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Inter, l’Europa League per rinascere. O fallire

La trasferta di Europa League dovrà essere l’occasione del riscatto per un’Inter in gravi difficoltà. Moratti predica ottimismo, Stramaccioni non pensa all’esonero. Ma nessuno sembra davvero crederci. E davanti allo straordinario successo del Milan sul Barça, il clima in casa nerazzurra è ancor più depresso.
A cura di Alessio Pediglieri
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stramaccioni inter

Non è più tempo di sbagliare. Proprio nella settimana del derby della Madonnina, proprio a poche ore dalla straordinaria vittoria del Milan sul Barcellona, proprio nel momento più difficile di ottenere risultati utili in trasferta, l'Inter è chiamata alla prova massima per salvare una stagione altrimenti fallimentare. Così, senza pessimismo ma con una rassegnazione palpabile di chi sa di aver sprecato tutto o quasi dopo un inizio stagionale soddisfacente, i nerazzurri si apprestano questa sera ad affrontare in Romania il Cluj, per il match di ritorno di Europa League dopo aver vinto la gara d'andata per 2-0 con doppietta di Palacio.

Inter, dalle stelle alle stalle – Davanti all'euforia rossonera dopo la notte degli eroi in Champions League in cui anche il Barcellona è caduto sotto i colpi di un Milan ritrovato, il contrasto è ancora più evidente. In casa nerazzurra non solo non c'è voglia di sorridere e assistere all'entusiasmo milanista; la sensazione grave è che l'inerzia del calcio milanese sia cambiata: a settembre era la squadra di Allegri ad essere sulla graticola, priva di risultati convincenti e di un tasso tecnico-tattico che aveva fatto gridare al fallimento. Poi la lenta, costante, rinascita passata attraverso una feroce autocritica, confronti diretti e un lavoro di risanamento nel mercato di gennaio che ha ridato ancor più convinzione ad un ambiente che oggi festeggia l'impresa di Champions e un terzo posto in campionato mai così a portata di mano. Di contro, è l'Inter oggi a soffrire le pene dell'inferno. Dopo un avvio soddisfacente culminato nella vittoria di Torino al JStadium contro la Juventus fin lì imbattuta e imbattibile, è iniziato un inesorabile calvario fatto di infortuni, incomprensioni, tensioni interne, cessioni rumorose tanto quanto acquisti poco convincenti.
Fino all'attuale momento, dove in campionato si è in caduta libera da oltre un mese e ci si aggrappa all'Europa League e alla semifinale di ritorno di Coppa Italia per non cadere nel baratro.

Parole, parole, parole: ma i risultati? – Le colpe? Tante e diffuse. Troppe, forse per essere analizzate adesso che tutto sembra andare a rotoli. Ma è evidente che alle parole non sono mai seguiti i fatti. "Nessun pessimismo, abbiamo bisogno di pensieri positivi" aveva detto Massimo Moratti anticipando uno scontento generale di tifosi che si sentivano presi in giro da un progetto per nulla convincente ("Avanti col progetto ma non mancateci di rispetto", lo striscione apparso in Curva Nord la dice lunga). Alle parole del presidente seguirono quelle di Stramaccioni, dopo il crollo di Siena: "Abbiamo pianto, adesso ci rialziamo. A Siena abbiamo messo una riga, l'Inter più brutta della stagione. Mai più". Questo aveva detto il trentasettenne allenatore romano. Da crederci, con le vittorie con il Chievo e il Cluj, in casa. Prima della nuova trasferta, a Firenze. Dove l'Inter è naufragata ancora sotto i 4 gol della Fiorentina di Montella che ha riaperto la crisi nerazzurra. "Non penso all'esonero, penso all'Inter" le nuove parole di Stramaccioni. "Se dovessi pensare che posso essere mandato via sarei finito ancor prima di cominciare. A questi livelli non si devono fare questi pensieri", ha poi concluso in conferenza stampa pre-Cluj.

Il mercato imbarazzante – Ma il pericolo c'è ed è concreto. Non di esonero, Massimo Moratti lascerà Stramaccioni fino a fine stagione al proprio posto. Il rischio peggiore è quello del fallimento, personale e collettivo. In Romania, l'Inter si presenterà ancora una volta con gli stessi uomini, incapace e impossibilitata a fare un minimo di turn-over, causa infortuni e un mercato imbarazzante. Eccolo, il problema principale: credito con la Dea Bendata a parte (l'infortunio di Milito è una botta che avrebbe abbattuto il morale di chiunque), i preposti agli acquisti e alle cessioni (leggasi Ausilio e Branca) hanno sbagliato completamente il mercato nerazzurro. A gennaio (ma non solo, alcuni sbagli sono stati fatti anche in estate) la squadra è stata addirittura indebolita. Bastano i nomi a dimostrarlo: ceduto Sneijder, poi Livaja, Coutinho. Acquistati Rocchi, Schelotto, Kuzmanovic, Kovacic, Carrizo. In pratica, il fosforo di centrocampo è venuto meno, così come in attacco la possibilità di far esplodere con un minimo di coraggio un 18enne che aveva già dimostrato di essere pronto ai grandi palcoscenici. In arrivo, un 34enne in prepensionamento (Rocchi, già fuori dai progetti laziali e ancora lontanissimo da poter garantire 90 minuti in campo, tanto da non essere convocato in Europa League); un portiere di riserva per ‘coprire' l'infortunato Castellazzi (se il giovane Belec non dà garanzie, perchè non venderlo?); un diciottenne dalle grandi speranze ma tutto da decifrare (Kovacic, sul cui impiego tattico si è detto di tutto, di più); un esterno fuori forma (Schelotto, già in crisi a Bergamo e in difficoltà nelle prime uscite nerazzurre); un centrocampista di contenimento (Kuzmanovic, ex Fiorentina e Stoccarda, bravo davanti alla difesa ma il classico giocatore da quattro tocchi).

Troppe domande, nessuna risposta – Troppo poco per poter pensare di affrontare la stagione fino alla fine da protagonisti. E dire che l'Inter è ad oggi presente su tutti i fronti: campionato, Coppa Italia, Europa League. Possibile che un minimo di lungimiranza è mancata a chi doveva pianificare la situazione? Possibile che si sia pensato di poter rimanere competitivi fino a giugno con i soli uomini a disposizione nel dopo mercato di gennaio? Anche con la presenza di Milito, sarebbe davvero bastato il Principe insieme a Cassano e Palacio in attacco (tutti abbondantemente over30) per sostenere un modulo che Stramaccioni non ha mai negato di prediligere, cioè quello a tre punte? Se il tecnico in conferenza ricorda allo sfinimento che non ha esterni che attaccano perchè acquistargli Kuzmanovic? E perchè davanti all'infortunio di Milito nemmeno un tentativo di portare uno svincolato in rosa che lo sostituisca dopo la scellerata cessione di Livaja all'Atalanta nell'affare Schelotto? Troppe domande, poche risposte. La sensazione è che il tecnico stia continuando a fare le nozze con i fichi secchi senza avere un supporto sulle proprie idee tattiche. E così, mentre da un lato Stramaccioni ammette di aver sottovalutato "il doppio impegno in Europa e in campionato, facendo giocare gli stessi uomini, troppo stanchi", dall'altro questa sera con il Cluj schiererà lo stesso ‘undici' di Firenze e che affronterà il derby. Un controsenso cui Stramaccioni si adatta, prendendosi le responsabilità del caso, ma che evidenza qualche incapacità di troppo da parte di chi dovrebbe garantirgli assistenza e tranquillità necessarie. Proprio nella settimana del derby, proprio nei giorni di gloria rossoneri. Che potrebbero coincidere da domenica sera a quelli drammatici nerazzurri.

Chi scenderà in campo – L'Inter dunque spingerà sul motore di Cassano e Palacio. Gli ultimi reduci di un mercato che ha spolpato il reparto offensivo nerazzurro. Nessun cambio, non ‘è possibilità, nessuna alternativa. Stramaccioni ha rinunciato a Rocchi ancora fermo ai box e con l'ex laziale, davanti alla sconfitta di Firenze e di fronte al prossimo derby ha rinunciato anche al turn-over. Nessun ‘Primavera' dal primo minuto ma un'Inter con la ‘Vecchia Guardia' in prima linea per ridare coraggio ad un ambiente altrimenti abbattuto. E' in questo senso che si deve leggere anche la convocazione e la presenza di Cristian Chivu, al ritorno in campo proprio contro i suoi connazionali. Ulteriore tentativo per dare una scossa positiva. Se le cose andranno per il verso giusto, a lavori in corso si effettueranno i cambi per dare respiro in vista della sfida col Milan. Difficile vedere giovani e seconde linee in blocco, più credibile un piccolo mix con un occhio di riguardo a chi garantisce stabilità, come Guarin e Juan Jesus. Di fronte ci sarà un Cluj modesto tecnicamente ma che proverà il colpo grosso per non lasciare l'Europa, ben sapendo che di fronte avrà un'Inter in crisi. Il tecnico Paulo Sergio è il primo a crederci e vuole che tutti, nessuno escluso, lo seguano. Si affiderà al suo 4-4-2 per provare a ribaltare il risultato dell’andata, facendo leva sui suoi tifosi. Spazio a Hora e Rui Pedro in attacco, mentre sulle fasce agiranno Maftei e Sepsi.

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