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Inter, la profezia del Mancio: “Datemi 10 Medel e un Messi…”

A due mesi dalle parole del Mancio, che lo elogiò per il sacrificio di giocare come centrale di difesa, il pitbull ha deciso con un gol la sfida di San Siro contro la Roma e rilanciato i nerazzurri in vetta alla classifica dopo 11 giornate. Merito anche di un reparto arretrato che ha in Miranda e Murillo un coppia molto forte.
A cura di Alessio Pediglieri
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Era il 30 agosto e l'Inter vinceva la sua seconda partita di campionato, a Carpi contro la neopromossa di Castori che si prese anche i complimenti dei nerazzurri. Davanti a quel successo (poi seguito da altri tre tra cui il derby con il Milan) Roberto Mancini nel dopo gara applaudì tutti, l'autore del gol partita Jovetic, il gruppo e il sacrificio dei singoli. Ma soprattutto si tolse il cappello davanti a chi nessuno si sarebbe aspettato, Gary Medel, il Pitbull cileno che aveva appena conquistato la Copa America e – dopo un'estate che lo aveva visto anche nella lista dei partenti – si era ripreso in mano l'Inter iniziando dalla difesa, ricoprendo il ruolo di centrale in attesa che l'Inter recuperasse tutti gli uomini di reparto.

"Lo amo come giocatore per quello che mette sul campo. Se avessimo tutti Medel con quel cuore vinceremmo ogni partita. Tutti Medel? Facciamo 24 Medel e un Messi… ". Una dichiarazione d'amore da parte del Mancio che lasciò perplessi i più nei confronti di un giocatore che la qualità l'ha lasciata ad altri per portarsi in campo grinta, coraggio e la determinazione di chi in un calcio del terzo millennio si guadagna la gloria "faticando come Oriali".

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Una carriera da mediano, offrendo polmoni e palloni a chi ha estro e capacità balistiche al cileno sconosciute e proibite. Finché poi ci si sveglia e ci si ritrova primi in classifica – fosse anche per una sera da soli – in vetta al campionato, battendo la Roma (ex) capolista, proprio con una prodezza del Pitbull che dai 27 metri fraseggia con Jovetic e sigla il gol partita. In una azione che racchiude tutta l'Inter di Mancini con l'ex City che sceglie il triangolo con la prodezza di tacco di chi accarezza il pallone e Medel che scarica un destro sporco, ad occhi chiusi verso la porta di Szczesny, facendo la barba al palo e superando l'estremo giallorosso.

Dando concretezza alle parole di Mancini pronunciate due mesi esatti addietro e che oggi si ritrova a 24 punti dopo 11 giornate, con un attacco che segna col contagocce ma che può mostrare la miglior difesa del campionato con Miranda e Murillo coppia centrale (quasi) impenetrabile. Anche grazie a Medel, fondamentale negli equilibri di possesso e non del pallone, essenziale nel ricoprire i ruoli che servono ad un allenatore perché i migliori possano emergere e fare la differenza. In una vita da mediano, da chi segna sempre poco "che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco". E ogni tanto si prende qualche licenza da protagonista in attesa che Icardi si decida di fare il ‘Messi' nerazzurro.

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