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La mossa del cavallo: con Zaza Conte dà scacco matto alla Svezia

L’innesto dell’attaccante della Juventus al posto di uno spento Pellè si rivela decisivo per la vittoria contro la Svezia.
A cura di Maurizio De Santis
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Conte rischia tantissimo ripresentando gli stessi 10 (tranne Florenzi per Darmian) che hanno giocato contro il Belgio anche contro la Svezia e per un tempo la squadra è molle e surclassata (solo fisicamente, gli svedesi hanno un senso tecnico solo con Ibra) dalla Svezia. Alla fine uno dei giocatori più criticati al momento delle convocazioni, Eder, risolve la partita grazie ad un suo stato di forma veramente ottimo e grazie alla tigna di uno Zaza che non dà per persa una palla su rimessa laterale di Chiellini. Andiamo agli ottavi ma dobbiamo calibrare sforzi e uomini.

Zaza in azione contro la Svezia
Zaza in azione contro la Svezia
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La stanchezza negli Azzurri è evidente già dopo pochi minuti. Candreva non si propone, De Rossi non giostra la palla perché sempre in affanno e pressato, i difensori sono molto imprecisi. Pellé-Eder discreti nella prima partita giocano troppo vicini, che può essere un bene se si muovessero improvvisamente ad aprire spazi, e troppo orizzontali fra loro. La poca dinamicità di Pellè fa arrabbiare più volte Conte e sui suoi piedi (e non su quelli di Eder) capitano palle da rifinire per le ali e la seconda punta ma Pellè non ha la lucidità e forse la tecnica per farlo.

La Svezia è quella già conosciuta. Due linee strette e compatte, con un terzino di grande corsa (Olsson), centrocampisti bravi nel pressare ed una sola possibilità di realizzare qualcosa in attacco: Ibrahimovic. Quello che ha fatto (poco) la Svezia è nato tutto dai piedi di Ibrahimovic il quale si è abbassato anche a centrocampo per avere palloni. Conte conosceva perfettamente questa unica risorsa svedese ed ha deciso di non far attaccare mai Ibrahimovic da solo contro Barzagli o Chiellini, facendo giocare in maniera molto poco propositiva le mezzeali che avevano invece il compito di raddoppiare quando Ibra svariava.

Questa estrema accortezza tattica ha creato un blocco di gioco per cui il primo tempo è volato via con un nulla di fatto. A noi è rimasto solo il gioco lungo con i difensori, ma un conto è se a lanciare è un Bonucci lucido, un altro se lancia un Bonucci stanco o Chiellini. Nel secondo tempo Conte libera le mezzeali dal gioco di “intoppo” ad Ibra e Forsberg, e chiede a De Rossi di ribaltare più velocemente il gioco su Candreva, più alto del primo tempo e Florenzi.

Il cambio Zaza-Pellè ha dato maggiore dinamicità e anche Thiago Motta ha mosso più velocemente la palla rispetto a De Rossi. La partita era destinata allo 0-0, anche perché Hamren fa tre cambi di uomini ma non cambia nessun elemento tattico, ma la voglia di Zaza, unite alla destrezza e condizione ottima di Eder ci hanno portato alla vittoria. Tanti hanno criticato Eder nel momento delle convocazioni per i suoi pessimi sei mesi all’Inter. Conte però lo ha sempre difeso perché nelle qualificazioni il giocatore ha più volte mostrato di essere la seconda punta perfetta per una squadra di Conte.

Eder riesce a pressare forte per 90 minuti, attuare schemi d’attacco a grande velocità senza perdere in precisione (un paio di volte con Pellè ci hanno provato), a dialogare bene con le ali dello schema contiano. E poi, dicamocela tutta, non esiste una seconda punta italiana che abbia la tecnica e la capacità di dialogare con i compagni di Eder. Conte ha creduto in lui ed è stato ampiamente ripagato. Con la qualificazione in tasca Conte dovrebbe far riposare i suoi giocatori, sapendo benissimo che il suo calcio ha bisogno sempre di sangue fresco, e magari cambiare modulo, per provare anche alternative di gioco che nelle prossime partite possono essere utili.

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