Nainggolan al Guangzhou di Cannavaro, un ninja da 12 milioni a stagione
Nainggolan lascia la Roma e va in Cina. Forse. Il condizionale è d'obbligo perché è sì vero che il club capitolino e il Guangzhou Evergrande allenato da Fabio Cannavaro hanno raggiunto l'intesa per chiudere l'operazione con tanto di placet da parte del centrocampista ma sul buon esito dell'operazione grava l'incognita – pesantissima – della cosiddetta luxury tax. Cos'è? Il balzello che al di là della Grande Muraglia obbliga le società a rimborsare la Federazione di una somma pari al doppio di ogni affare concluso al di sopra della cifra di 6 milioni di euro. Per avere il ‘ninja' era (ed è) necessario un pacchetto da 50 milioni di euro al quale va ad aggiungersi uno stipendio da 12/13 milioni di euro netti all’anno da versare nelle tasche del calciatore. Un ingaggio che è pari a quasi il triplo di quanto guadagna oggi nella Roma, bonus compresi, il giocatore di origine indonesiane. Dettaglio non da poco, considerato che potrebbe essere schierato nella Champions League asiatica non in quota stranieri.
C'è da pensarci ancora? Niente affatto. Anzi, la telefonata tra il difensore campione del mondo e oggi tecnico con il collega romanista Di Francesco sembrava aver gettato le fondamenta per il buon esito di una transazione che permette alla Roma di aggiustare un po' i conti, realizzare una bella plusvalenza (nel 2014 venne pagato 15 milioni di euro al Cagliari) e soprattutto consegnare nelle mani del ds Monchi capitali necessari a piazzare un paio di colpi a gennaio.
Lo stop alla trattativa e l'escamotage. L'onere fiscale in Cina ha fatto sì che l'operazione di arrestasse sul più bello. E alla legge – compresa quella dei conti in bilancio – è impossibile sfuggire: pagando 50 milioni Nainggolan, il Guangzhou ne dovrebbe corrispondere altri 44 (50 meno i 6 milioni della franchigia prevista dalla normativa) alla Federcalcio cinese. In totale: prendere Radja, allo stato dei fatti, è un investimento da quasi 100 milioni di euro. Salta tutto? No, perché in realtà una strada alternativa – come raccontato dalla Gazzetta – è stata trovata e assomiglia molto alla strategia adottata dal Paris Saint-Germain per avere subito Mbappé dal Monaco: ovvero, la formula del prestito con obbligo di riscatto. Questione burocratica e di tempo necessario per sbrogliare la matassa poi Nainggolan potrà forse dire addio alla Capitale e incamminarsi su un ponte d'oro che lo condurrà dall'altra parte del mondo.