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Inter, Zanetti saluta il calcio: grazie di tutto, capitano (video/foto)

A 41 anni e dopo un ventennio in nerazzurro Javier Zanetti lascia il calcio. La sfida di San Siro contro la Lazio sarà la sua ultima gara giocata davanti al proprio pubblico. Per lui inizia una carriera da dirigente.
A cura di Alessio Pediglieri
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zanetti cuore nerazzurro

Alla fine è arrivata anche la conferma da parte sua, Javier Zanetti, capitano e bandiera nerazzurra da un ventennio: "Sento che è arrivato il momento. Dopo la rottura del tendine d'Achille volevo dimostrare di essere in grado di tornare. Ce l'ho fatta, mi sento completo e realizzato. A 41 anni posso dire che il calcio mi ha dato tantissimo, e io mi sono goduto ogni momento". Poche parole, ma sentite. Dette dopo che si era detto di tutto. Ha aspettato che si abbassassero le voci attorno al suo futuro, per poi parlare con discrezione, quasi sottovoce, senza alcuna intervista esclusiva o conferenza stampa. Senza clamore, come è stata la sua vita professionale, lontano dalle luci della ribalta ogni volta che ha potuto o il calcio glielo ha permesso. E così, sabato 10 maggio 2014 è una data da ricordare non solo per i tifosi nerazzurri: sarà l'ultima volta che Javier Zanetti calcherà il campo di San Siro con i colori dell'Inter. Quel campo e quella società che gli ha dato gloria e fama e a cui ha dedicato l'intera vita sportiva.

Un patrimonio di tutti – Javier Zanetti resterà una leggenda per tutti i tifosi dell’Inter. Ma non solo per loro. Zanetti è uno dei pochi giocatori di cui nessun tifoso, di qualsiasi fede o provenienza, potrà mai dire male. Perché nel corso della sua carriera ha incarnato tutti i valori dello sport. La tenacia. Il fair-play. Un atletismo quasi alieno. L’attaccamento alla maglia. Una “bandiera”, come si suol dire. Tutto quello che nel calcio moderno, degli eccessi e dei miliardi, non esiste più.

Tutto o niente – Ha ragione, il Capitano quando dice che il calcio gli ha dato tutto. Gli ha consegnato 15 anni di sconfitte amarissime e poi la gioia irripetibile di vincere tutto ciò che si poteva vincere, in una sola stagione. Gioie e tormenti, lacrime di gioia e di dolore conoscendo le delusioni più cocenti e assaporando i trionfi più incredibili. Diciannove campionati disputati di cui 15 da capitano, con esordio  il gara d'esordio, il 27 agosto del 1995 (1-0 al Vicenza) 616 presenze e 12 gol in serie A, 159 nelle coppe europee. Undici trofei vinti. E tutti con una sola maglia, quella nerazzurra dell’Inter, la sua seconda pelle.

Il calciatore perfetto – Semplicemente eccezionale, arrivato dall'Argentina nel giugno 1995 insieme a Rambert, l' "Avioncito" l'aeroplanino. In punta di piedi, segnalato dal giovane Massimo Moratti fresco presidente dal mitico bomber Antonio Valentin Angelillo. Era la seconda scelta, Zanetti, "el tractor" il trattore, un soprannome meno roboante e fantasioso del suo amico e connazionale che – al contrario di lui – fu rispedito ben presto al mittente. Faccia pulita, capelli in ordine, serio, composto, mai una parola fuori posto (anche se Hodgson avrebbe qualcosa da dire), dentro e fuori dal campo un calciatore e un uomo modello, marito e padre esemplare, impegnato anche nel sociale e amato da tutti, compagni e avversari. Insomma, il calciatore perfetto, che ha sposato da subito lo spirito di Giacinto Facchetti, esemplare nel fair play e nel festeggiare le vittorie come nell'affrontare le sconfitte.

Il valore delle promesse – Ha giocato in ogni zona del campo, in difesa e a centrocampo, perché se l'Inter aveva bisogno non poteva rispondere con un no. L'ha sempre fatto da campione, da "tractor". Era l'uomo ovunque, il jolly da giocare in ogni situazione, l'arma in più da spostare come una pedina anche nel corso della stessa partita. Essenziale e prezioso per qualsiasi allenatore l'abbia avuto, che mai ha tradito la causa per cui è sceso in campo perché le promesse, Javier Zanetti, le ha sempre mantenute. Quando giurava che non avrebbe mai lasciato l'Inter, quando diceva che gli infortuni (solo tre in tutta la carriera) non lo avrebbero fermato. E ha mantenuto la parola data, chiudendo a 41 con i colori nerazzurri sulle spalle, vincendo anche l'ultima feroce battaglia contro un tendine d'Achille spezzato.

Da capitano a capitano – "I calciatori come Javier non sono soltanto giocatori-simbolo o bandiere che rappresentano una società per tanti anni, ma sono anche veri campioni che rimarranno nella storia di questo sport per il comportamento, per la professionalità e ovviamente per l'attaccamento alla maglia". E' il messaggio che Francesco Totti ha scritto  sul suo sito ufficiale al capitano nerazzurro. "Pupi, un abbraccio forte e grazie per quello che hai fatto nei confronti del calcio mondiale, sei una leggenda per tutti noi".

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