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La rivincita di Mou: elimina lo United e si riprende il Real e la Champions (VIDEO)

Lo Special One è riuscito nella piccola-grande impresa di eliminare una diretta concorrente per la vittoria finale sul proprio cammino Champions. Un altro capolavoro del portoghese più discusso nel mondo del calcio. E che vanta anche il maggior numero di imitazioni. Tutte ancora incompiute…
A cura di Alessio Pediglieri
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special one a fine partita

E' forse l'allenatore che al mondo vanta il maggior numero di imitazioni. Senza che, al momento, nessuno sia ancora riuscito ad eguagliarlo. E' Josè Mourinho da Setubal, lo Special One, da ieri insieme al Borussia Dortmund di Jurgen Klopp, qualificatosi ai quarti di finale di Champions League andando a violare l'Old Trafford del Manchester United di Ferguson per 2-1.Un allenatore che da sempre è sopra le righe e ovunque sia andato ha lasciato il segno. In patria, nel Porto, costruendo le basi di ciò che poi avrebbe esportato in mezza Europa. In Inghilterra al Chelsea dov'è ancora una specie di icona indimenticata così come in Italia all'Inter sulla cui panchina a distanza di oramai tre anni aleggia la sua presenza, pesantissima, su tutti i suoi successori. Ed infine in Spagna, forse nella sua avventura più turbolenta e complicata, al Real Madrid, con il quale si sta togliendo moltissimi sassolini dalle scarpette, vincendo una Liga nel periodo dei ‘marziani', battendo ripetutamente il Barcellona, marciando (Liga esclusa) a ritmi altissimi nelle Coppe nazionali e in quelle europee.

Lo stile Mou: risultati e parole – Che Mourinho sia un fenomenale personaggio, un capace affabulatore delle platee alle quali si rivolge è evidente nei fatti e negli aneddoti. Così come i risultati sportivi confermano le sue indiscusse capacità tecniche. Un ‘manager' più che un semplice tecnico vecchia maniera, che non lascia nulla al caso o in mano altrui. Al Chelsea si racconta che Abramovich non gli consegnò solamente un assegno ricco di sterline ma le chiavi dell'intero club, che riportò al successo nazionale dopo 50 anni di astinenza. All'Inter, ribaltò la Pinetina, il quartier generale settimanale della squadra, facendo togliere fotografie passate, riorganizzando gli spazi e gli uffici a proprio gusto e opportunità.
A Madrid, addirittura, obbligò il presidente Florentino a rivedere l'organigramma dei propri collaboratori inserendo Zidane (apprezzato da Mou) e scaricando Valdano (inviso dal portoghese). Sempre sul filo del burrone, Mourinho si è costruito attorno un personaggio di cui al momento non sembra essere ancora prigioniero. Certo, qualche inciampo sul cammino c'è stato. Come il dito nell'occhio al povero Vilanova, all'epoca vice di Pep Guardiola, o l'ironia sull'età di Ranieri, primo antagonista negli anni nerazzurri alla guida della Roma. Ma Mourinho è l'uomo delle ‘manette', delle parole all'orecchio a Ibra e Guardiola nella sfida (vinta) contro il Barça; quello delle tre dita alzate nel cielo di San Siro contro il Milan, alla guida del Real Madrid. E quello che sa gestire non solo le sconfitte ma anche e soprattutto le vittorie.

Gli elogi al Manchester, i quarti al Real – Come l'ultima, l'attuale fiore all'occhiello della sua cavalcata in Champions, nel doppio confronto con il Manchester United di Sir Alex Ferguson, il decano di tutti i tecnici, un'icona per chi vuole allenare e osannato anche dallo stesso Mourinho.
Prima (sperando di poter avere la stessa carriera dello scozzese), durante (confabulando con Ferguson a bordo campo) e soprattutto dopo, elogiando gli avversari eliminati dalla Champions.

Il Real non ha giocato bene nel primo tempo. Nella ripresa, dopo l'espulsione e l'ingresso di Modric che ha dato creatività e corsa alla squadra, abbiamo avuto 10 minuti buoni e abbiamo fatto due gol, ma poi, nonostante la superiorità numerica, non abbiamo avuto possesso palla, non abbiamo controllato la partita. Io conosco bene questo stadio e questo allenatore, sapevo che sarebbe stata dura nel finale. Il Manchetser United è una squadra che mi piace molto, Ferguson un allenatore che stimo moltissimo, ha giocatori bravi, forti, aggressivi, non so se oggi è passata la squadra migliore

Anche nella sera in cui tutto è girato a favore del Real Madrid (tutto, anche l'arbitro) Mourinho, che non ha mai lesinato lamentele nei confronti dei direttori di gara e sa perfettamente cosa significhi avere una gara compromessa per un errore evidente, come l'espulsione affrettata e sbagliata di Nani, lo Special One stupisce tutti con le sue parole. Nessun elogio ai propri giocatori, anzi: ridimensionamento di quella che comunque resta un'impresa ("per noi è una Finale" aveva detto Mourinho nel pregara) e applausi solo per i ‘reds'. Un modo come un altro per avvalorare ancor più ciò che hanno conquistato sul campo Cristiano Ronaldo e i suoi. Apice attuale di un capolavoro tecnico, tattico e comunicativo cui – direttamente o incosciamente – si sono nel corso della loro avventura altri allenatori, vicini per modo di fare e per atteggiamenti proprio allo Special One.

Piccoli Mou crescono: da Stramaccioni a Villas Boas ad Antonio Conte – In Italia non è un caso (e non può esserlo) che lo stesso Andrea Stramaccioni sia stato ripetutamente accostato a Mourinho. Stesso piglio, stesso studio meticoloso degli avversari, stessi atteggiamenti a bordo campo e con la stampa. Ed è proprio l'accostamento (ironico) allo Special One fatto da Cassano in allenamento ("Ha fischiato…Mourinho!") che sembra aver fatto scoppiare la lite tra FantAntonio e Stramaccioni. Una presenza, quella di Mou, che all'Inter è sempre stata schiacciante e che vantaanche altri ‘imitatori' come il buon Leonardo che – differente a livello caratteriale – si racconta sentisse settimanalmente proprio il tecnico portoghese, già al Real , per la gestione del gruppo reduce dal Triplete. Mourinho fortemente presente in Italia ma anche laddove ha potuto allenare.
Al Chelsea Abramovich non a caso ha ingaggiato a peso d'oro lo ‘Special Two', quel Villas Boas che proprio con Mou si era formato e proprio a Mou ha sempre detto di ispirarsi. Forse, anche esteticamente, il primo ‘imitatore' dello Special One che ne ha ricalcato – almeno in patria – gli stessi allori. Franando però proprio nella Londra dei Blues dove, sembra quasi appurato, lo Special One farà ritorno. Una personalità unica capace di lasciare un vuoto incolmabile nel momento del distacco. Per continuare con i paragoni e i parallelismi, si potrebbe confrontare con ciò che accadrebbe ad oggi con la Juventus se Antonio Conte a fine anno decidesse di lasciare i bianconeri per altri lidi. Il tecnico pugliese ha costruito infatti un ambiente che trae linfa dalla sua personalità dentro e fuori dal campo. Una condotta ‘mourinhana' non figlia di imitazioni ma insita nel carattere di Conte. Il primo scudetto bianconero a detta di tutti i giocatori bianconeri è un successo tutto di Conte, così come l'attuale stagione vissuta al momento da protagonisti sia in campionato che in Champions.

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