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Moratti: “Non ho dubbi su Stramaccioni”. Ma in estate sarà rivoluzione

Il presidente nerazzurro continua la sua campagna pro allenatore. Il tecnico al momento non si tocca. Anche perchè i problemi sono altri, come il tardivo abbattimento dei costi, un mercato per nulla convincente e la rivalutazione dello staff medico dopo una serie infinita di infortuni.
A cura di Alessio Pediglieri
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Massimo Moratti

"Non ho dubbi su Stramaccioni, non posso fare un'analisi su chi ha avuto a disposizione un terzo di quel che avrebbe dovuto avere".  Così si è espresso il presidente dell'Inter Massimo Moratti all'entrata degli uffici della Saras in merito alla posizione del tecnico dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia avvenuta ieri sera contro la Roma. "Umore? Non è che può essere sempre più alto, quello di certo no. Devo dire che difendo, sotto il profilo di quello che potevano fare, i giocatori perché hanno fatto un primo tempo molto bene con i resti di quello che rimane, anche psicologicamente, di una squadra dove c'è un infortunato al minuto, e questo non tira su di morale. Pero' hanno dato tutto quello che potevano dare". Barra a diritta, per non finire alla deriva. "Ora dobbiamo pensare a far bene nelle ultime gare, niente di più – conclude Moratti  -. Non ho letto le parole di Leonardo, ma so che con noi è sempre bravo e simpatico. Ma credo che lui stia sinceramente molto bene dov'è ed è felice di essere lì".

Nessuna rivoluzione, per ora. Chi pensava che il ko (arrivato, ironia della sorte, con una doppietta di Destro) avrebbe dato uno scossone alla panchina s'è dovuto ricredere. Almeno per ora. Perchè, con ogni probabilità, l'ira di Moratti si abbatterà in estate. Contro chi, al momento non si sa ma è certo che nell'Inter di oggi molto cambierà e di certo il futuro di Andrea Stramaccioni è semplicemente un dettaglio. Forse l'ultimo. Perchè il presidente, anche se predica calma e tranquillità, dentro cova tanta rabbia. Rabbia contro la sfortuna, contro gli infortuni, contro i risultati che non sono arrivati, contro tutti gli obiettivi sfumati. E, in attesa che si concluda la ‘stagione maledetta', tirerà le somme e i bilanci aprendo ad una rivoluzione radicale.

Il problema economico: ricapitalizzare – Una cosa è certa. Malgrado gli sforzi profusi e il cambio totale di rotta, l'Inter è ancora in forte ritardo con i parametri del Fair Play Finanziario. Verrà dunque multata dall'Uefa di Platini, non esclusa dalle Coppe. Per quello ci hanno pensato gli stessi nerazzurri fallendo ogni obiettivo prefissato. Ma l'elemento economico, al di là di facili ironie, è un punto cardine dell'Inter che verrà. Si prospetta una stagione senza Europa e quindi non si potrà contare sui proventi dell'Uefa, che siano di Europa o Champions League poco importa. Il presidente dovrà mettere mano al portafogli malgrado stia riducendo i costi da un paio di stagioni a questa parte. Se è vero che secondo i nuovi dettami un club non può spendere più di quanto incassi, si attendono periodi di lunga carestia. C'è da rifare un mercato, se non in entrata, di certo in uscita. Il merito è essere partiti per tempo (con i vari Laxalt, Botta, Andreolli, Icardi) ma il problema saranno le cessioni che – senza Europa – potrebbero interessare qualche giocatore importante, scontento di restare ai margini del calcio che conta.

Il problema medico: stop agli infortuni –  Ci sarà dunque un summit stagionale dal quale si traccerà una linea da un punto di vista economico e qui entrerà in gioco lo storico ‘ministro' delle Finanze nerazzurre, Ghezzi che dovrà far quadrare il cerchio al presidente. Che avrà anche altre gatte da pelare: lo staff medico e l'area tecnica. Anche se non lo si dice apertamente, al netto di quanto accaduto quest'anno, sono i due settori che più hanno inciso nella debacle interista. Ad oggi, c'è una intera squadra di titolari in infermeria. Sembrava che il ‘top' si fosse toccato nel'era Benitez, ma nell'era Stramaccioni si è andati oltre. Da gennaio, non è passato weekend senza che vi fosse un nuovo infortunio. Mudingayi, Nagatomo, Milito, Cambiasso, Gargano hanno finito anticipatamente la stagione e l'Inter in questo ultimo mese e mezzo rischia di giocarsi le sparute speranze di gloria, con i ragazzi della Primavera in campo. Troppo per pensare semplicemente alla sfortuna. Sotto la lente di ingrandimento c'è una preparazione risultata approssimativa se non errata e una tabella di marcia che non ha convinto. L'Inter è tra le prime squadre di serie A ad essere scesa in campo causa preliminari di Europa League, procedendo a lavori forzati in estate e iniziando la stagione senza una vera e propria pausa da quella passata. Pausa che è stata programmata in inverno tra il 23 dicembre e il 2 gennaio: 10 giorni di stop come nessun altro club di serie A che oggi pesano come la principale causa di una serie infinita di infortuni. Così, a giugno, lo staff medico dovrà dare spiegazioni convincenti.

Il problema tecnico: un mercato che convinca – Come l'area tecnica, gestita direttamente da un Marco Branca che – fuori dall'ambiente nerazzurro – non gode di incondizionata stima. L'attuale direttore che gestisce le scelte di mercato e che consiglia presidente e allenatore sui giocatori da prendere o vendere è ancora una volta nel centro del mirino. Nuovamente, perchè dal dopo Mourinho l'Inter sembra essere ripiombata nel tunnel di un calciomercato che stenta ad avere un senso logico. Sono tanti infatti i giocatori acquistati e che da subito hanno deluso, come Silvestre, Jonathan, Pereira. Lo stesso Alvarez anche se ultimamente – gioco-forza le assenze altrui – ha dimostrato più personalità. Altri sono stati ceduti, non senza qualche perplessità di troppo come Sneijder al Galatasaray o Coutinho al Liverpool. In Inverno si è provato a correre ai ripari, ma il trend non è cambiato con i vari Kuzmanovic, Schelotto, Rocchi. Certo, alcuni si sono dimostrati acquisti giusti come Juam, Kovacic, Palacio. Ma la sensazione è che si doveva osare di più soprattutto nel mercato di riparazione, laddove si palesavano già i prodromi di un calo psico-fisico importante. Oggi la nuova Inter porta i nomi di Icardi, Botta, Laxalt, Andreolli ma resta il punto interrogativo: fidarsi ancora dell'attuale staff tecnico o trovare nuovi responsabili?

Ecco perché decidere se Stramacccioni debba restare o no, oggi, è solamente un dettaglio.

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