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In Spagna lo spettacolo del Clasico, da noi il solito triste e mediocre campionato (foto)

L’ultima sfida tra Real e Barça è stato un vero e proprio spot ad un movimento calcistico che in Europa e nel mondo trionfa tra Coppe e Mondiali. Confrontato alla Serie A, c’è da vergognarsi.
A cura di Alessio Pediglieri
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Sette gol, tre rigori, un'espulsione, mille polemiche. E tanto spettacolo. Tutto questo è andato in scena domenica sera al Bernabeu la ‘casa' del Real Madrid dove i Blancos di Carlo Ancelotti hanno sfidato nel Clasico della Liga spagnola il Barcellona del ‘Tata' Martino. Novanta minuti di adrenalina pura, antagonismo alle stelle e una sfida tra le due superpotenze europee senza precedenti, che hanno evidenziato perché in Spagna oggi si giochi il calcio più bello, più spettacolare e più vincente. Non solo per il numero quasi infinito di campioni che i Blancos e i Blaugrana hanno potuto schierare in campo, ma anche per una concezione di vivere la partita che in altri campionati è quasi inconcepibile. Come nella nostra serie A.

Ridimensionamento – Di sfide al vertice e con più dei semplici tre punti in palio ce ne sono e ce ne sono state anche da noi, in una Serie A dove in fila a sfidare il potere bianconero degli uomini di Antonio Conte si sono messi la Roma, il Napoli, la Fiorentina, l'Inter ed anche il Milan e la Lazio malgrado per quest'ultime società la stagione sia a dir poco deludente. Insomma, la crème del nostro movimento pallonaro, fatta di campioni nostrani, stelle nascenti e altre cadenti che danno l'idea della qualità del calcio italiano: deludente. Perchè se si ricerca la più bella e spettacolare partita di questa serie A e la si confronta al puro squisito spettacolo dell'ultimo Clasico, impallidiamo e ci sciogliamo come neve al sole di primavera.

Il nostro modesto ‘Clasico' – La partita delle partite è stata in Italia, senza dubbio, Fiorentina-Juventus che si può prendere a titolo di esempio di una gara aperta, giocata a fronte alta da entrambe le squadre e che ha avuto risvolti clamorosi nel corso dei 90 minuti. Non è certo un vero e proprio classico, quest'anno più che mai tutti deludenti tra i vari Juventus-Milan, Milan-Inter, Lazio-Roma, Juventus-Napoli e questo già la dice lunga sulla difficoltà di scegliere quale sia quest'anno il miglior incontro della Serie A tra le cosiddette ‘grandi'. La sfida di Firenze è stata comunque giocata da due formazioni che a detta di tutti mostrano anche il miglior calcio della Penisola con il verbo di Montella fatto di verticalizzazioni e spinte laterali incessanti per dare possibilità a punte di livello (come sono Gomez e Rossi) la possibilità di esaltarsi. E con il credo calcistico di Conte dove in ogni ruolo c'è il giocatore perfetto sul quale si costruisce il gioco di squadra dove spiccano di volta in volta le qualità dei singoli capaci in qualsiasi momento di fare la differenza. Al Franchi, in quel pomeriggio di ottobre accadde di tutto e il contrario di tutto, riconciliando i tifosi con il mondo del calcio. L'assolo bianconero con i gol d'autore di Pogba e Tevez e il ritorno prepotente dell'orgoglio gigliato con l'esplosione di Pepito Rossi autore di una rimonta già divenuta epocale.

I fallimenti continui – Quella sfida, non solo per ciò che si è visto in campo ma anche e soprattutto per ciò che rappresenta, anche se presa per i capelli, ben si può paragonare all'eterna rivalità di Barcellona e Real Madrid. Ma come chiunque può ben capire, tutto adeguatamente ridimensionato ad un calcio che difficilmente riesce a superare le Alpi senza incorrere in brutte figure. A dimostrazione di questo ci sono le ultime edizioni di Champions League e di Europa League a far da triste cartina di tornasole dove le italiane sono sparite miseramente una ad una cadendo come d'autunno cadono le foglie. Vuoi per sfortuna congiunta al fato (il Napoli dei 12 punti nel girone di ferro o la Juventus nella neve di Istanbul o ancora il fratricida derby d'Europa League tra Juve e Fiorentina), vuoi per manifesta incapacità di essere all'altezza della situazione (il Milan schiacciato come una patata dall'Atletico, la Lazio avvilente contro i bulgari del Ludogorets, la solita Udinese che fa la sua inutile comparsa nelle fasi iniziali del torneo) l'Italia del pallone è oramai consolidata periferia al calcio che conta.

Lo spot del calcio in attesa della Roja – A Madrid domenica sera non è andato in scena solamente l'ennesimo Clasico, ma è andato in scena lo spot del calcio spagnolo di questo inizio di terzo millennio. Fatto di mentalità offensiva, di tecnica e di agonismo, di sagacia tattica e di ricerca della perfezione. Al di là della condotta arbitrale (quella sì all'altezza del panorama italico) Real e Barcellona hanno dato fondo a tutte le rispettive riserve ludiche, divertendo e divertendosi. Anche a darsele di santa ragione, con o senza palla tra i piedi, a suon di falli veri e presunti, rigori, espulsioni, gol, polemiche. Non a caso, il discorso può travalicare i confini della Liga e spostarsi in Europa e in Nazionale. Atletico, Real e Barcellona sono nei quarti di Champions con altissime percentuali di arrivare alla finale di Lisbona. La Roja, poi, non a caso è attualmente campione d'Europa e del Mondo, ha vinto l'ultima Confederations considerata la prova generale di Brasile 2014 e guida in una sorta di regime continuo le classifiche del ranking FIFA.

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