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Inter e Roma, grandi deluse: la coppa Italia per i curare i mali della stagione

Dopo una stagione altalenante, fatti più di bassi che di alti, Roma e Inter cercano con la Tim Cup di chiudere al meglio un anno orribile e di pianificare il prossimo futuro.
A cura di Alberto Pucci
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Aurelio Andreazzoli

Ora o mai più – Permetteteci un'incipit cinematografico…il grande John Belushi, avrebbe detto: "Il gioco si è fatto duro, ed è ora che i duri comincino a giocare". Un "mantra" che, volendo ben vedere, potrebbe essere preso in prestito da Andreazzoli e Stramaccioni: i Blues Brothers delle panchine di Roma e Inter, le due grandi deluse del calcio italiano che, partite con buone chance e con molte credenziali, sono via via scomparse nell'anonimato del torneo. Ecco perchè, ora che il gioco (della Coppa Italia) si è fatto duro, conviene che nerazzurri e giallorossi ritrovino quel "fuoco sacro" perso per strada. Dopo il sogno estivo fatto di gioie tricolori e piazzamenti Champions, ecco il brusco risveglio e l'incubo di chiudere l'anno senza aver conquistato nulla. Andreazzoli e Stramaccioni, sono al bivio della loro annata e della loro carriera sulle rispettive panchine. Ora o mai più, si è detto e scritto. La semifinale di ritorno, che si giocherà stasera a San Siro, arriva nel momento giusto. C'è da invertire un trend negativo (specialmente in casa nerazzurra) e provare a strappare l'ultimo biglietto per la corsa europea. Andreazzoli, parte con il vantaggio dell'andata: gentile "lascito" del collega boemo. Il tecnico giallorosso, chiamato a sostituire Zeman, potrebbe rimanere (anche se è molto difficile) solo grazie alla conquista della Tim Cup (vorrebbe dire aver battuto la Lazio in finale!) e ad un piazzamento in Europa League (magari, anche quello, conquistato ai danni dei cuginetti). Solo con questo doppio "credito", l'attuale guida giallorossa potrebbe provare a difendere la propria panchina dagli attacchi della concorrenza e dalla voglia del club di arruolare un altro allenatore. Una situazione difficile. In pratica: la stessa che sta vivendo Andrea Stramaccioni, l'altro "fratello" di panchina del buon Aurelio.

Le rovine nerazzurre – Giunta alla sua terza sconfitta consecutiva (escludendo la passeggiata di Genova contro la Sampdoria), la nave nerazzurra sta lentamente affondando. Il cammino del club di Moratti, dalla 27esima giornata ad oggi, è un pianto "greco": vittoria presa per i capelli a Catania, sconfitta a San Siro con il Bologna, vittoria a Genova e poi i tre ko consecutivi con Juventus, Atalanta e Cagliari. Una striscia negativa figlia di un involuzione tattica, di una serie infinita di infortuni, di un nervosismo crescente (citofonare Schelotto, please!) e di errori e sbavature arbitrali spesso decisive. Vero che si è sempre detto che l'Inter è pazza e che andrebbe amata per quello, ma c'è un limite a tutto! Depredata dell'inno ufficiale (anche questa è una delle assurdità stagionali, di cui l'Inter è vittima), la beneamata nerazzurra pare sia diventata "normale". Nel senso che pare ormai una routine quotidiana, vivere in mezzo a polemiche e incomprensioni, tra fobie da complotto e orrori tecnico/tattici.

“ In questo momento la fiducia è per tutti, fino al 30 giugno dobbiamo dare il massimo! ”
Andrea Stramaccioni
Così come mettere in croce l'allenatore, prima del tempo, pare sia tornato ad essere un "must have" delle stagioni interiste. Stramaccioni, con la gara di stasera, rischia molto. Lo "Special Two", diventato con il passare delle settimane sempre più irritabile (e, a volte, a ragione…vero arbitro Celi?), è alle corde e con la "guardia" alzata, per ripararsi dalle "tranvate" degli avversari. Colpe ne ha diverse (perchè Livaja all'Atalanta, ad esempio?), così come ha molte attenuanti. Domenica scorsa, contro il Cagliari, ha dovuto far giocare Samuel attaccante…che, non ce ne voglia il diretto interessato, non è la stessa cosa che giocare con Milito. La settimana prima, contro l'Atalanta, la palla del pareggio l'ha avuta Ranocchia, che è tutto fuorchè un "bomber" di razza. Toccherà a lui, e a quello che gli rimane della rosa nerazzurra, dare un senso alla stagione in queste ultime sei giornate e nella sfida di Tim Cup.

Andrea Stramaccioni

Petkovic in poltrona – Quella di stasera a San Siro, è l'undicesimo incrocio tra Inter e Roma in Coppa Italia. I giallorossi, in questa competizione, non vincono a Milano dal lontano 1937. Da quella vittoria, otto successi nerazzurri ed un pareggio: un "curriculum" che dovrebbe portare un minimo di serenità nel quartier generale della "Pinetina". Inoltre, il gol di Palacio dell'andata, sposta il peso delle percentuali verso la parte milanese del match, nonostante la Roma abbia due risultati su tre a favore. Sarà la partita dei grandi assenti (Cassano, Milito, Palacio, Pjanic, Burdisso, Osvaldo), di quelli che vogliono rifarsi di una stagione da "bollino" rosso (Mattia Destro) e di quelli che pagherebbero di tasca propria per firmare il gol decisivo (Francesco Totti e Tommaso Rocchi). Pur senza diversi attori principali, Inter-Roma rimane una di quelle sfide che porta gente allo stadio che, di questi tempi, non è poi più così scontato. San Siro è infatti pronto ad accogliere quasi cinquantamila spettatori, con una buona parte di supporters giallorossi in arrivo dalla Capitale e dalle altre città del nord Italia. Visti gli ultimi incidenti di Torino e, precedentemente, del derby con la Lazio, l'allerta sicurezza, intorno allo stadio, rimarrà alta fino alla fine della partita. L'augurio è che i soliti pochi idioti, non guastino quella che dovrebbe essere una serata di grande calcio. Con tutte queste assenze, il condizionale è d'obbligo…con buona pace di Stramaccioni e Andreazzoli e per la felicità di Vlado Petkovic, già in finale e, questa sera, in poltrona a studiarsi i prossimi avversari!

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