Neymar, una carriera da 0 a 300 milioni. Ma vale davvero tanto?
La notizia è di quelle clamorose: Neymar al Paris Saint Germain per tanti, tantissimi soldi, circa 300 milioni di euro con 222 di questi destinati al Barcellona e ben 78 nelle tasche del giocatore. A poche ore da un braccio di ferro che ha visto nettamente trionfare il “dio danaro” e quindi gli sceicchi del Qatar con l’ufficialità ad un tiro di schioppo, ripercorriamo le tappe della carriera dell’asso brasiliano diventato, di fatto, l’acquisto più costoso della lunga, con buona pace di Pogba, sterminata storia del calcio.
Gli inizi
Talento puro tutto estro e fantasia l’11, almeno per qualche ora ancora, blaugrana ha sempre dimostrato, fin da piccolo, di essere una stella del calcio mondiale. Figlio d’arte di Neymar da Silva Sr. lui pure calciatore a livelli medio-bassi, e ora agente e consigliere del prodigioso rampollo, Neymar, per tutti O’Ney, si è lentamente preso il proscenio dopo anni a buttar giù le porte avversarie nelle giovanili di due club carioca in particolare. Dapprima, infatti, nel Santista Portuguesa, compagine fondata nel 1914 nella città di Santos e poi, dall’età di 11 anni, nel club Peixe del Santos dove il nativo di Mogi das Cruzes ha spiccato il volo prima di trasferirsi, nel 2013, al Barcellona.
Dal bianco del Real Madrid a quello del Santos la sliding door di O’Ney
Prima però di crescere, maturare, esordire in prima squadra con la compagine che fu del mito del football Pelé e di vincere tanto con la camiseta del Santos, il giovane astro nascente del calcio brasiliano ebbe un contatto, nella più classica delle nemesi o, se vogliamo, delle sliding doors, con gli avversari di questo quadriennio spagnolo, il Real Madrid. E sì perché all’età di 14 anni Neymar venne convocato dai Blancos per fare uno stage in Spagna con loro. Poche settimane e le Merengues si convincono: il ragazzo ci sa fare. Così il Real lo registra e gli fa firmare un cospicuo pre-contratto. Eppure, il Santos che lo aveva avuto con sé per tre anni non ci sta e a quella tenera età gli propone un mega contratto da 1 milioni di reais al mese (300mila euro circa) annientando la concorrenza dei madrileni che si convincono di non poter rilanciare per un giovanotto di belle speranze sì, ma pur sempre di 14 anni, la storia è presto scritta: Neymar si lega al Santos.
Santos, la culla di Neymar
Qui, nella sua casa, il ragazzino dal dribbling secco, dall’estrema velocità di gamba e dalla faccia da furbetto delizia tutti, fa innamorare i tifosi e convince i vari tecnici della “cantera” che, a 17 anni, il momento di debuttare coi grandi non è più rinviabile. È il 2009 e Neyamr, il 7 marzo entrando al posto di Mauricio Molina, fa il suo ingresso nella storia del club e nell’Olimpo del Santos. Il suo impatto è subito positivo, a tratti, devastante. Sette gol al primo anno, 17 al secondo abbelliti dai primi trionfi, Coppa del Brasile (di cui diventa anche capocannoniere) e Campionato Paulista con conseguente partecipazione alla Copa Libertadores dell’anno successivo. Copa che, al debutto, vince segnando 6 reti in 13 partite spazzando via, anche con l’aiuto di Rafael (Napoli), Danilo (Manchester City), Ganso (Siviglia) e l’ex genoano Zé Eduardo, le velleità di successo di America, Once Caldas, Cerro Porteno e Penarol.
A questo incredibile trionfo che non arrivava in città dal 1963 si aggiunge il premio di miglior calciatore sudamericano 2011 (bissato l’anno dopo), quello di miglior giovane Fifa dello stesso anno il Fifa Puskas Award e, per non farsi mancar nulla, la Bola de Ouro assegnata al miglio giocatore del torneo carioca. Neymar è pronto, finalmente, al grande salto con la stagione 2011/12 (24 reti in 33 gare), l’inizio di quella 2012/13 e le vittorie dei campionati paulisti 2011, 2012, l’affermazione nella Recopa Sudamericana oltre all’argento olimpico di Londra ed alla Confederations Cup vinta in casa propedeutici al suo inevitabile addio.
Il Santos gli sta stretto, Neymar vola al Barça
Una gara che assume i contorni della svolta, la prima ufficiale della sua carriera, arriva nella Coppa del Mondo per Club 2011 persa per 4-0 contro il Barcellona di Messi. Lì, in quella occasione, il #10 del Santos decide di voler giocare di fianco alla “Pulga”. Detto, fatto. Nell’estate del 2013, quella, per intenderci della Confederations Cup conquistata sul suolo brasiliano in attesa del mega evento dei mondiali dell’anno dopo, Neymar si trasferisce ai blaugrana per una cifra che, indagini scopriranno, crescerà di anno in anno (dai 57 iniziali agli 88.2 finali) con percentuali occulte, pagamenti sottobanco ed accuse di evasione fiscale che costeranno la presidenza all’allora numero 1 Rosell.
Al Camp Nou, al netto delle torbide manovre dietro il suo approdo in Spagna, arriveranno 1 Supercoppa di Spagna, 3 Coppe del Re, 2 Liga, 1 Champions League (in finale contro la Juventus) ed 1 Coppa del mondo per Club prima dell’addio, stavolta sì definitivo, al tridentazo, all’attacco MSN (acronimo per Messi, Suarez e Neymar) e alla figura di Messi divenuta sempre più opprimente, sempre più soffocante.
L'infortunio Mondiale e il Mineirazo, O Ney in nazionale
Neymar e la nazionale carioca una storia ricca di eventi importanti, successi e grandi, grandissime delusioni. Con la Selecao il bilancio è comunque positivo e recita: 1 campionato sudamericano Under 20 nel 2011, 1 argento ed 1 oro olimpico a Rio, 1 Confederations Cup ed 1 quarto posto al mondiale di casa nel 2014 oltre a 70 gol ogni selezione, dall’Under 17 a quella maggiore, dall’Under 20 a quella olimpica. L’avventura di Neymar comincia nel 2010 quando viene convocato per la prima volta dal Ct Mano Menezes all’età di 18 anni e, proprio in quella occasione, all’esordio contro gli USA, mette a segno la sua prima storica rete con i verdeoro.
L’anno successivo arriva la prima doppietta, contro la Scozia, ed il primo impegno ufficiale con i grandi nella Copa America 2011 che vide i carioca soccombere ai rigori contro il Paraguay. La prima delusione sportiva con i colori del proprio Paese ne chiama, Confederations Cup del 2013 a parte, un’altra, l’estate successiva. Stavolta, il contesto è quello del torneo olimpico inglese col Brasile sconfitto, per mano del Messico, nella finalissima di Wembley.
Ancora, come stella assoluta della rassegna iridata casalinga del 2014, arriva la battuta d’arresto più clamorosa della storia del calcio brasiliano, in una autentica Caporetto del football (in precedenza, infatti, il Brasile aveva perso una sola volta con un simile scarto e non aveva mai subito 7 reti in una partita dei mondiali), il 7-1 in semifinale contro la Germania. Lui però, a causa della frattura trasversale della terza vertebra lombare rimediata dopo un intervento falloso di Zuniga resterà impotente spettatore del celebre Mineirazo.
Nel 2015 l’ennesima Copa America deludente per lui con una espulsione che gli varrà 4 giornate di squalifica e col Brasile ancora eliminato ai quarti dal Paraguay. Infine, la lunga serie di fallimenti brasiliani viene interrotta dal torneo olimpico di Rio dello scorso anno quando, la sua nazionale che mai aveva vinto l’oro nella specifica manifestazione, con 3 reti ed il decisivo penalty contro la Germania nella finalissima del Maracanà, conquista il tetto del mondo.
La svolta al Camp Nou, la corte del Psg ed il dualismo con Messi
Le ragioni di un addio non sono mai semplici né così facili da leggere da lontano. Eppure, in questa scelta che ha dell’incredibile, in questa decisione rivoluzionaria, uno, due indizi formano una prova e ci suggeriscono la chiave di lettura dell’acquisto/cessione del secolo. Neymar cresce, diventa sempre più forte e, in questi 4 blaugrana, da scudiero, da gregario di lusso del più famoso ed osannato Messi, diventa stella assoluta, di prima grandezza, in pratica: una prima donna, anzi, per dirla alla francese, una première dame.
L’avvenuta certezza, la conferma dell’acquisizione di questo status? Proprio la gara di Champions League degli scorsi ottavi di finale con il Paris Saint Germain dove, l’asso brasiliano, nella più disperata delle remuntade, oscura l’argentino sigla una doppietta e manda in visibilio il pubblico del Camp Nou: ora, la conferma è di quelle spettacolari, si può sedere al tavolo dei grandi. E così, con la corte danarosa, sfarzosa, ricca e fastosa del PSG lo scomodo compagno di squadra, quello con il quale e per il quale, in origine, si voleva giocare, si può abbandonare, ripudiare in attesa della grandeur parigina, dei gol al Parco dei Prinicipi, delle sfide internazionali ma, soprattutto, dei 30 milioni di euro a stagione per 5 lunghi anni.
Il ruolo in campo: perfetto in un 4-3-3, Parigi lo attende
Neymar nasce seconda punta con grandissime doti di palleggio, tecnica individuale, estro, fantasia ed un dribbling pressoché impossibile da leggere. Eppure, nel corso della sua strabiliante carriera si adatta al meglio anche sulla trequarti in un 4-3-1-2 ed in posizione esterna nel 4-3-3 di marca azulgrana. È proprio in questa particolare porzione di campo che il brasiliano rende al top con la possibilità, schierato largo a sinistra, “a piede invertito”, di accentrarsi calciare verso la porta avversaria o servire assist al bacio ai suoi compagni di squadra (ben 83 a referto).
Valore di mercato e rating: troppi i 300 milioni versati dal PSG
222+78 milioni di euro per un totale di 300 saranno i soldi necessari al PSG per prelevare Neymar dal Barcellona. Una cifra mostruosa, a tratti, eticamente insensata che non sembra essere quella esatta seppur appiccicata ad un campione assoluto come Neymar. Al di là dei vari giudizi di merito sugli importi versati o da versare, il sito specializzato PlayRatings.net certifica che la somma investita dai qatarioti eccede la pur ottimale corrente valutazione di mercato (136.99 milioni di euro) di ben 86 milioni di euro, per riferirci alla sola clausola rescissoria, e di 163 se si tiene conto anche del bonus da elargire al giocatore al momento della firma. Quote siderali in forte espansione verso l’alto che mortificano i Pogba e Bale finora al top nella speciale graduatoria degli acquisti più onerosi della storia del calcio.