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Sergio Busquets c’è ma non si vede: chi è l’uomo imprescindibile del Barcellona

Il numero 5 catalano, che fa parte di quella generazione dorata che ha portato il calcio spagnolo sul trono d’Europa e del mondo, è un modello di giocatore di calcio lontano dagli stereotipi moderni: i ragazzini non scendono in strada sognando di diventare come lui nonostante in alcune partite riesca a rasentare la perfezione giocando più di testa che di piede. Busquets muove le corde del Barça, perché senza essere Messi, Suarez o Coutinho, è un giocatore imprescindibile, differente: Busi c’è ma non si vede.
A cura di Vito Lamorte
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Se fossi un calciatore, mi piacerebbe essere Sergio Busquets.

Non sono parole di un tifoso del Barcellona o di un tecnico del centrocampista culé ma di Vicente Del Bosque, ex commissario tecnico della Spagna e madridista da una vita. Sergio Busquets, per tutti Busi,  è probabilmente il calciatore più sottovalutato dell'epopea barcellonista dell'ultimo decennio in cui sono stati esaltati nella maggior parte dei casi soltanto i calciatori offensivi e più appariscenti da Iniesta e Xavi a Messi, Villa, Pedro, Neymar e Suarez. Questo volante, come direbbero gli argentini, ha sempre avuto il ruolo di facilitare la costruzione e lo svolgimento dell'azione della squadra catalana in ogni zona del campo. Busquets c'è ma non si vede. Quando Guardiola disse a Laporta di poter vendere Yaya Touré perché aveva in casa l'uomo che avrebbe fatto addirittura meglio del centrocampista ivoriano nessuno lo credeva ma a distanza di tempo la lungimiranza di Pep fa, a dir poco, impressione.

Nato in uno dei comuni più piccoli in Spagna, Badia del Vallès a 20 chilometri da Barcellona, Sergio Busquets Burgos fino all'età di 14 anni ha giocato come attaccante per le strade di questa zona periferica della città catalana e sporadicamente ha indossato anche i guanti del portiere, influenzato da suo padre Carles, portiere del Barça negli anni '90, ma la sua ossessione per l'ordine e il sacrificio lo ha portato soltanto più tardi a trovare il suo posto nel calcio.

Il numero 5 catalano è un modello di giocatore di calcio lontano dagli stereotipi moderni: i ragazzini non scendono in strada sognando di diventare come lui nonostante in alcune partite riesca a rasentare la perfezione giocando più di testa che di piede. L'andatura di questo gigante di 1,90 non cattura l'occhio ma il pallone lo cerca, arriva tra i suoi piedi e a seconda dei momenti della partita si muove con velocità o a frequenza ridotta.

"È sempre nel posto giusto, non c'è un giocatore al mondo come lui; gioca con la precisione di un chirurgo": queste le parole usate da Jorge Valdano, ex calciatore e dirigente del Real Madrid, per lui. Sergio riesce ad esser nel gioco da quando scende in mezzo ai due centrali di difesa per far partire il gioco ( la "salida LaVolpiana") al movimento nella zona centrale del campo fino al recupero del pallone per permettere alle stelle di far partire una nuova azione offensiva. Il ruolo da gregario non lo infastidisce ma per chi osserva il calcio non guardando solo ai risultati, i tabelloni e le statistiche sa bene che un calciatore come Busquets è merce rara.

È un calciatore silenzioso che non ha dimenticato le "pachangas" del suo quartiere, è timido, dedito alla vittoria e riluttante al red carpet: Sergio rappresenta il quartiere con uno spirito di lotta indissolubile riuscendo ad essere allo stesso tempo uno scudiero, un combattente e un artista. Busquets ha vinto più di 20 titoli con il Barcellona ed fa parte di quella generazione dorata che ha portato il calcio spagnolo sul trono d'Europa e del mondo ma non sono questi numeri a definirlo. Da dieci anni Busi muove le corde del Barça, perché senza essere Messi, Suarez o Coutinho, è un giocatore silenzioso e imprescindibile. Un calciatore differente, che c'è ma non si vede.

Provo a pensare prima di ricevere il pallone per trovare soluzioni. Gioco per dare soluzioni ai miei colleghi. Questo è il mio compito principale. (Sergio Busquets, El País 18/6/2015)

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