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Razzismo, l’Uefa punisce il Montenegro: con il Kosovo a porte chiuse

Dopo l’episodio dello scorso 25 marzo, quando durante il match contro l’Inghilterra alcuni tifosi avevano rivolto offese razziste ai giocatori inglesi di colore, l’Uefa ha punito il Montenegro con un turno a porte chiuse da scontare nel prossimo incontro valevole per le qualificazioni ad Euro 2020.
A cura di Alberto Pucci
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Mentre in Italia si continua a parlare degli insulti a Bakayoko durante Milan-Lazio di Coppa Italia, nel resto del mondo il problema del razzismo è invece punito con sanzioni esemplari. L'ultima conferma è arrivata dalla Commissione disciplinare della Uefa, che ha deciso di colpire la nazionale del Montenegro dopo ciò che è successo lo scorso 25 marzo, quando durante il match contro l'Inghilterra i tifosi di casa avevano rivolto offese razziste ad alcuni giocatori inglesi di colore, tra questi Raheem Sterling, Danny Rose e Callum Hudson-Odoi.

Dagli uffici di Nyon, i vertici della Uefa hanno così deciso per un turno a porte chiuse e una multa di 20mila sterline per la Federazione montenegrina, a causa dei fuochi d'artificio accesi dai tifosi e del lancio di oggetti in campo da parte di alcuni di loro. Una decisione che obbligherà il Montenegro a giocare il "derby" contro il Kosovo senza l'apporto dei propri tifosi: sfida valevole per le qualificazione a Euro 2020 e in programma il prossimo 7 giugno al Gradski Stadion di Podgorica.

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Le scuse della Federazione del Montenegro

"Ho sentito tantissimi insulti all’indirizzo di Danny Rose. Ero lì, è stato subissato anche quando è stato ammonito alla fine del match. Tutto questo non è accettabile e ci aspettiamo provvedimenti ufficiali", disse il commissario tecnico inglese Southgate al termine della partita. Provvedimenti che sono arrivati puntuali, nonostante le scuse di Momir Djurdjevac, segretario generale dell'Associazione calcistica di Montenegro: "Vorrei chiedere scusa a tutti coloro che hanno avuto una pessima impressione del nostro paese".

Subito dopo l'episodio razzista contro Sterling (che reagì portandosi le dita alle orecchie) e gli altri giocatori dell'Inghilterra, anche la stessa Federazione inglese aveva preso una posizione netta contro i cori razzisti: "Speriamo che la loro prossima partita casalinga venga giocata a porte chiuse. Questo per mandare un messaggio contro il razzismo, che non ha posto nel calcio e nella società in generale".

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