Russia 2018, van der Vaart ricorda il primo Kane: “Faceva schifo, non sapeva palleggiare”
Harry Kane sta conquistando tutti, il bomber dalla faccia pulita, il ragazzo per bene in un calcio di tatuati, creste selvagge, vite spericolate e sregolatezza dentro e fuori il campo. Per il bomber (e capitano) della Nazionale e del Tottenham, è tutto il contrario. Una ‘mosca bianca' del gol che ha detto la sua subito a questo Mondiale con la doppietta che ha permesso all'Inghilterra di vincere al debutto.

Il bomber ha conquistato tutti: prima i tifosi del Tottenham, poi quelli della Nazionale. Adesso anche il pubblico che segue il Mondiale in Russia. Un giocatore completo, moderno, capace di svariare su ogni fronte d'attacco e trovare il gol con naturalezza e costanza. Al momento, in totale, sono 150 dalla stagione 2014-2015, il 15mo centro in 25 presenze con la nazionale dei Tre Leoni.
Gli esordi stentati del 2010. Harry Kane piace, piace per come è e per quello che fa. Un giocatore cresciuto con il lavoro, il sacrificio, che incarna il mito di chi ce la può fare contro tutto e tutti. A ricordarne gli stenti iniziali è anche dall’olandese Rafael Van der Vaart in un video apparso sul proprio profilo Twitter. Che ricorda gli esordi negli Spurs tra il 2010 e il 2012 quando Kane era alle sue prime apparizioni.
Harry faceva veramente schifo. Ricordo le prime volte che si allenava con noi: non sapeva controllare la palla. Ma lui è la dimostrazione di quanto un giocatore possa migliorare, ho grande rispetto per Kane, e oggi è uno dei migliori attaccanti al mondo
L'exploit Mondiale. Oggi Kane è il più giovane capitano inglese ad un Mondiale, e meglio di lui con la maglia dell'Inghilterra al momento ha fatto solamente Gary Lineker che in 25 gettoni con la selezione albionica ha segnato 20 reti. Al Mondiale russo è stato il salvatore della patria, scalando ulteriormente le classifiche di gradimento.
Dal prestito alla leadership. Ma non è una novità, in Inghilterra è un beniamino autentico e i tifosi degli Spurs lo sanno perfettamente. Tanto da coniargli uno slogan che viene cantato tutte le domeniche dagli spalti: "Loan, Loan, Loan, Lane, Lion, Leader". Un riassunto perfetto della storia di Harry, arrivato a Londra tra mille prestiti, senza alcuna garanzia di talento per poi farsi spazio a suon di prestazioni convincenti e tanto lavoro tecnico. Fino a trasformarsi in Protagonista, quindi in Leone e infine in Trascinatore. Degli Spurs e, forse, dell'Inghilterra a caccia del Mondiale.