Parigi 1993, la notte di Emil Kostadinov
Un trauma lungo 22 anni. Un trauma che la Francia non ha ancora dimenticato. Perché quella sera del 17 novembre 1993 al Parco dei Principi, Emil Kostadinov non avrebbe nemmeno dovuto giocare. Non avrebbe dovuto proprio esserci.
Come tutto è cominciato – A due giornate dalla fine del girone di qualificazione, la Francia sembra praticamente sicura di esserci a Usa '94. Ma la sconfitta in casa con Israele ribalta le prospettive. Le chance sono comunque alte: ai Bleus di Gerard Houllier basta pareggiare a Parigi con la Bulgaria, che però è una delle migliori nazionali degli anni '90. Dimitãr Penev, uno dei giganti del calcio bulgaro, ct dal 1991, l'ha costruita sull'ossatura del CSKA Sofia capace di raggiungere la semifinale di Coppa delle Coppe. In porta un monumento, Borislav Mihajlov, ora presidente della Federcalcio e padre di Nikolaj, portiere pure lui, parcheggiato un anno a Verona l'anno scorso senza mai vedere il campo. Difesa rigorosamente a quattro, con il libero Hubcev, Kremenliev, Cvetanov e Trifon Ivanov. Zlatko Yankov agisce da regista basso in un centrocampo completato da Krasimir Balakov, otto anni allo Stoccarda e uno dei migliori assist-man della Bundesliga, e Jordan Letchkov, con la calvizie che lo rende riconoscibile ovunque. In attacco l'ex tridente del CSKA Sofia: Ljubo Penev, che qualche tempo dopo la notte di Parigi dovrà operarsi per un cancro ai testicoli ma tornerà a giocare e festeggerà la doppietta Liga e Copa del Rey con l'Atletico Madrid nel 1996, Kostadinov e Hristo Stoichkov, la stella del Barcellona di Cruijff, il talento che gli mancava per esprimere la sua visione di calcio, quel calcio semplice che è il più difficile da mostrare. La partita per mezz'ora è di una noia rara, ravvivata solo da un galletto che un tifoso lancia sul terreno di gioco. L'arbitro Mottram fatica a tenere il polso di una partita che vale molto più di tre punti, solcata da ruggini e tensioni antiche, dalla voglia di rivincita dei francesi, battuti e sbeffeggiati all'andata. Solo un episodio può sbloccarla. E l'episodio arriva al 31′. Tzvetanov resta a terra per uno scontro fortuito con Deschamps, Pedros disegna un cross perfetto, la sponda di testa accomoda per il destro di Cantona: 1-0. Nel giro di 5′, la Bulgaria pareggia. Corner di Balakov, e testa proprio di Kostadinov che anticipa Sauzée e Petit. I bulgari coprono, aspettano. L'hanno preparata bene la partita, sanno cosa aspettarsi. "I francesi erano terrorizzati" dirà Stoichkov, "noi ne eravamo consapevoli e su quello abbiamo basato la nostra strategia". Al minuto 68 il destino comincia a preparare il gran finale. Si fa male Jean-Pierre Papin, entra David Ginola, idolo del pubblico parigino.
Un crimine contro la nazione – L'1-1 non si sblocca. Manca meno di un minuto alla fine, e la Francia si guadagna una punizione in attacco. Ginola va verso la bandierina, ma non amministra il possesso, non gioca col cronometro. La vuole vincere, e disegna un cross di 60 metri verso Cantona. E' un rischio, è rouge ou noir, e il rischio stavolta non paga. Perché la traiettoria è troppo alta e finisce tra i piedi del terzino sinistro Emil Kremenliev che verticalizza per Penev. L'assist per Kostadinov è fulmineo tanto quanto la corsa del numero 7: un tocco per allungarsi la palla, un altro per sistemarla, un terzo per anticipare Bernard Lama. Bulgaria 2. Francia 1. Bulgaria negli Usa. Francia a casa. Per Gerard Houllier il colpevole è uno solo. "Ginola ha ucciso le speranze di una nazione intera. Ha lanciato un missile Exocet nel cuore del calcio francese, ha commesso un crimine contro la squadra". Quel rimpianto, ammetterà anni dopo il francese nella sua autobiografia, pubblicata nel 2000, "mi resterà per la vita". Ma quelle critiche così esagerate fanno male. "Penso che una persona più debole ne sarebbe uscita distrutta. Il mio ‘crimine' è stato solo aver sbagliato un cross diretto a Cantona". Un "crimine" che Houllier gli ha rinfacciato ancora, nel libro "Secrets de coachs" del 2011. Stavolta Ginola l'ha querelato per diffamazione, ma ha perso la causa.
Le reazioni francesi – Il calcio francese è ai minimi storici. Pochi mesi prima, l'Olympique Marsiglia ha vinto lo scudetto e la finale di Coppa dei Campioni, ma il titolo viene revocato perché una settimana prima, alla vigilia dell'anticipo della 36ma giornata contro il Valenciennes, Jean-Jacques Eydelie e il General manager Jean-Pierre Bernès, tentano di corrompere due giocatori del Valenciennes, Christophe Robert e Jorge Burruchaga, quel Burruchaga, l'autore del gol decisivo nella finale del Mundial all'Azteca nell'86. Obiettivo: vincere l'incontro risparmiando energie per preparare al meglio la finale a cui, comunque, secondo la confessione di Boli, che ha segnato il gol vittoria, che festeggiava il successo imitando Aretha Franklin, arrivano quasi tutti dopati. "Se la nazionale è l'immagine del calcio francese" si legge su France Soir dopo la sconfitta con la Bulgaria, "allora non dobbiamo farci alcuna illusione. Trafitto dagli scandali e dalla codardia, danneggiato dai ladri, sepolto sotto montagne di soldi, il nostro calcio si sta avviando alla rovina". E L'Equipe sottolinea che lo stesso errore, l'ingenuità di lasciare agli avversari l'iniziativa all'ultimo minuto che nemmeno una squadra di dilettanti commetterebbe, era già costata alla Francia la sconfitta con Israele.
La confessione – Quel trauma diventa una sorta di elettroshock nazionale. Da quella sconfitta nasce una delle generazioni migliori nella storia del calcio francese. E' da quella sconfitta che Jacquet, chiamato subito al posto di Houllier, mette le basi per il trionfo mondiale di quattro anni dopo. In cinque, dei 23 che alzano la venere alata a Saint-Denis, erano in campo quella sera: Laurent Blanc, Bernard Lama, Marcel Desailly, Emmanuel Petit e Didier Deschamps. Tanto che, con una certa dose provocazione, la rivista Cahiers de Football proponeva di erigere una "statua per Emile Kostadinov". Eppure, ma lo scopriremo solo nel 2011, né Kostadinov né Penev, che gli ha servito l'assist per il gol che manderà la Bulgaria al Mondiale, verso uno storico terzo posto, avrebbero dovuto esserci. Perché sono entrati in Francia illegalmente. "Sembra una leggenda, ma è andata proprio così" ha raccontato Yankov, che ha giocato più di 80 partite in nazionale, alla Reuters nel 2011. "Avevano avuto dei problemi, e hanno chiesto aiuto al nostro portiere Mihajlov e al centrocampista Georgi Georgiev, che allora giocavano al Mulhouse. Kostadinov e Penev hanno passato il confine tra Germania e Francia su un’auto guidata da Georgiev, in un posto di frontiera scelto apposta per il basso livello di sicurezza". Con la stessa velocità, penetrerà nella difesa francese. E cambierà la storia di due nazioni.