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Il primo affare di Thohir si è rivelato un disastro. E il progetto Inter sembra inesistente (video)

La bruttissima figura rimediata nella trattativa Vucinic-Guarin ha fatto emergere l’attuale inconsistenza della nuova proprietà indonesiana apparsa assente, impreparata e priva di autorità. L’ingaggio di Hernanes copre solo in parte quanto accaduto finora.
A cura di Alessio Pediglieri
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thohir inter

Ciak!, buona la prima. In teoria quando si inizia la trama di un film si parte da qui. Non all'Inter, perché  la nuova società presa in mano da Erick Thohir dai ruderi lasciati da Massmo Moratti ha incominciato la propria avventura nel peggiore dei modi, con la trattativa-farsa Vucinic/Guarin che ha fatto ridere anche l'ex dal dente avvelenato, Bobo Vieri e che si è  conclusa con un nulla di fatto e una brutta figura su tutti i fronti. Alla prima occasione di mercato, al primo vero scambio da gestire, la società nerazzurra è franata per l'ennesima volta in antichi e mai dimenticati errori dirigenziali. Come una macchina impazzita, c'è stato chi schiacciava sull'acceleratore, chi tirava il freno a mano e chi giocava con le luci. Ma nessuno si preoccupava di restare saldamente al volante creando una situazione talmente paradossale da sfiorare il ridicolo. "Pazza Inter, amala" dice il claim tanto caro ai nerazzurri, ma così è troppo. Tanto che anche i tifosi, sempre più esasperati, sono scesi in piazza a protestare, inneggiando Massimo Moratti: per la serie si stava meglio quando si stava peggio. E siamo solo all'inizio. E' vero, è stato preso Hernanes ed è arrivato anche D'Ambrosio dal Torino: colpi importanti, ma sul tavolo restano risposte inevase.

Una brutta figura, zero risposte – Dell'affare Vucinic/Guarin sappiamo tutto e di più, ora dopo ora, minuto dopo minuto, giornata dopo giornata. Una 48 ore in cui il presidente Thohir ha rischiato di perdere (completamente) la faccia ancor prima di dimostrare di aver fatto qualcosa di concreto e di positivo per il club oltre alle consuete parole e promesse di risanamento e rilancio. Dati alla mano, da quando si è insediato non p stato fatto alcun passo in nessuna direzione.
Si doveva ripulire la società dai (troppi) personaggi che ci campavano, inserendo uomini forti scelti dalla proprietà indonesiana.
Si doveva dare una scossa positiva all'ambiente, dando certezze a Mazzarri e ai giocatori dopo aver dichiarato che il ‘terzo posto' era nelle corde di questo gruppo.
Si doveva risanare da subito il bilancio e le perdite societarie con scelte concrete in proiezione futura.
Si dovevano prendere decisioni riguardanti lo stadio di proprietà, scegliendo se costruirlo ex novo o intavolare una trattativa comunale per San Siro.
Si doveva, in ultimo, anche buttare un occhio al mercato senza cercare colpi da biliardo ma puntando su ciò che si è subito decantato come il nuovo ‘credo': giocatori bravi, giovani e di prospettiva.

La società: Uomini forti e uomini deboli – Sul primo punto, la situazione è di fronte agli occhi di tutti. L'affare Vucinic/Guarin definito "sconcertante" dalla Juventus è stata una barzelletta costruita dai soliti noti: Fassone, Ausilio e Branca. Tre dirigenti sui quali da tempo si vociferano le cose più bieche (a torto o a ragione) e che sono nel mirino dei tifosi per il loro passato (Fassone è arrivato direttamente dalla Juventus) e per il loro presente (le mosse di mercato da due anni a questa parte lasciano più di un dubbio sull'"Area Tecnica"). E con lo scambio Vucinic/Guarin l'hanno combinata grossa dovendo far intervenire direttamente Thohir da Giakarta per fermare il tutto e accettare di fare una figura imbarazzante a livello internazionale.

La stagione: dal terzo posto all'anonimato – Sul secondo punto, i risultati parlano da soli. E al riguardo ha parlato anche Moratti: si sta pagando lo scotto del passaggio presidenziale. Verissimo, visto che quest'Inter da quando è arrivato Thohir è finita fuori dalla Coppa Italia e fuori dalla Zona Coppe in campionato, mestamente relegata tra il sesto e il settimo posto con davanti una voragine che la separa dal terzo posto. Ciò che Thohir, inopportunamente aveva dichiarato essere l'obiettivo minimo stagionale. Per poi ricordare a tutti che ci sarebbero dovuti essere ancora 2-3 anni di patimenti prima di ritornare al vertice.

I bilanci: ancora debiti e il danno d'immagine – Anche sulla questione del risanamento dei bilanci non si è mossa foglia. Tante le parole e gli impegni, con un occhio di riguardo al Fair Play e al costo del lavoro oggi ritenuto troppo alto rispetto agli introiti. Thohir si è riempito la bocca, insieme ai suoi prodi, su come rilancerà il marchio, come gestirà il brand, come entrerà nei mercati asiatici sfruttando nuove strategie di marketing. Perché la società acquisita è prima di tutto un'azienda e come tale dev'essere gestita. Ma ancora non è stato fatto alcunché e anche l'ultima imbarazzante telenovela su Guarin, oltre ad aver creato un problema da un punto di vista meramente tecnico, ha fatto il giro del mondo non certamente aiutando il buon nome dell'Inter.

Il progetto Stadio: San Siro, no. E poi il vuoto – Sullo stadio di proprietà, poi, il silenzio più assoluto. Si è provato – più per dar contro al Milan che per altro – ad inserirsi nel discorso della Zona Expo dopo il 2015 lasciando perdere San Siro, definito frettolosamente da Thohir troppo vetusto per metterci mano. Ma mentre altrove, vedasi alla Roma di Pallotta, il discorso prosegue distinto e parallelo da altre questioni meramente sportive, all'Inter la cortina di ferro è tornata pesantemente sigillando la questione.

Il progetto tecnico: Vucinic il giovane – Infine, il progetto tecnico, l'ultimo punto che per Thohir, a parole, andava di pari passo con il resto: il modello dell'Ajax dei giovani di talento, unito a quello del Bayern per quanto riguarda i bilanci virtuosi e con quello del Real Madrid dai risultati vincenti e dalla gloriosa storia. Entusiasmante, un po' come l'Inter di Mazzarri prima che arrivasse il tycoon indonesiano. Oggi di tutto questo non c'è traccia. E dire che l'Inter ha in giro per mezza Italia giocatori giovani e arruolabili nell'immediato, da far rientrate dai prestiti. ‘Mabye, Bardi, Benassi, Duncan, Longo, Laxalt per dirne alcuni. Non certo fenomeni, ma sicuramente rientranti in quel progetto ‘green' e ‘sottocosto' indicato come strada maestra. E invece, si è qui a fare brutte figure per trattare una punta trentenne che non trova più spazio nel proprio club (Vucinic), a provare a piazzare il prima possibile uno dei giocatori più qualitativi in rosa (Guarin) e a vendere un giovane in orbita Nazionale per far cassa in qualche modo (Ranocchia).

Presidente, basta chiacchiere. Intervenga e subito. Glielo chiede la tifoseria dell'Inter, la stessa che quando Lei arrivò in Italia un paio di mesi fa, si mise a saltare alla Pinetina al canto "Compraci Messi". La stessa che proprio ieri, nell'esasperazione più totale, l'ha trasformata  in un comunicato durissimo da "Superman" a "Super-Coglione"

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