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Per restare in Europa l’Inter sfida Bale e Villas Boas: da virtuali nerazzurri a reali avversari

La sfida di Londra sarà anche un confronto tra l’Inter e chi avrebbe potuto scriverne la storia del dopo-Mourinho. Andrè Villas Boas in panchina e Gareth Bale in campo sfideranno i nerazzurri nel match di andata negli ottavi di finale di Europa League.
A cura di Alessio Pediglieri
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C'eravamo tanto cercati. Ma alla fine non è accaduto nulla oltre un mero tentativo di ingaggiare uno tra i più forti esterni in circolazione e uno tra i migliori giovani allenatori a livello internazionale. Gareth Bale e Andrè Villas Boas: il primo giovane gallese dalle grandi speranze, il secondo portoghese ‘figlio' putativo di quel Josè Mourinho che in nerazzurro ha fatto tanto bene. Entrambi cercati da Massimo Moratti, entrambi finiti prima in realtà differenti, poi, ritrovatisi a Londra, sponda Tottenham per disputare quella che si sta rivelando una stagione più che positiva per gli Spurs. E che il destino ha deciso di far combaciare con il cammino dell'Inter in Europa League. Un incrocio pericoloso dove i nerazzurri sfideranno coloro che avrebbero potuto vestire i colori della Beneamata.

Lo sliding doors nerazzurro – Correva l'anno 2010 e in casa Inter si vociferava di una rivoluzione tecnica e tattica. In panchina e in campo doveva cambiare qualcosa in un dopo Mourinho che avrebbe dovuto – nelle intenzioni societarie – proseguire sulla straordinaria riga segnata dallo Special One, reduce da un clamoroso Triplete. L'Inter sedotta e abbandonata dal portoghese che aveva scelto l'avventura madridista con il Real, sembrava intenzionata così a proseguire il disegno tecnico tracciato da Mou. E nei piani della dirigenza c'era una certezza: chi meglio avrebbe potuto se non colui che con Mou ha mosso i primi passi in panchina e si sta affermando oggi a livello internazionale ricalcando le gesta dello Special One? In una parola, l'identikit perfetto si riferiva a Luís André de Pina Cabral de Villas-Boas, classe '77, soprannominato non a caso "The Special Two" e che grazie al successo ottenuto in Europa League con il Porto, era divenuto il più giovane allenatore a vincere una coppa europea, a 33 anni e 213 giorni. Nato calcisticamente alla corte di Robson e Mourinho (era con loro infatti nell'avventura al Barcellona nel 1996), i rapporti con il tecnico di Setubal erano stati da sempre a doppio filo. Villas Boas diventa prima l'assistente tecnico incaricato di compilare i rapporti sulle formazioni avversarie al Porto con Mou primo allenatore. Poi Mourinho lo vuole con sè al Chelsea, dal 2004 al 2007, e poi, dal 2008 al 2009, all'Inter, prima di lasciare il club nerazzurro e muovere i suoi primi passi da solo. Con ottimi risultati: il 3 giugno 2010 diventa l'allenatore del Porto dove brucia le tappe: Supercoppa di Portogallo, campionato, Taça de Portugal e, soprattutto, Europa League il primo anno. Con un ‘treble' identico a quello del suo predecessore, Mourinho, al quale Villas Boas si ispira in tutto e per tutto.

Il tormentato dopo-Mou – E' proprio in quel periodo che all'Inter si accende la lampadina per il sostituto dello Special One e Villas Boas ne incarna l'essenza perfetta. Con un piccolo problema: il tecnico ha una clausola rescissoria di 15 milioni di euro e su di lui si è innescata una furibonda asta al rialzo dove i club italiani (e l'Inter) partono completamente svantaggiati per risorse economiche sempre più scarse. Così, in casa nerazzurra tutto andò per un altro verso, se non sbagliato, di certo non proprio perfetto. Prima la meteora (o meterorite) Rafa Benitez, poi il grande ‘traditore' rossonero Leonardo, quindi la ‘bomba' Gasperini, infine l'estremo tentativo di affidarsi al ‘saggio' Ranieri. Per arrivare, laddove si era partiti. Ad un allenatore preparato, ambizioso, giovane e bravo: Andrea Stramaccioni, prelevato dalla Primavera dopo il trionfo internazionale nel NewGen Series 2012, e posto in sella ad un'Inter da rifondare nel cuore e nella carta d'identità. Per Villas Boas, un cammino differente (ma indentico a quello dello Special One), che lo ha trascinato da trionfatore verso la Premier League alla corte del magnate milionario Abramovich, che lo ingaggiò a suon di euro per puntare ai successi nazionali ed europei. Un'avventura, però finita malissimo, con l'esonero a metà stagione dopo la sconfitta al San Paolo per 3-1 contro il Napoli. Abramovich lo solleva dall'incarico affidando la guida tecnica al vice Di Matteo in quella che può considerarsi ad oggi la più straordinaria intuizione del patron russo, visto poi il successo inatteso in Champions League. Per Villas-Boas l'avventura in Premier però non si ferma in Blues e a Londra trova l'offerta del Tottenham, società in cerca di riscatto. Con gli Spurs il portoghese sembra aver trovato la propria dimensione europea, iniziando a togliersi qualche sassolino di troppo. Come accade il 29 settembre 2012 quando entra di diritto nella storia del Tottenham diventando il primo allenatore a riuscire ad espugnare l'Old Trafford dopo 23 anni, battendo il Manchester Utd per 2-3.

Gareth Bale, da speranza a incubo nerazzurro – E al Tottenham è legata anche la straordinaria carriera di Gareth Bale, gallese di Cardiff, classe '89, nelle fila degli Spurs stabilmente dal 2007. Un'icona del club londinese e oggetto del desiderio di mercato di mezza Europa dove in prima fila c'è anche quell'Inter che desiderava rinnovarsi e rilanciarsi sulla scia di Mourinho. Proprio lo Special One aveva segnalato l'esterno sinistro quale interessante rinforzo del mercato nerazzurro. Acquisto che non arrivò mai all'Inter ma che i tifosi nerazzurri ebbero il piacere di apprezzare in tutta la sua completezza tecnico-tattica a San Siro, il 20 ottobre 2011 quando nella terza giornata della fase a gironi di Champions League, il Tottenham è ospite dei campioni in carica dell'Inter. Con una partita oramai saldamente in mano ai nerazzurri con un rotondo 4-0, Gareth Bale decide di rompere gli indugi e dimostrare al mondo le proprie qualità. La sfida si concluderà 4-3 per l'Inter con il gallese che segnerà la sua prima strepitosa tripletta personale (tutti segnati dalla corsia mancina con un micidiale sinistro) e con un'Inter in difficoltà, salvata dal fischio finale. Da quel giorno, l'Europa si accorge che Gareth Bale non è semplicemente una buona promessa ma un talento oramai maturo al di là dei suoi soli 22 anni. Tutti lo vogliono, anche l'Inter ritorna sulla vecchia fiamma di mercato mourinhana ma la concorrenza non dà scampo ai nerazzurri. Le offerte di Massimo Moratti vengono subissate da quelle delle altre compagini di Premier (i due Manchester in primis) e dai colossi Real Madrid (che alla fine, sempre con Mou alla guida riuscirà ad acquistare solo il ‘gemello' di Bale, Modric) e Barcellona. Ma il Tottenham non cede e il 27 giugno 2012 tramite un comunicato ufficiale riportato nel sito, conferma il prolungamento di quattro anni del contratto di Bale con gli Spurs di cui oramai è sempre più leader in campo. Agli ordini di Villas Boas con cui giocherà in Europa League contro l'Inter. Che li ha tanto cercati e ora li incontrerà. Ma solamente da avversari.

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