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Agnelli a processo: ecco cosa rischia

Inizia il procedimento sportivo contro Andrea Agnelli. Al centro del processo l’attività di bagarinaggio. Rischia da uno a tre anni. Può restare presidente dell’ECA se la FIGC non chiede che l’eventuale sanzione sia estesa.
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Andrea Agnelli va a processo. Il presidente della Juve si presenta oggi al Tribunale Federale Nazionale della Figc. Falliti tutti i tentativi di patteggiamento, dopo la sospensione dell'udienza dello scorso 26 maggio, Agnelli deve difendersi dall'accusa di violazione degli articoli 1 bis (lealtà sportiva) e 12 (rapporti con i tifosi) del regolamento. Rischia una squalifica da uno a tre anni, ma può restare presidente dell'ECA a meno che la FIGC non chieda di estendere l'eventuale sanzione anche a livello europeo.

Cosa dice l'articolo 12: divieto di bagarinaggio

Andrea Agnelli, insieme all'ex responsabile marketing Francesco Calvo (ora al Barcellona), al capo della biglietteria Stefano Merulla e al security manager Alessandro D'Angelo saranno giudicati "per i “presunti” rapporti intrattenuti con la tifoseria organizzata per l'acquisto da parte della stessa, di biglietti e abbonamenti ai fini di bagarinaggio e altre utilità, con la realizzazione di illeciti guadagni per associazioni malavitose": si parla di cinque milioni di euro fra il 2011 e il 2015.

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"Alle società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità – recita il Regolamento – alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente. Le società sono tenute all'osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso, nonché di ogni altra disposizione di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate. Le società rispondono per la introduzione o utilizzazione negli impianti sportivi di materiale pirotecnico di qualsiasi genere, di strumenti ed oggetti comunque idonei ad offendere, di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni oscene, oltraggiose, minacciose o incitanti alla violenza".

A questo proposito, le intercettazioni incastrano il responsabile della sicurezza della Juve che riuscì a far entrare in curva, alla vigilia del derby, striscioni offensivi che si auguravano una nuova Superga.

Biglietti in cambio di tranquillità in curva

La Juventus, questa l'accusa, avrebbe consentito attività di bagarinaggio agli ultras in cambio della tranquillità in curva. “Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’", scrive il procuratore della FIGC Giuseppe Pecoraro, Agnelli "non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’", autorizzando "la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.

Il ruolo di Rocco Dominello

Secondo il procuratore generale, una parte dei profitti è finita nelle tasche di Rocco Dominello, intermediario fra la società e i gruppi organizzati. Leader di una sezione dei “Drughi”, una delle principali tifoserie organizzate della curva Sud, è stato condannato lo scorso giugno dalla Direzione distrettuale antimafia per tentato omicidio e associazione mafiosa in quanto appartenente alla cosca Pesce di Rosarno. Tuttavia, la Procura generale non ha rinvenuto prove di un favoreggiamento diretto della ‘ndrangheta. E il procedimento sportivo contesta solo l'attività di bagarinaggio.

Per questo, secondo quanto filtra dalla procura, Pecoraro potrebbe chiedere una squalifica da due a tre anni. La Juve, pronta a dare battaglia con un gruppo di avvocati di prim'ordine guidati dal professor Coppi, si aspetta al massimo un'ammenda. Dagospia, a questo proposito, ipotizzava un patteggiamento-monstre con la Figc di Tavecchio pronta a chiedere 10 milioni di ammenda, e la Juve ad offrirne 3.

I rapporti con la ‘ndrangheta e l'intercettazione fantasma

Nel deferimento, Pecoraro ha parlato di "contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata": gli introiti per i bagarini avrebbero finanziato la ‘ndrangheta. Anche se questo aspetto della vicenda si è andato sgonfiando dopo il giallo dell'intercettazione "fantasma" del 7 marzo che avrebbe provato, secondo una prima interpretazione del procuratore, la conoscenza da parte del presidente del club del profilo malavitoso di Rocco Dominello, il capo del gruppo organizzato dei Gobbi, e la sua storia familiare di rapporti con la ‘ndrangheta. Pecoraro, poi, ritratterà in una seconda udienza davanti alla Commissione Antimafia, sottolineando che quella fosse solo un'interpretazione del pubblico ministero. "Non ho mai accostato il presidente Agnelli alla ‘ndrangheta perchè avrei usurpato il ruolo della magistratura ordinaria" dirà Pecoraro.

Gli effetti dell'inchiesta Alto Piemonte

Il procedimento sportivo deriva dall'inchiesta "Alto Piemonte" che ha portato a 18 arresti nel luglio del 2016. Lo scorso giugno è stato condannato a sette anni e nove mesi Dominello, che si è difeso sostenendo di aver gestito in maniera lecita la compravendita di biglietti come rappresentante dei “Drughi” del Canavese. Ma l'inchiesta e le intercettazioni di alcuni dirigenti juventini disegnano l'immagine di un capo ultras spuntato quasi all’improvviso, capace di tenere testa ad altri leader della curva e di gestire ricchi pacchetti di biglietti.

Lo scenario che disegnava il gip Stefano Vitelli è “preoccupante”: “alti esponenti di un’importantissima società calcistica a livello nazionale ed internazionale consentire di fatto un bagarinaggio abituale e diffuso come forma di compromesso con alcuni esponenti del tifo ultras”.

I pm: Dominello aveva un'influenza particolare

Una forma di compromesso che si è ulteriormente evoluta quando Raffaello Bucci, ex ultra dei Drughi per i quali gestiva biglietti e merchandising, è diventato collaboratore esterno di Alberto Pairetto, figlio dell'arbitro e Supporter Liaison Officer della Juventus. Bucci si suicida il 7 luglio 2016 dopo essere stato interrogato dai pm del capoluogo piemontese Paolo Toso e Monica Abbatecola.

Per loro Dominello aveva “un’influenza particolare” sulla curva bianconera, aveva "una sfera di influenza capace di tacitare le pretese di gente che negli anni precedenti si accoltellava per i biglietti". Un aspetto che la Juventus conosceva: “c'è consapevolezza del rapporto con Dominello, ma non c'è consapevolezza di rapporti con la ‘ndrangheta".

Agnelli può restare presidente dell'ECA

Agnelli, intanto, è stato eletto presidente dell'Eca, la la European Club Association che conta ora 220 club membri ed è diventata sempre più importante sotto la presidenza dell'Uefa di Platini. Proprio dall'Eca, e su iniziativa di Agnelli, che succede in carica a Rummenigge, ha avuto un ruolo decisivo nella riforma della Champions League, che dalla prossima stagione garantirà quattro posti alle prime cinque nazioni del ranking Uefa, Italia compresa almeno all'inizio.

Anche in caso di eventuale condanna, sottolinea alla Gazzetta dello Sport l'avvocato  Grassani, non inciderebbe sulla nomina di Agnelli a presidente dell'ECA.

"L'eventuale inibizione non compromette né la posizione né l'operatività del presidente ECA, che è una Lega di squadre europee con un regolamento privato e indipendente dall'UEFA. La FIGC ha la facoltà, non l'obbligo, di richiedere l'estensione dell'inibizione in sede europea ma in ogni caso può farla partire solo dopo il terzo grado di giudizio".

Gli scenari per una presidenza ad interim

La sentenza è attesa entro martedì: in caso di condanna definitiva superiore a un anno, dopo i tre gradi di giudizio, Agnelli non potrebbe più ricoprire incarichi federali, né rappresentare la Juve in ambito federale per tutta la durata dello stop. Due le ipotesi, per una nomina ad interim. Una porta alla madre di Andrea Agnelli, Allegra Caracciolo, ma potrebbe creare malumori nel ramo della famiglia di John Elkann. L'altra porta a Pavel Nedved e a uno scenario clamoroso: Agnelli potrebbe cedere a John Elkann il 12% di Exor, la holding di famiglia, in cambio del 63,77% di azioni della Juventus e assumere dunque l'intera proprietà del club. "In caso di no", si legge ancora su Libero, "Andrea potrebbe persino tentare l’acquisto della Juve tramite un’operazione con fondi americani (si parla di un affare da 1,8 miliardi)". Gli imputati potranno comunque in Appello e poi al CONI. La partita è ancora lunga.

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