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Perché l’Uefa ha punito il Milan con l’esclusione dall’Europa, le motivazioni ufficiali

Le motivazioni che hanno spinto la Camera giudicante del massimo organo calcistico continentale a punire in maniera pesantissima il club milanese con l’esclusione dall’Europa sono legate dunque alla mancanza di fiducia nel business plan presentato e soprattutto sui presunti ricavi provenienti dalla Cina.
A cura di Marco Beltrami
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Con l'esclusione del Milan dalle coppe europee, l'Uefa ha sottolineato tutti i propri dubbi sulla credibilità della proprietà rossonera. Le motivazioni che hanno spinto la Camera giudicante del massimo organo calcistico continentale a punire in maniera pesantissima il club milanese sono legate dunque alla mancanza di fiducia nel business plan presentato e soprattutto sui presunti ricavi provenienti dalla Cina. Ecco allora che mentre il Milan prepara la controffensiva con il ricorso al Tas, con la speranza di poter contare su un cambio della guardia ai vertici con l'ingresso dei capitali di una nuova proprietà (la pista Commisso è concreta), emergono nuovi retroscena sulle motivazioni dell'Uefa.

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Milan escluso dalle Coppe europee, le motivazioni dell'Uefa

Alla base dei motivi che hanno spinto l'Uefa a punire il Milan con l'esclusione dalla prossima Europa League c'è la mancanza di credibilità sulle mosse della proprietà rossonera. Secondo quanto riportato da Sky, in attesa dell'ufficialità, la Camera giudicante del massimo organismo continentale ha preso atto della diminuzione notevole degli introiti derivanti dal business cinese: dal primo piano aziendale presentato all'ultimo c'è stato un calo notevole dei redditi, il tutto in un periodo inferiore di un anno. Una situazione che inevitabilmente ha condizionato la fiducia nei risultati della società.

Perché l'Uefa considera non credibile la proprietà cinese del Milan

Entrando nello specifico, i dubbi maggiori sono quelli relativi al rifinanziamento dei debiti del Milan con il fondo Elliott, ovvero dei 180 milioni di euro più eventuali interessi di Yonghong Li e dei 123 milioni più interessi del club. La precarietà della situazione con il proprietario cinese del club che entro il 6 luglio deve versare 32 milioni di euro per l'aumento di capitale, ed entro il 13 ottobre l'intera somma più interessi per colmare il debito, non gioca ovviamente a favore del Milan agli occhi dell'Uefa. Ecco allora spiegato il motivo della diffidenza dell'organismo nei confronti della proprietà asiatica, che in caso di inadempienza sarebbe "scavalcata" dal Fondo Elliot.

Il verdetto del Milan e le sanzioni pesanti dell'Uefa

Subito dopo l'ufficialità del verdetto dell'Uefa e dell'esclusione dalle coppe il Milan ha si è appellato ad una presunta disparità di trattamento, considerando eccessiva la punizione della Camera Giudicante. Nelle motivazioni però trapela che l'Uefa ha ritenuto eccessivo il deficit di pareggio e non all'altezza le prove presentate dal club rossonero a sostegno della propria tesi. In particolare anche il piano rossonero per cercare di rientrare nei requisiti non è stato considerato "credibile", motivo per cui ecco un verdetto che il Milan spera di veder ribaltato o quantomeno sospeso con il ricorso al Tas.

Milan, il ricorso al Tas e gli scenari

Appuntamento dunque al 19 luglio quando arriverà il verdetto relativo al ricorso al Tas (Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna). A giocare a favore del Milan potrebbe essere senza dubbio il cambio di proprietà e l'ingresso di un nuovo socio di maggioranza come potrebbe rivelarsi Rocco Commisso. Una situazione che potrebbe rivelarsi un fattore capace di restituire al Milan quella credibilità perduta. Corsa contro il tempo dunque per quella che è un'estate a dir poco calda per un club che dovrà cercare anche di muoversi con oculatezza sul mercato con Fassone che ha annunciato l'arrivo di 3 colpi "di qualità".

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