Italia, il percorso dell’Under 19 come speranza per il futuro del calcio azzurro?
Catastrofismo, ovvero la "tendenza a fare previsioni pessimistiche, specialmente in riferimento alla situazione politica ed economica, o climatica ed ecologica". Questo è un po' il "sentiment" in cui è inciampata l'Italia calcistica negli ultimi tempi e il culmine di questo percorso, che ha visto i soliti "ve l'avevo detto, come potevamo andare avanti così, etc etc", è stata la mancata partecipazione al Mondiale 2018 in Russia dopo il play-off con la Svezia dello scorso novembre. I dati degli ultimi "anni azzurri" erano impietosi con due eliminazioni ai gironi dei Mondiali da parte della rappresentativa A e una edizione dell'Europeo Under 21 che ci ha visti esclusi dopo i gruppi (nel 2013) ma questa tendenza sembra essere cambiata negli ultimi tempi: in 24 mesi le selezioni giovanili azzurre hanno conquistato un terzo posto al torneo continentale con l'U21 di Gigi Di Biagio in Polonia, un terzo posto al Mondiale Under 20 in Corea del Sud, un secondo posto all'Europeo Under 17 in Inghilterra e due finali con l'Under 19: la prima ci ha visto sconfitti (4-0) con la Francia nel 2016 mentre domani i ragazzi di Nicolato sfideranno il Portogallo per cercare una vittoria che manca dal 2003.
Guardando un po' questi numeri e i risultati ottenuti in questi ultimi tempi sembra proprio che il materiale su cui lavorare per riportare la nazionale a lottare in ogni categoria ci sia: le modalità di selezione, la riforma dei campionati giovanili e la preparazione dei tecnici federali hanno rimesso la qualità al primo posto e nonostante qualcuno cerchi ancora "i Baggio, i Totti e i Del Piero" (cosa praticamente impossibile!) ci sono ragazzi davvero interessanti che sempre di più si affacciano al ‘grande calcio' e possono dare il loro contributo alla causa azzurra.
Come evitare che questo talento si disperda? Chiaramente l'auspicio è quello di veder giocare sempre più giovani trovare spazio nelle squadre A ma la sfida delle "squadre B", che è stata raccolta quest'anno solo dalla Juventus, darà la possibilità a molti ragazzi, dalla prossima stagione, di confrontarsi con il professionismo fin da subito e questo potrebbe essere una spinta in più per il velocizzare il processo di crescita.
Viscidi: Abbiamo rimesso i giocatori al centro di tutto
In una bella intervista pubblicata stamane da La Gazzetta dello Sport Maurizio Viscidi, uomo di che sta ai vertici organizzativi della Federazione da otto anni (da vice di Sacchi a coordinatore delle nazionali giovanili), ha parlato delle idee da cui è ripartito l'impegno della FIGC nella cura delle squadre giovanili, ovvero "mettere il giocatore al centro del progetto, valorizzandolo per le sue qualità. Il sistema di gioco no è un vincolo: puntiamo, invece, sugli stessi principi" e sugli obiettivi a lungo termine, cioè "recuperare la tecnica, un po' abbandonata negli ultimi anni, rendendola più sicura e dinamica. Il talento non va ucciso nè disperso. Va educato". Da leggere e rileggere con calma.
Queste parole fanno capire come dietro un progetto o un'idea seria, seguita anche in Finlandia anche dai rappresentanti della nazionale tedesca, ci sia bisogno di persone competenti e che sappiano parlare di sport prima che di diritti tv e tutte quelle altre situazioni che hanno preso possesso del dibattito calcistico. Riavvolgendo il nastro degli ultimi mesi, se il tiro di Darmian a Stoccolma fosse entrato e non avesse colpito il palo forse ora non si sarebbero spesi km di carta e ore di diretta per parlare male del calcio italiano e non ci sarebbero stati le varie situazioni politiche che stiamo vivendo, da diversi mesi, ma forse era giusto saltare un giro e rimetterci perbene in carreggiata in vista dei prossimi anni. C'è speranza? Coltiviamola, comunque vada domani.