Pep Guardiola, dopo la vittoria in Coppa del Re, saluta tutti: da oggi il calcio, non sarà più lo stesso

Ancora un trofeo – A conti fatti, più che una dura finale, si è rivelata una passeggiata di salute. L'ennesimo trionfo da festeggiare, un'altra gioia da condividere con i "suoi" ragazzi, quei marziani che lo hanno seguito e fatto diventare l'allenatore più forte e corteggiato al mondo. Il successo sull'Athletic Bilbao per 3 a 0, nella finale di Coppa del Re è valso il quattordicesimo trionfo di Pep Guardiola ma, allo stesso tempo, ha sancito la fine della storia d'amore tra il tecnico ed i blaugrana. Un "the end", già annunciato in una conferenza stampa qualche settimana fa, arrivato dopo quattro anni straordinari e pagine e pagine di complimenti: un consenso planetario che ha fatto il giro del mondo, esattamente come il "tiqui-taca" di Xavi e compagni. Un'avventura iniziata nel 2008, quando l'allora presidente Laporta decise di chiudere con Frank Rijkaard e con l'era dei vari Ronaldinho e Deco, e finita (appunto) ieri sera con il successo sui baschi che, ironia della sorte, fu proprio la prima squadra a contendergli, nel 2009, il suo primo trofeo da allenatore: la Coppa del Re, poi puntualmente vinta anche in quella occasione.

Ciao Pep, ci mancherai! – E dire che la serata era iniziata con i fischi dei tifosi catalani e baschi all'inno spagnolo.

Il vuoto dopo Pep – Lascia un grande, c'è poco da dire. Un "hombre vertical" che vorremmo rivedere ancora quì in Italia, dopo le esperienze di Brescia e Roma dove, soprattutto nella città lombarda, Pep ha lasciato un pezzo di cuore ed un amico (Robi Baggio) che i "rumors" di mercato darebbero come suo possibile "vice" nella prossima esperienza da allenatore. Ci mancherà il suo "aplomb" nell'affrontare i giornalisti e quel sottile filo di sarcasmo con cui "spesava" il dirimpettaio Josè Mourinho, nelle ormai diventate celebri liti pre e post "Clasico". "Lascio perchè sono stanco", aveva detto qualche giorno fa, cercando di dare un senso allo sbigottimento generale di stampa e tifosi. Una scelta umana, comprensibile e assolutamente legittima che però, egoisticamente parlando, lascia un senso di vuoto calcistico difficilmente colmabile. Ad oggi, infatti, non c'è una squadra in grado di trasmettere le emozioni dell'undici di Guardiola. Mourinho stesso, fresco vincitore della Liga, offre spettacolo ma lo fa in maniera diversa, con schemi e "dogmi" calcistici lontani dal pianeta Blaugrana. Per non parlare, poi, dei neo campioni d'Europa del Chelsea che, non se ne abbiano a male, lo spettacolo non hanno idea neanche di che cosa sia. Nel campionato francese Ancelotti, nonostante i soldi degli sceicchi, ha fallito. In Germania, il Bayern difficilmente si riprenderà dalla batosta della finale persa. In Italia abbiamo la Juventus "tricolore" di Antonio Conte, allenatore (appena riconfermato) che, come tanti, da Guardiola dovrebbe imparare un sacco di cose. Con l'addio di Guardiola, il calcio europeo perde uno dei protagonisti principali degli ultimi anni, un personaggio che, Special One a parte, ha saputo conquistare anche squadre e tifosi avversari. L'ennesima dimostrazione è arrivata ieri sera dopo il triplice fischio finale, nel match di Coppa del Re: ad applaudire un Guardiola, visibilmente commosso, c'era anche l'Athletic ed i suoi tifosi. Proprio cose dell'altro mondo, proprio cose da marziani!