Inui e Haraguchi come Holly e Benji, tra i pali non c’è l’eroe. Giappone ko, Belgio ai quarti
Il Belgio non fa bene ai cardiopatici, questo è certo. Sotto per due reti a zero il collettivo di Martinez replica alla garra giapponese ribaltando il punteggio e qualificandosi per i quarti con un rocambolesco 3-2. I nipponici lottano, giocano bene, ci credono, corrono tanto, sfiorano l’impresa ma poi, a causa di un incredibile errore finale, quando i Samurai provano addirittura a vincerla in extremis, subiscono la rete del definitivo ko.
I Diavoli Rossi, invece, al netto del loro grande carattere, con la squadra che non si è affatto abbattuta dopo il 2-0 di inizio ripresa, evidenziano tante falle, tanti nei che, se non sistemati in fretta, potrebbero compromettere l'ambita vittoria finale, specie contro il fortissimo Brasile di Tite, prossimo avversario di Hazard e soci.
Qui, duelli individuali e di reparto fra Belgio e Giappone.
Mertens e Hazard ci provano, Hasebe e Shibasaki tengono botta
La differenza di valori in campo fra Belgio e Giappone, estesa ed evidente in ciascuna singola zona del campo, diventa ancora più lampante, almeno nei primi 30′ di gioco, nello specifico duello di reparto fra la trequarti rossa e la mediana samurai. Hazard e Mertens, infatti, riescono spesso a sfuggire allargandosi senza palla alle maglie blu di Hasebe e Shibasaki che, a dire il vero, anche nell’uno contro uno secco, diretto soffrono non poco.
I gioielli a disposizione del Ct Martinez rappresentano il grimaldello, insieme con l’estroso De Bruyne, per scardinare la compatta retroguardia nipponica con i numeri #10 e #14 impegnati a verticalizzare verso Lukaku, scavalcare la diga di Nishino e risolvere una contesa che, col trascorrere del tempo, si fa sempre più complicata. Eppure, i leziosismi del trequartista del Chelsea ed i pochi rifornimenti che arrivano al napoletano, fra i peggiori in campo nella ripresa e poi sostituito per Fellaini, prestano il fianco alla compatta coppia centrale blu con un secondo tempo in apnea sì, ma pure pragmatico col Giappone bravissimo a concretizzare le poche occasioni davanti e ad arginare, fino alla tenuta atletica della squadra e all'harakiri finale, i tentativi dei Diavoli Rossi.
Corsie appannaggio del Belgio ma il Giappone risponde al meglio
Con un canovaccio tecnico ben noto già alla vigilia, e quindi con un Belgio propositivo ed un Giappone non proprio rinunciatario ma comunque guardingo, i Diavoli Rossi sono padroni delle operazioni e provano, causa densità, eccessivo traffico al centro, ad ampliare il loro raggio d’azione appoggiandosi sulle corsie laterali. E qui, con un evidente disequilibrio propulsivo fra Meunier a destra, più difensivo, e Ferreira Carrasco dall’altra parte, più votato all’attacco, i ragazzi di Martinez hanno la meglio con una pressione offensiva sempre alta, sortite sulla sinistra pericolose e pochissimi pericoli subiti a firma Inui col neo-acquisto del Betis Siviglia, fra i migliori del Giappone, in tandem con Shibasaki, nei panni del solido regista, a scalfire di rado le certezze sulle fasce del Belgio.
Certezze, poi, frantumate dall’errore individuale di Vertonghen ad inizio ripresa con la sua mancata chiusura che spalanca le porte dell’area avversaria a Haraguchi, bravissimo poi con un preciso diagonale, a fulminare l’incolpevole Courtois e a mandare in tilt il collettivo belga e pure il fluidificante Meunier che, dopo lo svantaggio, abbandona la fase passiva lasciando varchi importanti alla ricerca del pari.
Inui polverizza Witsel, i suoi tagli all’interno fanno male
La prima frazione di gioco, per il talento ex Eibar Inui, è stata davvero difficile col numero #14 spesso in apnea, in crisi e pure costretto a continui ripiegamenti per dare manforte al suo terzino Nagatomo. Nella ripresa però, nel momento del blackout belga, l’esterno sinistro d’attacco approfitta della situazione e sfoggia, così come già fatto al Camp Nou un anno fa con una sua incredibile doppietta al Barcellona, le sue doti balistiche: tiro dai 25 metri da posizione centrale e gol per ‘il clamoroso alla Rostov Arena’. Gol, che bissa quello siglato al Senegal in questo mondiale, e che manda in paradiso, solo per poco, la formazione di Nishino col ragazzo capace non solo di disegnare una traiettoria imprendibile per Courtois ma pure intelligente a venire dentro al campo, fuggire dalla distratta guardia di Meunier e insidiare Witsel unico mediano, giocoforza, dell’undici di Martinez.
Corsa contro tecnica, il Giappone è eroico ma non basta
Uno dei soprannomi del Giappone fa riferimento alla storia millenaria del proprio Paese, gli eroi di Tokyo, difatti, vengono chiamati Samurai. E proprio in versione Samurai questa sera i ragazzi di Nishino si presentano alla Rostov Arena esibendo le, appunto ‘storiche’, doti messe insieme in questo mondiale: unità d’intenti, coesione, organizzazione tattica ed una grande, grandissima condizione fisica. Senza questi elementi, infatti, i blu del Sol Levante non avrebbero mai conteso al Belgio, più forte e attrezzato alla bisogna, la qualificazione con 93’ di gioco di grandissima dedizione, quantità, voglia e cuore.
Un cuore che prevale sulla tecnica per quasi tutto il match e che poi si arrende alla maggiore forza degli avversari solo nel finale quando le gambe, ma soprattutto l’ingenuità, incredibile, su calcio d’angolo finale col successivo contropiede belga, non assecondano più la garra nipponica con Hazard e soci usciti vittoriosi al termine di una battaglia campale simile, per citare gli annali, a quella di Iwo Jima. Giapponesi sconfitti sì ma con l’onore delle armi, eccome.
Panchine lunghe, Belgio batte Giappone 2-0
Fra i segreti malcelati di questo straordinario successo, più di pura voglia che di qualità, possesso e dominio del Belgio, c'è senza ombra di dubbio una panchina eccezionale. Una panchina, pure malcontati, da oltre 180 milioni di euro. E infatti, agli spenti Mertens e Carrasco subentrano Fellaini e Chadli che, nel giro di mezz'ora scarsa, cambiano la gara andando a realizzare il punto del 2-2 e del 3-2 decisivi per il successo finale dei ragazzi di Martinez. Un vasto giacimento di risorse cui attingere nei momenti di difficoltà con, solo per citare la forza della panchina rossa, Januzaj, Thorgan Hazard e Batshuayi intonsi, seduti fino al termine dell'incontro.
Insomma, al netto della sciocchezza esiziale dei nipponici che si sono fatti ingolosire nel rush finale, il Belgio, anche con la quarta sostituzione, avrebbe potuto mettere sotto nei supplementari un Giappone privo di uomini importanti come Shibasaki e Haraguchi e pure sostituiti, Honda a parte, da elementi nettamente al di sotto dei titolarissimi. Insomma, grande plauso ai samurai di Nishino ma anche grandi meriti alla forza estesa dei Diavoli Rossi in possesso, nei 23 convocati al netto dell'assenza di Nainggolan, di una rosa davvero speciale.
Tabellino e voti
Belgio (3-4-2-1) #1 Courtois 5.5; #2 Alderweireld 6, #4 Kompany 6, #5 Vertonghen 6; #15 Meunier 5, #7 De Bruyne 6.5, #6 Witsel 6-, #11 Carrasco 5.5 (Dal 65’ Chadli 7.5); #10 Hazard 6.5, #14 Mertens 5 (Dal 65’ Fellaini 7); #9 Lukaku 5. A disposizione: #12 Mignolet, #13 Casteels; #3 Vermaelen, #20 Boyata, #23 Dendoncker; #8 Fellaini, #16 T. Hazard, #17 Tielemans, #19 Dembélé, #22 Chadli; #18 Januzaj, #21 Batshuayi. Ct Roberto Martinez 6.5
Giappone (4-2-3-1) #1 Kawashima 6; #19 Sakai 6, #22 Yoshida 6, #3 Shoji 6, #5 Nagatomo 6; #7 Shibasaki 6.5 (Dal 82’ Yamaguchi s.v.), #17 Hasebe 6.5; #8 Haraguchi 7- (Dal 82’ Honda 6+), #10 Kagawa 7, #14 Inui 7+; #15 Osako 6.5. A disposizione: #23 Nakamura, #12 Higashiguchi; #20 Makino, #6 Endo, #21 G. Sakai, #2 Ueda; #18 Oshima, #11 Usami, #16 Yamaguchi, #4 Honda; #13 Muto, #9 Okazaki. Ct Akira Nishino 6.5