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Iniesta: “Il Barcellona è stato e sarà la mia famiglia. E’ il momento giusto per lasciare”

Le lacrime di Andrés Iniesta in conferenza stampa nel giorno più lungo e difficile della sua carriera: dire addio ai catalani tra i quali è cresciuto fino a diventare un campione. Arrivò nella ‘masìa’ a 12 anni, va via adesso che a 34 anni ha vinto tutto. Dove giocherà? Non in Europa, lo attende la Cina.
A cura di Maurizio De Santis
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Sono arrivato qui che avevo 12 anni e per me fu molto difficile staccarmi dalla famiglia. Oggi è terribile dire addio a questo club ma forse è il momento migliore per lasciare.

Andrés Iniesta ha la voce rotta dalla commozione. Un po' singhiozza e prende fiato. Un po' sbatte le palpebre e prova ad asciugare le lacrime. Ha la sguardo basso, a tratti perso nel vuoto, come quando scruti l'orizzonte perché desidero solo che mille pensieri volino via dalla tua testa, che se li porti il vento lasciando un senso di pace.

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Piqué è seduto in prima fila: si commuove mentre osserva il compagno di squadra, l'uomo, il mago del centrocampo, il calciatore al quale France Football ha chiesto scusa per non avergli mai dato il Pallone d'Oro. E pensa che, un giorno o l'altro, toccherà anche a lui. E che sarà durissima prendere un pezzo della propria vita e condensarlo in mezz'ora di conferenza stampa. Come fai a mettere in valigia una parte di te? Dove lo trovi tutto quello spazio? E basterà per serbare ricordi, emozioni divenute una parte di te? Ditegli come si fa… perché in mezzo al campo può organizzarti il gioco e tessere la trama delle azioni poi, però, a fare i conti con il cuore è un'altra cosa.

Si tratta di una decisione su cui ho molto riflettuto personalmente e assieme alla mia famiglia. Questo club mi ha dato tutto. Mi sento orgoglioso e in pace con me stesso, il mio unico obiettivo era trionfare con questo club e l'ho raggiunto.

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Accanto a ‘don Andrés' nel momento più difficile della sua carriera c'erano tutti: l'allenatore Valverde, i familiari e i compagni di squadra. Iniesta è entrato a far parte della grande famiglia blaugrana nel 1996: la ‘Masìa' lo accolse in grembo e ne curò il talento, lo allevò fino a trasformarlo in un campione per la prima squadra. Vi approdò nel 2002 conquistando 31 titoli (32, considerando ormai vicina la vittoria del campionato). Nel suo palmares luccicano 8 scudetti, 7 Supercoppe di Spagna, 6 Coppe del Re, 4 Champions League, 3 Mondiali per club e 3 Supercoppe europee. Adesso lo attende un lungo viaggio dall'altra parte del mondo, al di là della Grande Muraglia, nel torneo cinese che lo ha corteggiato da tempo. Non c'era altra soluzione per giocare ancora al calcio, mai avrebbe potuto indossare in Europa la casacca di un altro club.

Il calcio e la vita continuano, l'importante è scegliere bene il momento per dire ‘va bene così'. Alla fine il calcio passa, ma le persone restano. E' stato un onore e un privilegio poter condividere lo spogliatoio con Lionel Messi, al momento non c'è un altro giocatore come lui e credo proprio che sia difficile che ce ne sarà mai uno.

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