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Inchiesta sui presunti rapporti 'ndrangheta - Juve

Juve e antimafia. E di chi è il Milan? A che punto è la notte del calcio italiano

La vicenda della Juventus apre interrogativi inquietanti. Dietro le irregolarità nella vendita dei biglietti agli ultras può esserci di più. La Juve sapeva che i gruppi erano infiltrati da ambienti criminali? Le posizioni in Commissione Antimafia, accusa e difesa, la guerra interna in FIGC. E sullo sfondo resta il closing off-shore del Milan.
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Storie di incroci pericolosi e soldi fantasma, di paradisi fiscali e infiltrazioni criminali. La notte del calcio italiano passa per due dei vertici del triangolo industrial-pallonaro. Passa dall'indagine del procuratore federale Giuseppe Pecoraro sulla Juventus. Dietro alle irregolarità nella vendita dei biglietti agli ultras, infatti, pesa l'ombra di rapporti con capi di gruppi organizzati in odore di ‘ndrangheta: la società sapeva? Agnelli nega e si difende, mentre il dg della FIGC, Michele Uva, parla di processo mediatico. Ma il calcio italiano non può permettersi di sottovalutare il problema. E la federazione dovrebbe fare molto di più anche per tracciare i soldi che porteranno il Milan nelle mani di Li. Un'operazione gestita con centinaia di milioni passati per le isole Cayman, fra scatole cinesi e impenetrabili società off shore. Il calcio italiano ha bisogno di risposte chiare, univoche e complete.

La guerra di posizione e potere in curva

Il caso esplode nel 2014 quando, per altre ragioni, viene arrestato Andrea Puntorno, uno dei rappresentanti di punta dei “Bravi ragazzi”, gruppo organizzato di tifosi della Juve che, con altri, “riceve le somme provento della vendita dei biglietti, una parte del quale va versato ai carcerati” secondo la procura di Torino. Ultras bianconeri, si legge nell'ordinanza di custoda cautelare che porta ai 18 arresti dello scorso luglio nell'ambito dell'inchiesta Alto Piemonte, mantengono “stabili e importanti rapporti con esponenti di livello della società”, che in alcuni casi “paiono (…) persino di soggezione e sudditanza”.

Il presunto bagarinaggio e la ‘tranquillità' della Curva

Nell'ambito di questi rapporti, in violazione dell'articolo 12 del regolamento, la società avrebbe consentito attività di bagarinaggio agli ultras in cambio della tranquillità in curva. “Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’" Agnelli, scrive il procuratore della FIGC Giuseppe Pecoraro "non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’", autorizzando "autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.

Juventus Stadium: tutti più vicini

Quando e perché nasce questa esigenza? L'origine del problema è lo Juventus Stadium. La società infatti ha deciso di riservare una sola curva ai gruppi, divisi al Comunale prima e al Delle Alpi poi: i Drughi, il gruppo dominante, nella Sud, nella nord i Viking, che hanno base a Milano, insieme agli Arditi e ai Tradizione il cui leader, Umberto Toia, viene pestato a pugni e sprangate nella notte dell'antivigilia di Natale 2013 al Black & White, bar di Grugliasco che è anche la sede del gruppo. Per la Digos, è una spedizione punitiva per questioni di curva. È una guerra di posizione, che in curva vuol dire influenza, potere, soldi.

Arrivano i Gobbi: chi è Rocco Dominello

Dentro questo universo composito di sigle, in occasione di Juventus-Milan del 21 aprile 2013 compare un nuovo striscione, quello dei Gobbi, il gruppo che fa capo a Rocco Dominello ritenuto come il padre Salvatore e i fratelli Michele e Salvatore (condannati per associazione mafiosa in primo e secondo grado) appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Pesce-Bellocco di Rosarno. Dominello consolida il suo rapporto con Fabio Germano, il capo degli Arditi, che hanno sostanzialmente passato la mano. È Germani che lo avvicina a Alessandro D'Angelo, security manager bianconero. Non ci sono prove che D'Angelo sapesse della caratura criminale di Dominello ma, scrive il gip, i toni confidenziali sfociano “quasi in un rapporto servente o comunque molto attento” da parte di D'Angelo che arriva anche a ridurre le tessere dei Vikings.

Il biglietto della discordia

Qualcosa si rompe nella semifinale di Champions contro il Real Madrid quando un tifoso svizzero si lamenta in una mail alla società di aver pagato un biglietto 620 euro. Quel tagliando è uno di quelli su cui D'Angelo ha la prelazione e che ha girato a Dominello. È sempre lui che, nel 2014, farà da mediatore fra la società e i Drughi, il gruppo egemone guidato da Dino Mocciola (20 anni di carcere alle spalle che il 24 febbraio 2014 avevano dichiarato lo sciopero della curva. "Io voglio che voi state tranquilli e che noi siamo tranquilli e che viaggiamo insieme," riferiva D'Angelo il 21 febbraio. "Allora se il compromesso è questo a me va bene! Se gli accordi saltano, ognuno faccia la propria strada".

Il compromesso, lo scenario disegnato dal Gip

Lo scenario disegnato dal gip Stefano Vitelli è “preoccupante”: “alti esponenti di un’importantissima società calcistica a livello nazionale ed internazionale consentire di fatto un bagarinaggio abituale e diffuso come forma di compromesso con alcuni esponenti del tifo ultras”. Una forma di compromesso che si è ulteriormente evoluta quando Raffaello Bucci, ex ultra dei Drughi per i quali gestiva biglietti e merchandising, è diventato collaboratore esterno di Alberto Pairetto, figlio dell'arbitro e Supporter Liaison Officer della Juventus.

Grancini: "Agnelli ci vedeva una volta l'anno"

Lo scorso 7 luglio, dopo essere stato interrogato dai pm Paolo Toso e Monica Abbatecola, Bucci si suicida gettandosi dal viadotto di Fossano – lo stesso da cui, 17 anni fa, si gettò Edoardo Agnelli. Per la polizia, Bucci è stato quantomeno indotto a uccidersi, se non “accompagnato” da tre persone e picchiato prima di essere lanciato giù perché aveva sottratto circa 500mila euro dall’ammontare della vendita dei biglietti. Suo figlio avrebbe testimoniato di averlo sentito più volte parlare con i Dominello che ha sostenuto di avere incontrato più volte Andrea Agnelli. Ma il presidente, in una telefonata intercettata e recentemente diventata pubblica con D'Angelo e il suo avvocato Luigi Chiappero, nega di aver avuto incontri riservati con Dominello. “Agnelli non sa di queste cose, ci vedeva una volta all’anno. E’ quello che gli riferisce D’Angelo che lo può tranquillizzare o preoccupare” ha detto a Top Calcio Loris Grancini, leader dei Viking.

Il presidente della Juve non risulta indagato. “Agnelli non può avere paura. Non c’è mai stato nulla allo stadio per cui Agnelli dovesse avere paura. I Viking sono stati spazzati via come Moggi e Giraudo. Giraudo ha cresimato un figlio di un ex capo ultras della Juve, ci hanno fatto fuori. Noi siamo stati gli unici a contestare Moggi e Giraudo. Da lì ci siamo tagliati le gambe, per questo siamo stati tagliati fuori. Cobolli Gigli e Blanc dopo il 2006 ci hanno dato l’autorizzazione a rimettere fuori lo striscione dei Viking, che per anni non avevamo potuto esporre. Dal mondo ultras le organizzazioni criminali sono lontane perché sono sotto gli occhi di tutti. Qualcuno ha giocato sporco. Dominello è incensurato, come fa Andrea Agnelli a sapere che è della ‘ndrangheta?”. La Direzione distrettuale antimafia di Torino non ha preso provvedimenti nei confronti di Agnelli, che non è nemmeno indagato.

Agnelli deferito, il giallo dell'intercettazione

Il 18 marzo, però, il procuratore federale Giuseppe Pecoraro deferisce “Agnelli Andrea (presidente della Juventus), Calvo Francesco (direttore commerciale), D’Angelo Alessandro (security manager), Merulla Stefano (responsabile ticket office) e la società Juventus”, accusati di fatto di favoreggiamento alla malavita organizzata, circostanza però non contestata dalla giustizia ordinaria. Pecoraro, che sette mesi fa ha sostituito Palazzi, era prefetto di Roma il 3 maggio 2014 quando durante la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli allo stadio Olimpico si tenne “l’interlocuzione” fra le forze dell’ordine e il gruppo di tifosi agli ordini di Genny “a carogna” De Tommaso.

Chiappero: se la Digos non dice nulla, deve accorgersene D'Angelo?

Chiappero, ascoltato anche dalla Commissione Parlamentare Antimafia, sottolinea che Dominello è a tutt'oggi incensurato. Pecoraro, davanti alla presidente Bindi, in una sessione secretata, avrebbe riferito, come hanno detto anche Chiappero e Esposito che fa parte della Commissione, di una telefonata intercettata in cui Agnelli avrebbe detto a D'Angelo: «I due fratelli (di Dominello) sono stati arrestati. Rocco è incensurato, parliamo con lui». Una intercettazione di questo tipo e tono, fra quelle agli atti consegnati alla Commissione Antimagfia, non c'è. In realtà, svela Repubblica, la telefonata avviene fra Calvo e D’Angelo che si parlano ad agosto 2016. “Hanno arrestato due fratelli di Rocco” dice Calvo, “lui è incensurato, abbiamo sempre parlato solo con lui”.

Il tono è evidentemente molto diverso. “Non c’è una intercettazione che riguardi il presidente della Juventus, mai un riferimento ad un incontro, mai. Ci sono due telefonate tra il presidente e d’Angelo, il security manager, e sei telefonate in cui terze persone parlano del presidente in modo irrilevante relativamente ai biglietti” sottolinea Chiappero. “Alessandro D’Angelo, il security manager della Juve, parla con un signore che viene dalla curva, che ha un certificato penale pulito. D’Angelo non pensava lontanamente di parlare con un soggetto che non fosse altro che un esponente della curva: ricordo come in questi anni il club ha avuto al suo fianco la Polizia e proprio la Digos non aveva fatto segnalazioni. Doveva accorgersi Alessandro D’Angelo che questo signore, Rocco Dominello, aveva qualche caratteristica diversa da quella di un tifoso, quando dietro alla fede calcistica può nascondersi di tutto?”.

E la FIGC dov'è?

Le domande però rimangono, e su queste la Procura Federale può e deve indagare. Agnelli aveva rapporti diretti con Dominello e sapeva con chi aveva a che fare? Pecoraro scrive che, anche in merito alla telefonata in cui Agnelli dice a D'Angelo che Grancini “ha ucciso gente”, «dalle telefonate si evince il rapporto di buona conoscenza del presidente con Dominello, tale da non avere la necessità di chiedere spiegazioni a D’Angelo quando costui nomina “Rocco”». Ma cosa sapeva il presidente di Dominello? Qualcuno in società sa cosa si muove in curva, conosce le storie dei capi dei gruppi a cui vendono i biglietti? Perché hanno sentito il bisogno di una figura come Bucci?

Domande a cui è doveroso dare una risposta. E certo non aiutano le inopportune, finanche irresponsabili, del direttore generale della FIGC Michele Uva, che delegittima di fatto la stessa procura federale, oltre alla Commissione Antimafia. “Si sta facendo un processo mediatico, l’Antimafia non sta facendo il bene né del calcio italiano, né tantomeno dell’Italia in generale. Noi siamo sereni, i problemi sono altri, la Commissione dovrebbe rivolgere la propria attività verso altri temi diversi dai biglietti ad una curva”. Ma dietro ai biglietti di una curva potrebbe esserci di più. Per questo la società Juventus, che rischia squalifica del campo e penalizzazioni nel caso (improbabile) in cui si dovesse provare la responsabilità diretta, e il calcio italiano tutto, hanno il diritto e dovere di dimostrare se così non è.

Il closing del Milan: di chi sono i soldi?

La FIGC appare assente anche su un altro fronte, il closing che mai si è chiuso davvero del Milan adesso fissato per il 14 aprile. Sino Europe Sports ha lasciato formalmente il posto alla Rossoneri Sport Investment Lux, società lussemburghese controllata da Yonghong Li che perfezionerà l’acquisizione del club rossonero. Un affare completamente off-shore, dunque, per cui sono stati versati 250 milioni a Fininvest più 50 a garanzia, mentre gli altri 370 (270 per completare l'acquisizione del club e 100 di gestione ordinaria per la stagione 2016-17) ancora da trovare.

La "cambiale" americana

Al 3 marzo, alla data mancata per il closing, mancavano 180 milioni dei 420 per arrivare al passaggio di proprietà. Da allora a Fininvest sono arrivati altri 100 milioni, 50 pagati in due tranches e altri 50 sotto forma di obbligazioni. Il denaro mancante attraverso il finanziamento di Elliott Management Corporation, ovvero un hedge fund (fondo speculativo) con sede a New York e operativo dal 1977. Il fondatore Paul Singer si è arricchito comprando debito scontato di aziende e nazioni, per rivenderlo o chiederne il risarcimento. Ha iniziato nel 1996 comprando bond in default del Perù per oltre 10 milioni di dollari, ha conquistato due miliardi di crediti nei confronti di Lehman Brothers e, attraverso la divisione NML Capital investe in Argentina 182 milioni in bond al collasso. Dopo il collasso della nazione, rifiuta ogni accordo di ristrutturazione, finché un tribunale di New York impone al governo argentino di risarcire i creditori ribelli per intero. Il rifiuto di versare i quasi 1,5 miliardi che spettano a Elliott Management portano al secondo default in 13 anni. Singer ha già operato in Italia attraverso il fondo Liverpool, gestito dal figlio, comprando quote di Fondiaria e Telecom nei primi anni Duemila e entrando con circa il 30% nell'Ansaldo passata dal controllo di Finmeccanica ai giapponesi di Hitachi.

Il flusso di denaro

I flussi di denaro che arrivano nelle casse del Biscione, scrive Gianfrancesco Turano sull'Espresso, "partono da conti correnti delle isole Cayman, sono appoggiati su un conto di tesoreria delle British Virgin Islands (la Willy Shine di Tortola) e vengono versati a una società di Hong Kong (Rossoneri sport investment ltd)". Alla fine di chi sarà davvero il Milan? Servirebbero anni di rogatorie, ma come scrive un magistrato citato dallo stesso Turano, "a lotta al riciclaggio è virtuale".Questioni che investono una federazione chiamata a trovare risposte e impegnata invece in un rimpallo di responsabilità e auto-assoluzioni. Il problema è grave e serio insieme, la lunga notte del calcio italiano non può durare ancora.

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