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Fifa World Cup 2018, i Mondiali in Russia

Vincono a casa loro e non chiamateli migranti: la lezione di Francia, Belgio e Inghilterra

Francia, Belgio e Inghilterra, tre delle quattro semifinaliste dei Mondiali, hanno nelle rispettive rose un elevatissimo numero di calciatori che sono figli o nipoti di immigrati. Parecchi di loro, da Mbappé a Lukaku, da Umtiti a Sterling, sono stati determinanti per gli splendidi risultati ottenuti dalle rispettive nazionali a Russia 2018.
A cura di Alessio Morra
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Quello dei migranti è un tema caldissimo, gran parte del dibattito politico italiano verte su questo, con polemiche annesse, ma anche in tanti angoli del Vecchio Continente questo è un serio argomento di discussione. Quello che è certo è che i migranti fanno la fortuna di alcune nazionali di calcio e in particolare a tre delle quattro semifinaliste di Russia 2018: la Francia, il Belgio e l’Inghilterra.

Già la squadra francese che vinse il Mondiale nel 1998 aveva tanti figli delle ex colonie come Zidane (Algeria), Thuram (Guadalupe), Vieira (Senegal), ma c’erano anche Djorkaeff di origini armene, Trezeguet cresciuto in Argentina e Thierry Henry, nato in un sobborgo di Parigi da genitori delle Piccole Antille. La nazionale della Francia del 2018 ha 18 giocatori su 23 che hanno origini extra europee, quattordici di essi hanno antenati africani. Il simbolo di questa squadra è Kylian Mbappé, cresciuto alla periferia di Parigi, a Bondy, con il padre camerunese e la madre algerina. E origini camerunesi ha anche Umtiti, l'uomo che ha portato la Francia in finale dopo dodici anni.

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Il Belgio è tornato tra le prime quattro dopo trentadue anni, lo ha fatto perché ha un bravissimo allenatore, lo spagnolo Martinez, una serie di giocatori fenomenali, e anche uno spogliatoio molto unito. Negli anni ’90 spesso la divisione tra fiamminghi e valloni spaccava in due la squadra, oggi queste discussioni non esistono più, gli animi sono più sereni e i risultati migliori. ‘Les Diables Rouges’ di oggi hanno in squadra 11 calciatori figlio o nipoti di immigrati, tra questi Witsel, Fellaini, Chadli, decisivo contro il Giappone, e soprattutto capitan Kompany, che recentemente ha detto: “Mi sento belga e congolese al 100%”  e il bomber Lukaku, che nel corso del Mondiale si è tolto un bel sassolino dalla scarpa: “Quando segno dicono che sono belga, quando non lo faccio dicono che sono congolese”.

Romelu Lukaku, bomber del Belgio.
Romelu Lukaku, bomber del Belgio.

Tra le prime quattro per la prima volta da Italia ’90 c’è anche l’Inghilterra, che ha tanti simboli: il c.t. Southgate, l’eroico portiere Pickford, capitan Harry Kane, bomber letale e al momento capocannoniere, e la multiculturalità. Determinanti sono stati anche tanti giocatori che sono figli o nipoti di immigrati come Sterling, che è nato in Giamaica – la madre abbandonata dal marito se ne andò in Inghilterra e qualche anno dopo fece arrivare anche il figlio. Origini giamaicane le hanno pure Rose, Walker e Young.

Sempre dai Caraibi sono partiti gli avi di Delph, Loftus-Cheek e Lingard, ha origini ghanese Welbeck, mentre il papà di Alli è nigeriano. In un tweet, che ha riscosso successo, c’è chi ha postato la formazione squadra della nazionale inglese senza immigrati, di fatto in campo con meno della metà dei titolari.

Raheem Sterling esterno del City e della nazionale inglese.
Raheem Sterling esterno del City e della nazionale inglese.

La Croazia invece ha una storia completamente diversa, è un paese giovane, è diventato indipendente nella prima metà degli anni ’90, sta disputando il quinto Mondiale e per la seconda volta è tra le prime quattro. Molti giocatori croati hanno avuto un percorso diverso rispetto a Mbappé o Lukaku. Il 20 giugno è la giornata Mondiali dei Rifugiati e la Fare, l’organizzazione Football Against Racism in Europe, ha creato una squadra formata da giocatori che in passato sono stati costretti ad abbandonare le proprie famiglie, le proprie vite a causa di guerre o conflitti politici seri.

Tra questi ci sono anche tre cardini della Croazia: il difensore Lovren, che abbandonò la cittadina bosniaca di Kraljeva Sutjeska e finì a Zagabria, come Corluka. Luka Modric, uno dei migliori giocatori di tutto il Mondiale, scappò da Zara quando era bambino, visse negli ostelli per gli sfollati e a sei anni vide il nonno ucciso brutalmente. Rakitic dalla Croazia da bambino riuscì a fuggire e con la famiglia riparò in Svizzera. Con la nazionale svizzera giocò anche con le nazionali giovanili. Poi scelse la maglia a scacchi croata, e alla fine dei conti ha fatto bene.

Luka Modric, la stella della Croazia.
Luka Modric, la stella della Croazia.
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