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Mazzarri: “Per il calcio ho trascurato gli affetti”

Il tecnico dell’Inter ha racconto del particolare rapporto con il figlio, che ha visto molto poco in questi ultimi dodici anni.
A cura di Alessio Morra
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walter mazzarri allena l'inter da giugno 2013

La storia calcistica, recente, di Walter Mazzarri la conoscono tutti. Perché il tecnico dell’Inter, uno dei pochissimi allenatori nella storia del calcio italiano a non essere mai esonerato, negli ultimi dieci anni ha riportato in A il Livorno nel 2004 (dopo 55 anni di limbo), ha regalato tre strepitose salvezze alla Reggina, ha ridato aria pulita alla Sampdoria e soprattutto ha rifatto il grande Napoli, che con lui ha vinto la Coppa Italia e si è qualificato due volte per la Champions League. La vita privata del tecnico livornese, invece, fino ad oggi è stata misteriosa. Perché Mazzarri è un uomo schivo, che pensa solo al calcio ventiquattro su ventiquattro:“Vivo ogni partita come fosse una finale di Champions, lo faccio da sempre, ed ho 530 panchine da professionista. Poi al 90’ pensa già alle interviste post-gara e assillo il mio vice Frustalupi con i dettagli sui prossimi avversari.”

Ulivieri – Mazzarri, che in quest’intervista ha parlato anche del suo passato universitario, ha reso merito al suo maestro Renzo Ulivieri:“Io da calciatore ero un lupo solitario, decisi anche di iscrivermi all’università, alla Facoltà di Economia. Poi andai a fare il militare e lasciai a otto esami dalla laurea. Poi dopo essermi ritirato ho incontrato Ulivieri a cui devo tutto. Ho iniziato con lui e per lui ho fatto l’ osservatore, il preparatore dei portieri, preparatore atletico, vice-allenatore, tecnico della Primavera, da lì sono passato all’Acireale, alla Pistoiese e poi sono entrato nel grande calcio.”

Sacrifici – L’allenatore livornese non si è mai fatto seguire dalla sua famiglia, che da sempre vive ad Empoli.E questo è uno dei crucci del bravissimo tecnico dell’Inter, che con il cuore in mano ha raccontato frammenti della sua vita:“Quando inizia ad Acireale il rischio d’esonero rapido era notevole, mio figlio Gabriele aveva 5 anni e non ce la sentimmo di fargli iniziare la scuola lontano da casa. Così, lentamente ho tenuto mia moglie e mio figlio lontani dalla mia vita. A volte chiede a mia moglie se sa che mestiere faccio…Ci siamo visti poco in questi dodici anni. Uno dei miei crucci è quello di non esserci stato negli anni più belli di Gabriele. Quando tornavo ero come un mammo, lui dormiva sempre con me, in vacanza non ci staccavamo mai. Ma ricordo certi bruschi distacchi, quando allenavo a Reggio uscivo alle 5 di mattina e lui piangeva perché sarei tornato solo dopo un paio di settimane. Ho trascurato lui e la mamma. Ora che ha 18 anni quando vado ad abbracciarlo, non mi vuole più, mi manda via. Per forza ormai è un uomo. Spero che capisco, un giorno perché il papà abbia scelto questa vita.”

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