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Iniesta, il Genio al servizio del collettivo: 22 anni di Barça in 5 giocate

Sono passati 22 anni dall’approdo di Iniesta a La Masia e sembrava che questo momento non dovesse mai arrivare: don Andres, l’ambasciatore del “barcellonismo” nel mondo, a fine stagione lascerà il club catalano e dopo aver incantato il mondo con il suo modo di giocare dalla prossime stagione non entrerà più al Nou Camp. Il calcio europeo perde uno dei più grandi interpreti che questo gioco ha avuto negli ultimi quindici anni.
A cura di Vito Lamorte
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A fine stagione Andres Iniesta lascerà il Barcellona e con lui il calcio europeo perde uno dei più grandi interpreti che questo gioco ha avuto in questi ultimi quindici anni. Dal 16 settembre 1996, il giorno in cui è partito da Fuentealbilla (Albacete) a bordo della Ford Orion blu scuro di suo padre, Jose Antonio, per raggiungere La Masia, ovvero la sua nuova casa prima del Nou Camp; sono passati 22 meravigliosi anni. Questo ragazzino con la faccia pallida e un fisico non proprio da granatiere è riuscito ad entrare nel cuore di tutti gli amanti del futbòl grazie al suo modo di giocare al calcio e di esser fuori dal rettangolo verde.

Il silenzio di quel viaggio, che ricordava il padre di don Andres ricorda come "un funerale", era solo la quiete prima della tempesta, la notte prima di un giorno che si è rivelato lungo più di vent'anni. A poco a poco questo ragazzino proveniente dalla regione Castiglia-La Mancia è diventato uno dei punti di forza de La Masia, e grazie al suo modo di trattare il pallone e ai nuovi amici, come Victor Valdes suo angelo custode fin dai primi tempi, il personaggio nascosto si è tramutato in un Genio.

Entra nella prima squadra nel febbraio 2001 con Serra Ferrer ma il suo debutto arrivò nell'ottobre 2002 con Louis Van Gaal a Bruges. Dopo essersi alternati con il Barça B e aver preso gusto a partire titolare con la prima squadra ebbe una grande delusione quando Frank Rijkaard lo ha lasciato in panchina nella finale della Champions League del 2006 a Parigi contro l'Arsenal. Era solo un passaggio, non un stop: da quel momento è uomo di riferimento in blaugrana e per la Spagna. Sono 5 i momenti in cui abbiamo provato a racchiudere una carriera immensa e non è stato per niente semplice perché prendendo appunti e visionando tanto materiale era difficile fare una scelta netta e drastica, speriamo solo di non far arrabbiare i "puristi" del Barça e del calcio di don Andres.

Chelsea-Barça, semifinale di Champions League 2008/2009

Quando Essien non è preciso nel rinviare il pallone dalla sua area, la sfera finisce sui piedi di Messi: l'argentino la serve centralmente a Iniesta che, da poco meno di 18 metri, non ha fallito l'appuntamento con la storia gonfiando la rete per la gioia di Guardiola e dei 4000 iberici allo Stamford Bridge. Dopo aver assistito alla finale del 2006 dalla panca questa volta è lui stesso che se la regala: è il protagonista Andres e lascia trasparire tutta la sua gioia nonostante quella non fu la migliore serata del Barcellona degli ultimi 10 anni (Ovrebo vi ricorda qualcosa?).

Spartak-Barcellona, Champions League 2012/2013

Il Barça del sempre poco ricordato Tito Vilanova si presentò al Luzhniki Stadion facendo il suo gioco e infilando tre volte la rete di Dykan ma Iniesta non smise un secondo di regalare spettacolo: il dribbling sulla bandiera è il classico esempio del perché in molti lo hanno definito Ilusionista. Palla c'è, palla non c'è per una, due, tre, quattro volte…e si riparte da dietro. I calciatori russi sono abbastanza spaesati ad ogni tocco mentre lui fa le cose con naturalezza, come se fosse un semplice esercizio di tecnica. Far sembrare semplici le cose difficili: Iniesta in questo è stato sempre un passo avanti.

Real Madrid-Barcellona, Liga 2015/2016

Nel giorno in cui Luis Enrique decretava la chiusura della brevissima "era Benitez" a Madrid, il numero 8 non si è fermato per un attimo e ha fatto impazzire i centrocampisti e i difensori merengues che lo cercavano anche alla fine dei 90′. Non era la prima rete di Iniesta contro il Real ma quel triangolo con colpo di tacco di Neymar e la conclusione a giro dai 16 metri fanno brillare gli occhi ogni volta. Potenza, precisione e occupazione dello spazio in avanti: tutto fatto in pochissimi secondi e grande maestria.

Barcellona-PSG, Champions League 2014/2015

L'equilibrio della gara del Nou Camp va in frantumi al 14’ e ci pensa, manco a dirlo, Iniesta: il numero 8 ha preso palla sui suoi trenta metri e si è fatto tutto il campo, bruciando Cavani ed evitando l’entrata di Verratti: appena vicino all’area parigina ha servito Neymar nello spazio e il giochetto è fatto. Dribbling su David Luiz e Sirigu e palla comodamente in rete. Una situazione di gioco difficile da ripetere anche alla PlayStation. Protezione della palla, conduzione con interno ed esterno piede, dribbling in velocità e palla in buca per il compagno: se non è arte questa…

Siviglia-Barcellona, Copa del Rey 2017/2018

L'ultimo acuto con il Barça, probabilmente, è arrivato la notte della vittoria della Copa del Rey numero 30 per il club catalano: ad inizio ripresa Iniesta ha scaricato per Messi e si è buttato nello spazio dove ha ricevuto la palla, dribblato il portiere e appoggiato in rete il poker blaugrana. Una vera gemma con cui il numero 8 ha voluto festeggiare la sua ultima finale con la maglia culé. La standing ovation che il Wanda Metropolitano gli ha tributato era da brividi ma c'è da aspettarsi ben altro per la sua ultima al Nou Camp.

Il sempre puntuale ed elegante Paolo Condò su La Gazzetta dello Sport ha voluto fotografare così il modo di giocare di Iniesta: "Nell'incessante tela di triangoli che ci cuciva davanti agli occhi, la stella polare è sempre stata l'interesse della squadra […] Perché in questi 22 anni il cavaliere pallido è stato l'autentico segreto del Barcellona: la filosofia del suo calcio non si è adeguata a quella del club, ma ha contribuito ad evolverla […]". In poche parole, un vero e proprio ambasciatore del "barcellonismo": quel modo di spostarsi in campo, di servire gli avversari sempre meglio piazzati, il giocare a pochi tocchi e alcune reti di pregevole fattura hanno fatto conoscere lo stile di don Andres in tutto il mondo.

Don Andres ha macinato km, giocato gare ad altissimo livello e con 34 titoli è lo spagnolo più vincente della storia (potrebbero diventare 35): 31 con il Barcellona (32 con la prossima vittoria in Liga) e tre con La Roja. A distanza di 22 anni il suo viaggio calcistico continuerà ma questa volta non ci sarà più la Ford Orion: l'emozione di Iniesta durante la conferenza stampa in cui ha fatto l'annuncio è, con molta probabilità, il commiato più bello e diligente degli ultimi tempi perché fatto con discrezione e classe, esattamente come ci ha abituato Andres in campo. Bellezza, classe e stile: proprio come quando sapeva cosa fare qualche frazione di secondo prima dell'avversario, è stato lui stesso a comunicare il suo futuro, senza farselo imporre o scatenando querelle di mesi. Fuoriclasse, fino alla fine. Muchas gracias y mucha suerte don Andres!

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