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Nazionale: cosa tenere e cosa cambiare per affrontare il Portogallo senza CR7

Ripartire da Federico Chiesa: è questa una delle poche certezze lasciate dal pareggio contro la Polonia. Mancini promette qualche cambio: Balotelli e almeno uno fra Gagliardini e Pellegrini i più a rischio. Dilemma modulo contro il Portogallo: il 4-3-3 dà più protezione alla difesa, il 4-2-3-1 offre più armi davanti per sfruttare i loro punti deboli.
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Ripartire da Federico Chiesa. La serata di Bologna contro la Polonia ha dato una prima certezza all'Italia di Mancini: su di lui si può, si deve costruire la nuova nazionale. In Portogallo, ha detto Mancini, "mi aspetto di vedere il proseguimento di ciò che di buono si è visto nella ripresa", ovvero una squadra più alta, che ha aumentato il possesso, recuperato e allo stesso tempo perso più palloni, tirato di più. Ha promesso cambi, Mancini, negli uomini e probabilmente nel modulo che, sottolinea, conta meno dell'atteggiamento.

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E' Chiesa l'uomo giusto

L'ingresso di Chiesa ha cambiato la partita, sparigliato destini e fortune. Ha imposto movimenti diversi e soluzioni alternative rispetto a Insigne. Ha liberato e allargato gli spazi anche con i tagli in orizzontale, non a caso nell'azione del rigore ha accompagnato un contropiede veloce dal lato opposto, sulla fascia destra. Qualità che, combinate con un attaccante meno old-style di Balotelli come Belotti moltiplicano le possibilità di dialogo davanti e possono favorire una maggiore profondità e una più efficiente aggressione degli spazi alle spalle del mediano avversario.

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E sarà, questa, la zona chiave in cui costruire una posizione di vantaggio competitivo contro il Portogallo. Anche senza CR7, nell'amichevole di due giorni fa contro la Croazia il ct Fernando Santos ha tratteggiato una formazione non troppo lontana, possiamo ipotizzare, da quella che vedremo lunedì. E' un 4-3-3 orientato verso le corsie, ampio nella copertura del campo con Cancelo e Mario Rui ali aggiunte a tutta fascia. Le sovrapposizioni dei due terzini hanno consentito di creare quel meccanismo proficuo mancato all'Italia, in particolare nel primo tempo, contro la Polonia. La presenza costante nella trequarti offensiva del neo juventino e, in misura minore, del giocatore chiamato a sostituire Ghoulam negli schemi in definizione del Napoli, garantisce l'ampiezza e incrementa la densità in area. I due attaccanti esterni, Bernardo Silva a sinistra e Bruma con notevole continuità partendo da destra, tagliano spesso verso l'area, così da portare i centrali croati fuori posizione nelle chiusure. Anche se sfidare nello stretto Bonucci, alla presenza numero 81 in azzurro, e Chiellini comporta difficoltà maggiori.

Migliorare l'intesa sulle fasce

Per questo, sarà ancora più importante per gli azzurri lavorare su come far funzionare le due catene sulle fasce. Contro la Polonia, ha funzionato meglio quella di sinistra: più dinamico Biraghi, anche se davanti Insigne rimaneva spesso distante e riduceva le occasioni di dialogo in velocità poi aumentate dopo l'ingresso di Bonaventura. Più bloccato Zappacosta, anche per non scoprire troppo campo alle spalle di Bernardeschi, più libero di muoversi negli spazi di mezzo, a una Polonia che al contrario manteneva le ali vicine alla linea difensiva in fase di non possesso per poi liberarle in velocità al recupero del pallone.

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Esaltare le ali

La nostra forza, scrive stamattina l'inviato della Gazzetta dello Sport Luigi Garlando, "in questa contingenza grama sono gli esterni offensivi". Tuttavia, "oggi non abbiamo mezzali come Zielinski, che ha dominato". E' proprio questo il principale dilemma che Mancini dovrà sciogliere in vista della trasferta portoghese. Pellegrini, che finora ha giocato solo un tempo alla Roma, e Gagliardini, escluso dalla lista Uefa dell'Inter (per quanto più risicata e vincolata delle rivali), hanno lasciato l'Italia scollata nelle due fasi. Poco decisi nel supportare Jorginho, regista che si esalta con compagni vicini con cui far ripartire presto l'azione ma quasi controproducente quando deve correre all'indietro e coprire tanto campo a palla scoperta, non consentivano nemmeno la creazione del triangolo classico con l'ala e il terzino di riferimento che è poi uno dei principali meccanismi offensivi del 4-3-3. Verrebbe da chiedersi se, in questa contingenza grama, questo modulo non sia un lusso. Mancini, per la sfida al Portogallo, potrebbe mantenerlo o passare a un 4-2-3-1, sospeso fra due opzioni che non risolvono tutti i problemi.

Le asimmetrie nella circolazione di palla contro la Polonia (fonte: 11tegen11)
Le asimmetrie nella circolazione di palla contro la Polonia (fonte: 11tegen11)

4-3-3? Sì, ma con uomini diversi

Mantenere lo stesso modulo di Bologna vorrebbe dire salvaguardare un minimo di continuità in un progetto tecnico al suo inizio effettivo, e non sarebbe poi così sbagliato. Certo, servono meccanismi e magari uomini diversi rispetto alla formazione titolare contro la Polonia. Se sarà questa la scelta di Mancini, Gagliardini e Pellegrini sono i primi indiziati di finire in panchina, con Benassi e il dinamico Barella pronti al ricambio.

Davanti, sembra scontato l'avvicendamento di Balotelli con Belotti. In un eventuale 4-3-3 contro i portoghesi, nonostante la contro-prestazione di ieri, Insigne potrebbe diventare un atout prezioso per sfruttare gli spazi di mezzo nella zona di Cancelo, che si sgancia parecchio e non è così attento nelle copeeture quando viene infilato a palla scoperta.

Il 4-3-3, poi, potrebbe dare qualche sicurezza in più in fase di non possesso, proprio perché gli attaccanti esterni stringono molto verso il centro. Avere un uomo in più a schermo davanti alla difesa, con due mezze ali meno discontinue nel ripiegare, andrebbe a togliere spazi e gradi di libertà nella zona che i lusitani sfruttano per sbilanciare la difesa avversaria ed esaltare quell'Andre Silva che in nazionale e a Siviglia sta lavorando bene su questo tipo di movimento a elastico: taglio fuori, smarcamento e ri-aggressione dell'area.

 Le statistiche di Italia-Polonia
Le statistiche di Italia-Polonia

I vantaggi del 4-2-3-1

Mancini ha una tradizione consolidata di formazioni "a specchio", di ricerca dell'uno contro uno a tutto campo. Combinata con le caratteristiche degli azzurri, e i punti deboli dei portoghesi ben sfruttati dalla Croazia due giorni fa, il passaggio al 4-2-3-1 non sembra un'alternativa da scartare a priori. Certo, per funzionare richiede un sacrificio maggiore dei due mediani e un maggior supporto degli esterni in copertura. Ma aumenterebbe il potenziale offensivo e la pressione sugli anelli deboli dei lusitani.

Un'ideale tris con Chiesa a destra, Insigne a sinistra e Bernardeschi da trequartista alle spalle di Belotti metterebbe l'Italia nella condizione di avere quattro uomini creativi nella zona chiave alle spalle del mediano avversario. Proprio la zona che il Portogallo ha fatto più fatica a coprire contro la Croazia che presentava, alle spalle di Livaja, Perisic e Pjaca ai due lati di Modric: due che per indole non corrispondono al profilo dell'ala classica.

I lusitani, un po' come l'Italia contro la Polonia, hanno faticato a tenere le linee di difesa e centrocampo compatte, e in ripiegamento hanno più volte dimostrato poca reattività sulle seconde palle. Eloquente l'azione del gol croato, che nasce da un rischioso appoggio orizzontale verso il centromediano Ruben Neves, che perde palla sul pressing di Livaja. Accompagna Kovacic, che si butta dentro l'area, con Perisic che taglia da sinistra e crea il 3 contro 2, Livaja fa velo e si allarga, trascinando Ruben Dias lontano da Pepe su cui il pallone rimbalza nello sviluppo dell'azione. Sulla respinta corta e fortuita, Perisic non è marcato, perché nessuno ha seguito e chiuso la linea di tiro da centrocampo.

E non sarà l'unico pericolo corso dai portoghesi su azioni dallo sviluppo simile, con la difesa che ripiega e l'appoggio indietro che scopre l'uomo libero fra le linee. Per questo modulo, servirebbe la testa dell'Italia del secondo tempo, serve una squadra agile e spavalda, col baricentro alto e supporto più costante fra i giocatori per non aprire quei vuoti esacerbati ieri dalla sveltezza di gambe e pensiero di Zielinski. Il progetto tecnico, la visione di Mancini, passano da qui.

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