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Sarrismo contro Allegri, Napoli vs Juve: da che parte (del gioco) state?

Ragione e passione, identità e identificazione, estetica e culto della vittoria. Napoli-Juventus è scontro radicale di filosofie, che chiama i tifosi a schierarsi. Il calcio scientifico di Sarri, le geometrie variabili di Allegri in continua evoluzione. Ci sarà Higuain, ma non Mandzukic. Sarà Pjanic-Hamsik il duello chiave?
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Convergenze parallele. Due opposti, Napoli e Juve, destinati a incrociarsi al San Paolo ma non ad attrarsi. Due modelli, due idee di calcio, due identità, due filosofie. Lo scontro di stili in panchina è solo la più visibile delle manifestazioni di un'opposizione profonda che induce all'identificazione e alla non neutralità.

Juve suadente, Napoli scientifico

Nella grande sfida scudetto si affrontano le due squadre con il maggior possesso palla, le due rivali che tirano di più in Serie A. Dietro le affinità statistiche, ma non elettive, fra Napoli e Juventus si nasconde la sorpresa di un'inversione dei paradigmi pregiudiziali. La Napoli creativa racconta una squadra scientifica nell'applicazione di movimenti coordinati e istruzioni semplici, che lasciano spazio all'individuale ispirazione solo negli ultimi venti metri. La Juventus della Torino industriale, la più amata e la più odiata d'Italia, la vetrina sportiva della Fiat come ricorda lo storico Forgione, racconta oggi un calcio suadente, un'identità flessibile, un rock latino e ancora un po' bambino.

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Allegri, identità in costante divenire

È una squadra che sta cambiando pelle, la Juve di Allegri, dentro una fase evolutiva di pensiero e struttura iniziata in Champions League nella notte illuminante di Monaco. L'ideale rimane quello della difesa alta e in avanti, del pressing ordinato e coordinato finalizzato al recupero immediato del pallone e al controllo continuato del pallone. Dettare i tempi, abbassare i ritmi, sorvegliare gli spazi di mezzo, i corridoi interni, dove passa il destino del calcio moderno.

Higuain convocato, Mandzukic no: cambiano i moduli, non l'approccio

Una filosofia che non deve cambiare, nelle intenzioni, al variar dei moduli e degli schemi, degli uomini e delle interpretazioni individuali. Il 3-4-3 visto contro il Barcellona, nella partita degli esperimenti, uno sguardo lanciato al futuro, la Juve non ha creato tanto ma ha rischiato pochissimo, ha rallentato i ritmi e incrementato l'uscita bassa del pallone verso le fasce. Una soluzione, almeno dal punto di vista numerico, della composizione dell'undici, che potrebbe riproporre al San Paolo. “Non lo so se saremo a 3 o 4 dietro, ma non ho ancora ben deciso chi gioca davanti” ha detto.

Un principio ancor più valido alla luce della convocazione di Higuain. L'assenza di Mandzukic dalla lista dei convocati suggerisce, con evidenza quasi catalanesca (nel clima nostalgico per i trent'anni di Indietro Tutta il riferimento è d'obbligo) la presenza del Pipita dall'inizio. E magari lascerebbe pensare a una volontà di continuare con il 3-4-3, che richiede un'ala dalle caratteristiche diverse, più dinamica, più classica, del croato. Con il Pipita, però, aumentano le possibilità di interscambio con Dybala, e la libertà nella costruzione offensiva per vie centrali.

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Certo, vorrebbe dire accettare l'uno contro uno dietro, oppure costruire una formazione asimmetrica con uno dei due esterni, probabilmente Lichtsteiner, chiamato a scalare come quarto dietro in fase di non possesso. Una soluzione che richiederebbe all'esterno alto a destra un lavoro di impegno e dedizione per ostacolare la catena di sinistra, così centrale nell'articolazione della manovra del Napoli.

Sarri e Napoli, corrispondenza perfetta

Sarri il figlio di operai, Sarri l'impiegato di banca diventato scienziato del pallone, tornato in quella Napoli in cui è nato per accidente e rimasto per ambizione, ha creato una corrispondenza biunivoca con l'identità della città. Napoli si vive in opposizione radicale alla Juventus che all'estetica privilegia l'utile, anche con le degenerazioni meno condivisibili come l'auto-attribuzione di un aleatorio scudetto del bel gioco l'anno scorso. Una Juventus che conta sulle illuminazioni del gioiello Dybala.

I movimenti a tutto campo di Dybala contro il Barcellona
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Napoli vs Juve, essere e avere

La Juve, nell'ottica partenopea, fa da icona contemporanea e marchio di continuità della filosofia bonipertiana per cui vincere è l'unica cosa che conta. Anche nella moderna articolazione che Allegri sta impostando, rimane nella prospettiva di chi la guarda da un opposto centro di gravità, il simbolo della spocchia borghese. L'opposizione, nelle parole di Angelo Forgione, risulta assoluta, totalizzante, radicale. “Napoli e Juventus sono i due punti terminali della retta della passione che non si incontrano mai, due tifoserie agli antipodi, una che vuole essere ed un’altra che vuole avere”. Tra la vittoria come unico paradigma di orientamento e la passione per una guerra del cuore che non si accontenta di cause leggere, perché il pallone rimane la più importante delle cose meno importanti. Napoli è e resterà nelle voci di chi al San Paolo canta che “Un giorno all'improvviso, mi innamorai di te. Il cuore mi batteva, non chiedermi perché”.

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Il cuore batte solo per un colore, per quel culto laico e unificante, batte al ritmo di un'identificazione osmotica fra la città e la squadra, là dove più difficile diventa la comprensione di una saldatura, quella fra gli italiani e la Juventus, iniziata con il blocco bianconero artefice principale del trionfo al Mundial di Spagna. Lo scontro si estende, si fa euristica di categorie eternamente discordanti, opposizione di futuro e moderno, di identità e identificazione, di sentimento e ragione.

Sarri, la ragione al servizio di un sogno

Ma è proprio con la ragione, mistero senza fine bello di una sfida che come negli anni Ottanta torna a indirizzare non solo l'orgoglio ma anche un bel pezzo di scudetto, che Sarri sta disegnando un piccolo capolavoro. Unica squadra ancora senza sconfitte insieme all'Inter, solo tre gol subiti al San Paolo, il Napoli ha assunto una fisionomia più matura e consapevole. Le ultime uscite in campionato e l'esperimento Hysaj a sinistra contro lo Shaktar, a fascia invertita per coprire l'infortunio di Ghoulam, si muovono dentro una linea coerente di pensiero e di sviluppo. Questo Napoli che sviluppa un'azione su due sulla fascia sinistra funziona sul principio della continuità e della stabilità. Sul principio di una ragione che ha indotto a non cambiare le carte, così da perfezionare un'identità bella e fragile. È un Napoli corto e compatto, che può permettersi di bilanciare linea difensiva coperta e recupero alto del pallone, che non concede aperture negli spazi di mezzo e non regala troppi gradi di libertà tra il mediano e la difesa.

Insigne e la fondamentale occupazione degli spazi di mezzo contro il Milan
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Pjanic e Hamsik gli uomini chiave

Dunque, più che Dybala gli uomini chiave di questa partita potrebbero essere Hamsik e Pjanic. Lo slovacco, soprattutto con una Juve disposta a tre dietro, sarebbe l'uomo a cui Sarri affiderebbe il compito di cucire le due fasi e creare superiorità numerica accompagnando dal lato di Insigne, anche controbilanciando una probabile minore spinta in ampiezza da dietro, sia che giochi ancora Hysaj sia che torni Mario Rui.

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Pjanic, tanto in un 4-2-3-1 più classico quanto nella versione della Juve vista in Champions, con i movimenti fuori linea sarebbe chiamato a ricevere palla dalla difesa nella zona più difficilmente controllabile da una squadra disposta secondo i dettami del 4-3-3.

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Le aperture del bosniaco, la ricerca dell'uscita verso la fascia e del ribaltamento rapido dell'azione saltando la prima linea di pressing, costituiranno l'atout per una Juventus chiamata soprattutto in avvio a una partita di lettura e di attesa, di chiusura delle linee di passaggio e di lenta costruzione. Il cuore rallenta e la testa cammina, dunque. La strada per la vittoria, da qualunque parte la si guardi, passa da qui.

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