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La storia di Alireza Beiranvand, il nomade senzatetto diventato il portiere dell’Iran ai Mondiali

Alireza Beiranvand è il portiere dell’Irano che ha ipnotizzato Cristiano Ronaldo. Pur di inseguire il suo sogno di diventare calciatore professionista ha dovuto fare tantissimi sacrifici. Ha lavorato in un autolavaggio, in una pizzeria e come spazzino prima di colpire gli osservatori soprattutto per le sue lunghissime rimesse capaci di superare i 70 metri.
A cura di Marco Beltrami
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Ci sono favole che solo i Mondiali sanno raccontare. Una di queste è sicuramente quella di Alireza Beiranvand il portiere del sorprendente Iran che, dopo aver battuto all'esordio a Russia 2018 il Marocco ha messo in difficoltà la Spagna che si è imposta di misura solo grazie ad una rete fortunosa di Diego Costa. Un rimpallo che ha battuto il gigante iraniano classe 1992 che dopo aver avuto una vita a dir poco difficile, costellata di tantissimi sacrifici, è riuscito a realizzare il suo sogno di giocare a calcio e difendere addirittura i pali della sua nazionale. E a parare un rigore a Cristiano Ronaldo.

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Alireza Beiranvand, un'infanzia difficile da nomade in Iran

Il piccolo Alireza è cresciuto in un paesino di mille persone sulle montagne del Loresta, in una famiglia nomade. Scontato per lui un futuro nell'attività di famiglia, ovvero la pastorizia, con due grandi passioni ad allietare le sue giornate quella per il calcio, e per il Dal Paran, ovvero un passatempo che consiste nel lanciare pietre il più lontano possibile. Continui gli spostamenti alla ricerca di pascoli buoni per gli animali fino a quando a Sarabias, il giovane Beiranvand inizia ad allenarsi con una squadra locale. Prima attaccante, il ragazzino si ritrova in porta per prendere il posto di un amico infortunato.

La fuga di Beiranvand dal papà che non voleva giocasse a calcio

L'ostacolo più alto ai suoi sogni però è rappresentato dal papà, che non gradisce il calcio e impone ad Alireza di pensare solo al lavoro anche in maniera drastica come rivelato dallo stesso portiere dell'Iran in un'intervista al The Guardian: "A mio padre non piaceva il calcio preferiva che lavorassi. Una volta mi ha anche strappato i vestiti e i guanti e ho dovuto giocare a mani nude parecchie volte". Ecco allora la decisione che cambierà la sua vita: una fuga in solitaria verso Teheran, la capitale, a caccia della fortuna e chissà magari di un futuro nello sport.

Beiranvand senza lavoro e costretto a dormire in strada

La Dea bendata decide di premiare per una volta Alireza che incontra sull'autobus un allenatore di una squadra locale che gli propone di allenarsi con loro dietro pagamento di circa 200mila toman, ovvero 34 euro. Le necessità però spingono Beiranvand a rinunciare: senza un posto dove vivere, e senza un lavoro, il ragazzo deve rivedere le sue priorità. Ecco che allora si ritrova costretto a dormire per strada, e spesso anche all'esterno del club dove l'allenatore incontrato gli aveva proposto di giocare. Quest'ultimo decide di credere nelle doti e nel piglio del classe 1992 concedendogli la possibilità di allenarsi con la squadra e di ricevere il sostegno di alcuni compagni di squadra.

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L'autolavaggio, il pizzaiolo e lo spazzino: le professioni del portiere

Nel frattempo Alirez inizia a lavorare in un autolavaggio, dove può sfruttare tutta la sua altezza e qui incontra nientemeno che una leggenda del calcio iraniano come Ali Daei, l'ex bomber della nazionale e del Bayern. Nonostante il pressing di amici e compagni, il giovane portiere si vergogna di raccontare al glorioso centravanti la sua storia: "Sapevo che se avessi parlato con Daei mi avrebbe sicuramente aiutato, ma mi vergognavo della mia situazione". Le cose cambiano invece con l'incontro con l'allenatore della squadra del Naft-e-Tehran che gli concede una chance, come evidenziato da Eurosport: Beiranvand può ora vivere in un luogo di culto e inizia a lavorare come pizzaiolo prima e come spazzino poi.

Il sogno che diventa realtà: Alireza Beiranvand portiere dell'Iran ai Mondiali

Ecco però che la sfortuna si accanisce contro l'estremo difensore con un infortunio e con il rifiuto del club dell'Homa che sembrava porre fine alla carriera: "Forse era destino che il manager di Homa non mi prendesse. Se fossi rimasto lì, forse non avrei mai raggiunto il livello cui sono arrivato oggi". E invece ecco la rinascita: il nuovo inizio al Naft Under 23 e la scena conquistata grazie ai suoi lunghissimi lanci, addirittura di 70 metri, abilità maturata proprio grazie al Dal Paran. Nel 2016 il trasferimento al Persepolis, e oggi un Mondiale da protagonista per Alireza che ha realizzato il suo sogno: "Ho sofferto tanto per realizzare i miei sogni ma non ho intenzione di dimenticare niente perché tutto quello che ho passato mi ha reso la persona che sono oggi".

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