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Inter, Mazzarri si esalta dopo la vittoria col Dnipro. Ma sarà vera gloria?

Il successo di giovedì a Kiev porta a 5 gli incontri ufficiali fin qui disputati con 4 successi e 1 pareggio, 17 reti segnate e zero subite. Numeri da capogiro. Tanto che il tecnico difende ad oltranza la squadra, il gioco, il modulo. Ad una punta. Che in 60′ ha fruttato la pochezza di un tiro in porta.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Inter ha vinto ma non ha ancora convinto. Tranne il suo allenatore, Walter Mazzarri che dopo l'1-0 sul Dnipro nel debutto di Europa League in conferenza stampa ha elogi per tutti, racconta di una partita comunque dominata e gestita come si voleva, di tante occasioni da gol, di cinismo e di qualità in campo. Addirittura a chi osa chiedergli come mai nel primo tempo sia arrivato solamente un tiro nella porta avversaria, il tecnico nerazzurro risponde con un'altra visione della partita, dove anche nei primi 45 minuti l'Inter ha sfiorato ripetutamente la rete, senza mai andare in sofferenza e senza commettere errori nella gestione della palla. Una visione decisamente particolare e che fa riecheggiare nelle orecchie quel "Siamo come il Barcellona" pronunciato non più tardi di qualche settimana fa. Ma che se serve a dare autostima al gruppo può essere la scelta giusta. Basta che non sia un'autocelebrazione del proprio operato, altrimenti si rischierebbe il peccato originale di non voler analizzare i problemi. Che restano sotto gli occhi di tutti.

I numeri del capogiro: 5 gare, 17 gol fatti, zero subiti

Cinque partite ufficiali, quattro vittorie e un pareggio. Zero gol subiti e 17 segnarti alla media di 3,4 reti ogni 90 minuti. Uno schiacciasassi questa nuova Inter targata Thohir-Mazzarri alla prima vera stagione dell'era post Moratti. Numeri da capogiro con Handanovic che – oltre ad essere imbattuto – ha anche parato un rigore nel match di Torino contro i granata alla prima di campionato. Ottimo, abbondante e sicuramente un inizio che può garantire qualcosa di positivo dopo un anno a dir poco tormentato. Eppure, al di là dei numeri che non mentono mai, c'è anche da guardare l'altra faccia della medaglia: gli avversari, il gioco espresso, le scelte tattiche. Che ridimensionano il tutto. Perché se è vero che quest'Inter ha imparato a vincere, lo ha fatto contro avversari del tutto abbordabili (Stjarnan e Dnipro in Coppa, Sassuolo in casa), ottenendo risultati positivi a volte senza mai dar segnali di buon gioco (vedasi il debutto in Serie A a Torino) e con scelte tattiche discutibili (il modulo a una punta che non ha mai portato a nulla di concreto).

Mazzarri difende il modulo a una punta. E un tiro in 45′

Proprio su questo ultimo punto si è incentrata gran parte della discussione nel dopo partita con il Dnipro in sala stampa. Mazzarri ha messo in campo una squadra col solo Icardi in avanti, relegando in panchina Osvaldo e Palacio. Un assetto che ha mantenuto per 65 minuti e che ha fruttato un solo tiro in porta nel primo tempo e qualche sterile tentativo nel secondo. Poi, il cambio: fuori Kuzmanovic per Osvaldo e – sarà un caso – l'Inter gioca meglio, alza il baricentro, schiaccia l'avversario. Segna, sfiora il raddoppio e vince. Tutto chiaro per tutti. Tranne che per Mazzarri: "Abbiamo fatto una bellissima gara. Noi non abbiamo concesso quasi niente contro una squadra tosta. Posso dire di essere contento. Non abbiamo perso una sola palla, e siamo riusciti a concretizzare il vantaggio. Un solo tiro in porta nel primo tempo? Non sono d'accordo con questo tipo di analisi. In un episodio del primo tempo l'arbitro poteva concedere un rigore e poi diversi nostri giocatori hanno avuto occasioni da gol."

L'elogio del gruppo ad oltranza

Una lettura decisamente particolare visto che il campo ha detto altro. Ma per Mazzarri il bicchiere è solamente mezzo pieno: "Abbiamo creato sempre dei pericoli e nel secondo tempo avremmo anche potuto segnare di più e chiudere la partita. Sapevamo che sarebbero andati e mille all'ora e che non ci avrebbero dato spazio. Abbiamo impostato la gara in un certo modo e avevamo anche alcuni ragazzi che erano all'esordio in Europa. Alcuni, poi, erano alla prima gara da 90′. Ci siamo sciolti ed abbiamo fatto sempre meglio. Vittoria importante? Sì, molto. Qui non sarà facile per nessuno vincere con una squadra che sta facendo bene in campionato. Mi ha fatto piacere giocare una buona partita, anche perché abbiamo cambiato molto in formazione e questa è la dimostrazione che abbiamo una buona rosa".

La verità, sotto il tappeto: due punte e più attenzione a centrocampo

Una difesa ad oltranza che però nasconde tra le righe la reale motivazione di un auto convincimento più che il racconto dei fatti reali: dare forza al gruppo, difenderlo ad oltranza, negare anche l'evidenza: "E' andato tutto bene, ora possiamo sentirci più sicuri e andare avanti. Anche se non è possibile trarre conclusioni di largo raggio dopo una sola partita, perché il Dnipro è una formazione di grande qualità. Ho visto due Inter diverse, durante la partita i ragazzi sono cresciuti, come spesso succede in partite così. Abbiamo avuto delle buone chance dopo il gol, ma non abbiamo saputo sfruttarle. Inserendo giocatori freschi, abbiamo prodotto uno sforzo importante ed è andata bene".
Adesso il test match di Palermo, una nuova trasferta che dovrà confermare – coi fatti – ciò che Mazzarri va predicando in Europa. Magari iniziando dal primo minuto con il modulo a due punte. Questo sì che sarebbe dare fiducia ad un gruppo che deve crescere e molto.

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