Var, Schmeichel, Carrillo: 3 cose da sapere del Mondiale, oltre Ronaldo e Messi la capra
Quando ai Mondiali arriva il giornatone con quattro partite insieme il calciomane impazzisce di gioia e ammira giocate ed errori in un concentrato massimo di emozioni. Ecco quello che è successo in questa grande giornata mondiale.
I 3 top della terza giornata
Ci voleva tanto a fare questo matrimonio tra calcio e tecnologia? Un esempio molto semplice di come è tutto più bello adesso: senza la tecnologia oggi la Francia avrebbe perso 1-0 contro l’Australia. Il VAR gli ha concesso un giusto rigore su Griezmann e la Gol Line Technology il gol vittoria di Pogba che aveva superato la linea di porta. Se questo fosse successo due Mondiali fa non si sarebbe parlato che di complotti, arbitri inadatti e sfortuna. Oggi si può serenamente parlare di calcio e campioni. Che meraviglia!
L’Islanda ha giocato una grande partita contro l’Argentina… no, mi correggo, l’Islanda ha giocato la sua partita contro l’Argentina. Tutti quelli che hanno gridato allo scandalo argentino per il pareggio di oggi pomeriggio, forse non hanno mai assistito ad un match della squadra di Heimir Hallgrímsson. Per loro giocare a calcio vuol dire correre come degli ottocentometristi per tutta la partita e fare giocate magari semplici ma dalla grande efficacia. La cosa che più ha impressionato degli islandesi è stato il pressing costante e continuo su tutte le fonti di gioco argentine, e in particolare quello che viene chiamato gegenpressing, ovvero la riaggressione nel momento in cui si perde palla. Grazie a concetti di calcio contemporanei e una grande presenza fisica, l’Islanda può arrivare lontano.
Non è ancora chiaro perché Kasper Schmeichel non stia in un top team europeo. Ha accarezzato la porta del Manchester City ma ha dovuto fare il miracolo insieme a Ranieri e i suoi compagni del Leicester per vincere la Premier League. Schmeichel ha davvero tutto quello che serve ad un grande portiere, grande presenza fisica nelle uscite alte, reattività in quelle basse, fra i pali ha uno strapotere fisico che gli permette di coprire sempre molto bene lo specchio, proprio come faceva il papà. Ecco l’inghippo, il padre si chiama Peter Schmeichel e tutti si ricordano di lui per la vittoria della Danimarca negli Europei del 1992 e per gli anni al Manchester United. Troppi ricordano il padre e pensano che Kasper non sia alla sua altezza. Anche oggi parando di tutto ad un generoso Perù ha dimostrato che non è così.
I 3 flop della terza giornata
La Messi dipendenza. Come ieri dicevamo che non si poteva non citare Cristiano Ronaldo fra i top, oggi non si può fare la stessa cosa con Messi fra i flop. Messi è stato molto pericoloso, ha creato occasioni da gol per sé e per gli altri, ha sbagliato un rigore, ma in questa fase del torneo può essere ancora un dettaglio, però tutto questo ha un prezzo. Sampaoli gli ha dato il centro del campo nelle mani, mettendo due mediani a copertura e facendogli girare intorno uno stuolo di ali e terzini di spinta per approfittare dei suoi passaggi e delle sue serpentine capaci di aprire spazi. Questo però non ha portato né alla vittoria né ad un gioco arioso da parte dell’Albiceleste. Giocare in maniera così dipendente nella creazione del gioco da un solo uomo può essere rischioso ed infatti è andata male. Messi dovrebbe dare fiducia nella creazione ad altri calciatori argentini. Il futuro della sua squadra dipende molto da questa scelta.
Le scelte di Sampaoli. Se Messi però ha giocato male, la colpa, come si accennava nel flop precedente, è anche di Sampaoli. Perché sbandierare prima di partire per la Russia che l’Argentina avrebbe imitato il suo Cile campione americano nel 2015 e poi non creare un collante fra difesa e centrocampo, scegliendo un uomo come il cileno Aranguiz? Lui più di tutti deve uscire dall’ossessione che Messi deve decidere da solo e aiutarlo con una serie di mezzali o mezzepunte che sostengano la creazione del gioco. La prossima è contro la Croazia e tanto in questa partita verrà deciso.
Christian Cueva, errore fatale. Poco conosciuto in Europa ma molto stimato in Sud America dove ha giocato per molti anni della sua carriera. Anche contro la Danimarca ha giocato una buona partita, si è guadagnato un rigore ma purtroppo lo ha tirato alto e da quel momento è sparito, come il suo volto dentro la maglietta alla fine del primo tempo. Essendo un classe 1991 non è di primo pelo e per questo ha l’esperienza giusta per ripartire subito e mostrare il suo valore.
Il fatto del giorno
Parare un rigore a Messi è un fatto da raccontare ai nipotini. Parare un rigore a Messi se sei un portiere dell’Islanda è ancora più degno di passare ai posteri. Parare un rigore a Messi e fino a pochi anni facevi un altro mestiere diventa storico. Il portiere islandese che ha parato il rigore a Lionel Messi, Hannes Halldórsson, qualche anno fa faceva il regista per la Saga Film, una casa di produzioni del suo paese. Opere del suo ingegno sono diversi videoclip come quello della canzone “Never Forget” di Greta Salómee Jónsi, partecipante all'Eurovision Song Contest 2012. Chissà se ha già pensato di fare almeno un corto sulla storia del portiere islandese che para il rigore a Messi. Tanto il capo della Saga Film gli ha già promesso che appena finisce di parare può tornare a fare il regista da loro.
La curiosità
Pablo Guerrero, attaccante del Perù, ha giocato e sfiorato il gol varie volte, ma non doveva essere in campo. Era stato squalificato dalla Fifa lo scorso dicembre per un anno dopo essere risultato positivo a un metabolita della cocaina il 5 ottobre 2017, dopo la gara di Buenos Aires contro l'Argentina, valida per le qualificazioni ai Mondiali. Prima la sanzione era stata ridotta, poi di nuovo allungata e a niente sembravano servire le lettere degli altri tre capitani delle squadre del girone ai Mondiali di Russia per smuovere i tribunali e far partecipare il 34enne Guerrero al suo primo e, molto probabilmente, ultimo campionato del mondo. Alla fine di un lungo iter il TAS si è opposto al ri-allungamento della squalifica e oggi Guerrero ha sfidato nell’uno contro uno Kjaer, uno di quelli che avevano scritto la lettera. Il Perù ha perso ma giocare i Mondiali è qualcosa che non dovrebbe essere tolto a nessuno.
Il nome nuovo
Sulla destra ha letteralmente asfaltato il suo avversario, bruciandolo in più di un’occasione fino al 90’. Purtroppo i suoi dribbling folli non sono serviti almeno per il pareggio ma non si è potuto notare quanto è forte André Carrillo, ala del Benfica che quest’anno ha giocato al Watford. Ha già 27 anni e un paio di treni per lui sono già passati, ma gente che supera l’uomo in fascia con quella facilità se ne vede davvero poca in giro.