Scacco del Cholo, Juventus sconfitta a Madrid: 5 errori commessi da Allegri
Il risveglio in casa Juventus dopo la debacle del Wanda Metropolitano non è dei migliori. Il 2-0 subito per mano dell’Atletico Madrid riporta sulla terra una squadra che nel campionato italiano sembra di un altro pianeta rispetto a tutti gli avversari (anche se la netta sconfitta contro l’Atalanta in Coppa Italia qualche segnale lo aveva già lanciato). Il ko rimediato contro Godin e compagni fa vacillare alcune certezze di quel castello messo in piedi dalla società bianconera per conquistare l’agognata Champions League, diventata quasi un’ossessione dalle parti dell’Allianz Stadium.
Nulla è perduto ancora per quel che riguarda il discorso qualificazione, soprattutto se ci si ricorda quanto accaduto lo scorso anno al Bernabeu dopo il 3-0 patito, addirittura in casa, dal Real Madrid di quel Cristiano Ronaldo che dopo aver alzato la terza coppa dalle grandi orecchie consecutiva con i Blancos si trasferirà proprio a Torino con il dichiarato intento di riportare i piemontesi sul trono d’Europa. Per compiere l’impresa però nel match di ritorno ci sarà bisogno di un’altra Juve e, soprattutto, sarà necessario che Massimiliano Allegri non commetta gli stessi errori dell’andata che hanno in qualche modo aiutato il Cholo Simeone nel preparare lo scacco “quasi” matto. Errori, alcuni teorici altri pratici, che cercheremo di analizzare di seguito.
Gioco offensivo troppo prevedibile: per abbattere il muro del Cholo serve altro
Partiamo da un errore che non riguarda soltanto la partita contro l’Atletico Madrid ma che quel match ha reso palese. Stiamo parlando dell’assenza di una strategia offensiva per mettere gli attaccanti (e che attaccanti!) nelle condizioni migliori di battere a rete. La rosa a sua disposizione gli permette di poter variare molto, di poter studiare tantissime soluzioni per far male alle difese avversarie, eppure al di là del “palla a Dybala o Ronaldo e vediamo che succede” o “cross in area e che Mandzukic o CR7 ce la mandino buona” c’è davvero poco. Forse su questo influisce la facilità con cui la Juventus domina da anni la Serie A dove le due opzioni sopra indicate bastano e avanzano, ma in Europa, se vuoi puntare al bersaglio grosso serve di più, e soprattutto se di fronte hai la squadra con la fase difensiva più organizzata al mondo.
Condizione psico-fisica non al top nel momento clou
Prima di passare agli errori esclusivamente legati al match del Wanda Metropolitano ve ne è un altro di carattere più generale che la sconfitta ha enfatizzato definitivamente. Oltre all’assenza di un sistema offensivo di gioco vario, la gara contro l’Atletico Madrid ha evidenziato anche una forma psico-fisica non al top dei bianconeri. Non è un caso infatti che tutte le seconde palle fossero preda dei Colchoneros, così come non lo è che gli uomini di Allegri siano stati sopraffatti nei duelli corpo a corpo e nei contrasti (14 quelli vinti dai padroni di casa, solo 6 quelli che hanno visto uscire vincitori gli ospiti). E non è la prima volta che ciò capita in stagione: le due partite con l’Atalanta di Gian Piero Gasperini (di campionato prima e Coppa Italia poi), guarda caso un’altra squadra che fa del dinamismo, dell’intensità e della forza fisica il proprio credo, avevano già lasciato intravedere delle difficoltà nel mantenere ritmo e lucidità per tutti i novanta minuti della formazione bianconera.
In quel caso però le giustificazioni erano tante, dato il periodo della stagione in cui erano arrivate, questa volta invece stanno a zero: già dal sorteggio infatti si sapeva quanto sarebbe stato fondamentale arrivare al top della condizione sia fisica che psicologica al Wanda Metropolitano per non dare nessun tipo di vantaggio allo stratega Cholo Simeone pronto ad approfittare del minimo errore. Smentiti dunque anche coloro che pensavano che il calo avuto dalla Juventus a gennaio fosse “programmato” proprio per non farsi trovare impreparati all’appuntamento cruciale in casa dei biancorossi. Più difficile capire invece se la tenuta atletica non all’altezza sia stata la causa dell’atteggiamento dei giocatori in campo (apparsi con poco mordente e quasi impauriti dalla veemenza e dallo strapotere fisico degli avversari) oppure sia esattamente il contrario. Qualunque sia la risposta a quest’ultimo quesito adesso non ci sono più scuse per Allegri e il suo staff che avranno a disposizione tre settimane per non commettere lo stesso errore anche al ritorno.
Un 4-3-3 atipico che non ha funzionato
Passiamo ora alle scelte compiute dal tecnico livornese nella partita a scacchi vinta nettamente da Simeone. Partiamo dal modulo con cui Massimiliano Allegri ha schierato i suoi sul rettangolo verde del Wanda Metropolitano. Un 4-3-3 atipico, che se avesse previsto due esterni offensivi di ruolo e due terzini di spinta si sarebbe potuto anche rivelare una buona soluzione contro il solito 4-4-2 del Cholo, ma che invece, per come è stato interpretato dai suoi uomini, ha paradossalmente facilitato il lavoro degli avversari a proprio agio quando gli vengono dati dei punti di riferimento e gli si concede l’uno contro uno ai suoi due attaccanti nella zona centrale del campo (non a caso in fase di non possesso cercano di spostare sulle corsie esterne il fulcro del gioco avversario, mentre attaccano spesso con veloci verticalizzazioni sulle punte).
Le scelte di Allegri: Dybala esterno, i ‘timidi’ Bentancur e De Sciglio in campo
Strettamente legato a quello precedente è anche un altro errore commesso dall’allenatore bianconero a Madrid. Premettendo che parlare dopo è sempre più facile, non si può non evidenziare come alcune scelte di formazione fatte da Allegri siano poi risultate sbagliate. Si pensi alla scelta di schierare Paulo Dybala come esterno d’attacco con copione monocorde (piedi sulla linea, rientro verso il centro del campo e cambio gioco) e non come trequartista tra le linee che avrebbe potuto mettere maggiormente in difficoltà sia i centrali di difesa, che rischiavano di trovarsi nell’uno contro uno contro un ottimo dribblatore, che i mediani costretti ad occuparsi di lui lasciando più libertà a Pjanic.
Ma non solo la Joya, anche quella di affidarsi al giovane Rodrigo Bentancur, apparso quasi spaesato e costantemente sotto ritmo, per sostituire l’indisponibile Khedira non ha convinto molto, anche alla luce del fatto che Emre Can nell’ultima gara di campionato contro il Frosinone aveva dimostrato un’esuberanza fisica e un dinamismo che probabilmente nel “ring” del Wanda Metropolitano avrebbero fatto molto comodo ai bianconeri. Più per il segnale lanciato alla squadra che per una questione tattica è sembrata essersi rivelata sbagliata anche la scelta di preferire il più difensivo Mattia De Sciglio ad un più offensivo Joao Cancelo. Scegliere il terzino portoghese, al di là di qualsiasi sacrificio in nome dell’equilibrio tattico, sarebbe probabilmente equivalso come spinta al discorso motivazionale fatto dal Cholo ai suoi prima di scendere in campo e tra primo e secondo tempo.
Blackout Allegri: nessuna modifica in corso d’opera e cambi tardivi
Sbagliare approccio, toppare una formazione, fare delle scelte errate in termini di uomini, sono tutte cose che possono capitare anche all’allenatore più bravo del mondo e anche in uno dei match più importanti della stagione. Non è dunque nostra intenzione puntare il dito contro Massimiliano Allegri, che dopo quanto fatto e vinto negli ultimi anni non ha di certo bisogno di dimostrare il proprio valore in un singolo incontro, né di additarlo come unico responsabile di questa debacle inaspettata della Juventus, ma c’è stato un altro errore commesso dal tecnico bianconero che ha sorpreso più di tutto il resto perché avvenuto proprio in quello che è il campo in cui è maestro, ossia il saper leggere le partite in corsa e rivoluzionarne l’andamento attraverso i cambi.
Che qualcosa non stesse funzionando nei meccanismi juventini e che le contromosse per arginare l’armata del Cholo non stessero dando i frutti sperati era evidente a tutti già dopo il primo tempo, ma in avvio di ripresa (gol divorato da Diego Costa, miracolo di Szczesny e traversa per Griezmann, gol annullato a Morata, mentre Oblak faceva da spettatore non pagante) ciò è divenuto addirittura lapalissiano. Eppure nessuna modifica è stata apportata in corsa da Allegri né sul modulo, né sulla sua interpretazione da parte dei giocatori in campo, né inserendo forze fresche dalla panchina. Ha aspettato di prendere due “pugni” in faccia da Gimenez prima e Godin poi prima di rivoltare la sua Juve, ma questa volta è stato davvero troppo tardi.