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Pellè: “La mia carriera in Italia? Se mi fossi chiamato Pellinho sarebbe stata diversa”

Il centravanti critica la stampa italiana, spesso più attenta ai calciatori stranieri e apre ad un ritorno in Italia.
A cura di Marco Beltrami
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Una giovinezza vissuta da promessa del calcio, tanta gavetta in giro per l’Europa, e infine l’esplosione nella fase più matura della sua carriera. Graziano Pellè seppur non più giovanissimo, si sta dimostrando un cecchino infallibile con la maglia del Southampton confermando anche la scelta di Conte che ne fa il terminale offensivo principe della Nazionale azzurra. Sulla strada che porta all’amichevole contro la Romania, l’attaccante salentino in conferenza stampa, ha parlato del suo momento senza però trascurare quello che sta accadendo nel palcoscenico internazionale, a cominciare dai terribili attentati parigini: "Stiamo vivendo questo periodo come il mondo. C'è tanta tristezza e rabbia. E' un momento delicato. Per l'Europeo, la preoccupazione c'è, ma non solo nel calcio. Comunque risolverei problemi con razionalità, senza agire con ignoranza. Tutto ciò che può accadere non riguarda solo lo stadio; può succedere anche a un ristorante o per strada, ma non è che non si possono fare più partite o non passeggiare. Bisogna avere fiducia. Non arrendersi. Inghilterra-Francia, se è fatta in sicurezza, è giusto che si giochi. Non farla significherebbe dargliela vinta. Io vivo in Inghilterra e ho vissuto in Olanda, e ho sempre apprezzato di unire diverse idee, diverse religioni e stili di vita. Questi fatti accaduti sono da estremisti. Prima di giudicare bisogna non agire da ignorante come potrei essere io e ragionare con razionalità, però bisogna agire”.

Pellè si è affermato all’esterno, mentre in Serie A ha spesso e volentieri dovuto affrontare qualche critica di troppo. Ecco allora una stilettata anche alla stampa italiana, spesso più attenta ai calciatori stranieri: "Non mi piace dire che all'estero sono più bravi di noi a scovare giocatori. Anche prima di sfondare pensavo di essere bravo. Ho avuto la fortuna di prenderla un po' larga, ma se mi fossi chiamato Pellinho non so come sarebbe stata la mia carriera. Anche da parte dei giornalisti, ci dovrebbe essere uno spirito più vicino all'Italia. Su questo dobbiamo migliorare. Mi riesce difficile immaginare critiche a Gerrard come noi facciamo con Pirlo”.

Contro il Belgio, è arrivata una pesante sconfitta per l’Italia che ha comunque disputato una buona partita. Pelle segue alla lettera le volontà di mister Conte, ovvero impegno totale. Un atteggiamento che non può che giovare ad un giocatore che ha sempre fatto gol: “Proverò sempre a fare il massimo per esserlo. Da un attaccante ci si aspetta tanto: fare gioco di squadra e fare gol. Contro il Belgio, ad esempio, la patita può essere esaminata da vari punti di vista, poteva essere anche più netto il risultato, ma abbiamo fatto buone cose e possiamo migliorare. Il Belgio è una grande squadra, ma nella fase finale non ci saranno squadre facili da battere. Non siamo da meno. Se avessi fatto gol subito, il giudizio su di me cambiava. Ora si dice: "Pellè lavora per la squadra spalle alla porta, deve fare di più". Io invece voglio fare sempre gol e mi sacrifico. Lo faccio al Southampton, così come in Nazionale. Devo essere ancora più pericoloso. Con due occasioni a partita un gol lo faccio, so di essere pericoloso, ma devo parlare con i fatti”.

Agli Europei comunque l’Italia scenderà in campo a testa alta senza sentirsi inferiore a nessuno: “Sono tutte favorite, poi provare a riaffrontarle e batterle. Non siamo inferiori a nessuno. Il ritiro lungo? Ben venga, servirà per migliorare certi aspetti. Lavoriamo dal punto di vista tattico e siamo migliorati, dobbiamo crescere nella gestione della partita e nella personalità. Ora però dobbiamo fare i fatti, già con la Romania. Servirà non tanto per il gruppo, siamo ben assortito e vogliosi. Con Conte o ti comporti in un certo modo oppure sei fuori… Insigne e Berardi? Decide lo staff. Se a fine stagione meriteranno la maglia azzurra, non credo ci siano porte chiuse. Il mister è intelligente darà spazio anche a loro”

In conclusione una battuta sul suo futuro, al centro di numerosi voci di mercato, comprese quelle relative al ritorno in Italia: “Il contratto scade nel 2017, l'Italia è bellissima e mi manca. Il campionato ha avuto un ribasso, ma adesso sta dimostrando una crescita. Prima veniva snobbato. Poi la Juve in Champions e le altre in Europa League lo hanno risollevato. Nel giro di pochi anni sarà un tra i più belli al mondo. Nostalgia c'è sempre e io sono nostalgico. Certo, in Inghilterra sto benissimo, ma chi vivrà vedrà”.

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