Liga, Piquè: “Van Gaal mi disse che non ero da Barcellona. Io presidente? In futuro”

Dopo le polemiche scoppiate in occasione della partita contro l'Albania, con media e tifosi che lo hanno accusato di aver tagliato le maniche della sua maglietta per nascondere volutamente i colori della sua nazionale, Gerard Piqué è tornato a parlare alla vigilia della sfida contro il Deportivo e a pochi giorni dal ritorno in campo europeo con il Manchester City. Il 29enne difensore catalano ha infatti raccontato delle sue prime esperienze nella cantera blaugrana e del suo rapporto conflittuale con il tecnico di allora Louis van Gaal: "Mi disse che ero un giocatore da Barcellona – ha dichiarato Piqué in conferenza stampa – Un giorno mi spinse a terra per dimostrarmi che non ero abbastanza forte per giocare da centrale difensivo. Mi ha distrutto e fino ai 18 anni non abbiamo lavorato in palestra".
Un futuro da presidente
Nonostante le stagioni in Inghilterra con la maglia del Manchester United e l'annata con il Real Saragozza, Gerard Piqué è diventato un simbolo e una bandiera del club catalano. Idolo della tifoseria del "Camp Nou", il difensore ha anche parlato dei suoi progetti futuri quando lascerà il calcio giocato: "Quando appenderò le scarpe al chiodo e andrò in pensione, mi piacerebbe diventare il presidente del Barcellona – ha aggiunto il difensore a TV3 – Allenare? No, non mi vedo come allenatore. Da presidente, invece, potrei fare il bene del club che amo da sempre".
Dopo aver incassato nei giorni scorsi i complimenti di un grande ex blaugrana ("Piqué è migliore di Sergio Ramos – ha commentato Maradona al quotidiano spagnolo Marca – E' un gradino sopra il madrileno"), il difensore ha parlato di Leo Messi e del suo peso all'interno dello spogliatoio: "E' un giocatore unico – ha concluso Piqué – Il giorno in cui dovesse andar via sarebbe come veder morire tuo padre. Dobbiamo però abituarci all'idea che lui un giorno non ci sarà più e dovremo essere pronti per restare competitivi".