taka sarrista funziona con i Blues, al momento, titolari della seconda miglior percentuale per possesso palla, 60%, dietro solo al Manchester City di Guardiola ma con più tocchi, per valore assoluto della Premier, con ben 689 passaggi di media a partita per 1378 tocchi totali.
Un gioco corale, collettivo, partecipato, quasi social, che fa impazzire tutti, specie gli avversari, con l’Huddersfield prima e l’Arsenal poi a finire nella fitta rete del fraseggio di Hazard e compagni. Il tutto, per due vittorie, 6 gol ma anche 2 reti subite, lato oscuro di un passaggio, dall’era Conte a quella Sarri, non ancora ultimato con alcuni errori in impostazione che hanno spesso prestato il fianco ai contropiede avversari. Ma la strada tracciata dal maestro toscano, coadiuvato da ‘Magic Box’ Gianfranco Zola, pare essere quella giusta specie se si considera, agli antipodi di quanto avvenuto al mondiale, la Premier terra fertile per le compagini con maggiore predominio nel possesso palla col Manchester City, modello di questa evoluzione del torneo albionico.