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Senegal in Russia dopo la favola asiatica: i Leoni ai Mondiali dopo 16 anni

L’unica presenza alla Coppa del Mondo dei Leoni senegalesi corrispose ad una vera e propria impresa sportiva: la vittoria con la Francia all’esordio, la qualificazione agli ottavi e l’eliminazione solo ai quarti di finale fece scoprire al mondo una nuova realtà calcistica e un nuovo maestro andato via troppo presto, ovvero Bruno Metsu. Ogni volta che ricorderete il Mondiale del 2002 non potrete mai fare a meno di nominare il Senegal e tutta la mistica che c’era intorno a quella squadra.
A cura di Vito Lamorte
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Quello che nel 2002 colpì il Giappone e la Corea del Sud fu un vero e proprio tornado africano. In occasione della 17a Coppa del Mondo di calcio, la prima organizzata in Asia, che ha visto una vera e propria tromba d’aria nella gara d’apertura chiamata Senegal. Eppure,fino all'inizio del 2000 la storia della nazionale africana era molto noiosa: mai qualificata alla Coppa del Mondo o alle Olimpiadi e ha messo a referto un quarto posto per le migliori prestazioni nella Coppa d'Africa del 1990. Nel novembre 2000 il destino del Senegal cambiò, quando il tedesco Peter Schnittger lasciò la sua tuta da allenatore a un tecnico francese sconosciuto: un certo Bruno Metsu. Appena nominato il nuovo tecnico è cambiato radicalmente il volto della selezione: ha imposto il suo metodo e un nuovo rigore, riunendo i giocatori più talentuosi e stabilendo un rapporto speciale tra ogni attore, dallo staff ai giocatori, dai tifosi e la Federazione calcistica senegalese.

"Credo nel valore umano. Nella vita, c'è rispetto e amore. Se non ti piacciono i tuoi giocatori, non hai alcun risultato ", ha detto Metsu nel luglio 2002, alla fine della sua storia con il Senegal. Perché in effetti, i risultati ci sono stati. La ricetta di Metsu fa scintille. I leoni senegalesi staccarono il loro biglietto per la Coppa del Mondo in faccia al Marocco grazie a una migliore differenza reti. Una qualificazione che si deve soprattutto, in gran parte alla punta premiata con il Pallone d’Oro Africano del 2001, ovvero il giovane attaccante El Hadji Diouf. Nella fase finale della Coppa d’Arica del 2002 in Mali uscirono sconfitti solo di fronte al Camerun di Samuel Eto'o ai calci di rigore (3-2). La delusione è grande ma la consapevolezze di una squadra nata era evidente.

Francia-Senegal: una partita per la storia

Il sorteggio del gruppo A inserì Danimarca e Uruguay insieme al Senegal e alla Francia. Ai Leoni toccò aprire il torneo contro la squadra campione del mondo in carica il 31 maggio 2002. Questo scontro offrì subito un paradosso divertente: dei 23 giocatori selezionati da Bruno Metsu, 21 giocavano in Francia con Pape Thiaw (Strasburgo) e Amara Traoré (Gueugnon) che militavano addirittura nella seconda divisione. Bruno Metsu, lui stesso ex giocatore e allenatore in Francia,  approcciò con molta ironia: "Vedremo se gli studenti possono dare una lezione all'insegnante”. I campioni del mondo e campioni dell'Europa della Francia erano una grande squadra ma i senegalesi rifiutarono il ruolo di vittima designata, l’opportunità di emergere era troppo ghiotta.

Al 30′ El Hadji Diouf ha trovato Papa Bouba Diop al centro dell’aerea che, dopo aver pasticciato in con il pallone, insaccò nella porta di Barthez. Sotto gli occhi di 62.000 spettatori stava succedendo ciò che sembrava impossibile: gli dei del calcio hanno scelto il Senegal per replicare ciò che aveva fatto il Camerun con l’Argentina nella gara d'apertura della Coppa del Mondo del 1990.

Il sogno continua fino ai quarti

I Leoni si scontrarono con la Danimarca e fu Salif Diao a pareggiare (1-1) la rete iniziale di Tomasson su rigore. Il terzo match permise al Senegal di qualificarsi agli ottavi dopo il contro l'Uruguay  per 3-3. Alla fine del primo tempo conducevano per 3-0 grazie alle reti di Fadiga e Diop (2) e, nonostante qualche brivido finale, con cinque punti in tre partite si posizionò al secondo posto dietro alla Danimarca, Metsu e i suoi uomini si qualificano al turno successivo mentre la Francia ha chiuso ultima (0 vittorie, 0 gol segnati).

Negli ottavi di finale fu il turno della Svezia: Henrik Larsson, il cui padre è originario di Capo Verde, mise paura al Senegal con una rete di testa ma Henri Camara gli rispose di lì a poco e i tempi regolamentari si chiusero in parità. Al 104’ si verificò l’impresa: lo stesso Camara diventò l'eroe di un intero paese firmando un gradissimo goal. Nei quarti di finale contro la Turchia il Senegal è con le orecchie a terra: la fatica dell'extra-time è troppo evidente e l'Ilhan Mansiz mandò in frantumi i sogni senegalesi.

Un'eredità pesante

Nonostante l'eliminazione, arrivarono congratulazioni da ogni parte del mondo: la freschezza e l'entusiasmo dei senegalesi avevano sedotto l'intero mondo del calcio, a cominciare dalla Francia. Di ritorno dall'Asia, gli attori di questa epopea assaporano il calcio miliardario e tutto il suo frutto. Il grande Jules Bocandé, il vice di Metsu, scomparso nel 2012, riassume questa storia in un aneddoto eloquente:

"Quando siamo arrivati ​​in Asia, la gente mi chiedeva se il Senegal fosse una città o un paese. Adesso nessuno lo ignorerà più”.

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