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Il presidente della Chapecoense: “No al blocco delle retrocessioni”

Il numero uno del club: “Ringraziamo tutti per il grande sostegno ricevuto ma non è giusto che le squadre possano restare nel massimo campionato senza giocare. Se non riusciremo a salvarci con le nostre forze allora accetteremo la retrocessione”.
A cura di Maurizio De Santis
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Orgoglio, senso di lealtà sportiva, nessuna forma di arroganza. La Chapecoense, i suoi tifosi, il popolo brasiliano e i familiari delle vittime piangono ancora la scomparsa della squadra morta nel disastro aereo avvenuto in Colombia. In questi giorni le indagini sulla dinamica dell'incidente, i primi particolari raccapriccianti (il velivolo non aveva abbastanza carburante per coprire la rotta e atterrara a Medellin?), le notizie sui pochi sopravvissuti a quella sciagura, la catena di solidarietà e commozione hanno fatto da corredo accessorio al dolore e all'orrore per quanto accaduto.

Il nuovo logo della Chapecoense con le due stelle (foto Twitter @ChapecoenseReal)
Il nuovo logo della Chapecoense con le due stelle (foto Twitter @ChapecoenseReal)

A Chapecò, nello stato di Santa Caterina, sede della società, servirà molto tempo per elaborare il lutto e superare lo shock emotivo. Eppure ci si sforza di tornare alla normalità della vita quotidiana nonostante tutto, nonostante ripartire da zero anche a livello sportivo sia durissimo. Poco dopo la tragedia il blocco delle retrocessioni per la ‘Chape’, offrire alla società la possibilità di riorganizzarsi e allestire una nuova rosa, è stata la linea comune che ha unito il calcio brasiliano pronto a correre in soccorso della dirigenza.

Commosso, il presidente, Ivan Tozzo, ha detto no come raccontato dal giornale ‘Folha de São Paulo': "Ringraziamo tutti per il grande sostegno che abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo ancora – ha ammesso il massimo dirigente – ma non è moralmente giusto che le squadre possano restare nel massimo campionato senza giocare. Se non riusciremo a salvarci con le nostre forze allora accetteremo la retrocessione. Lo sport non è una battaglia per la vita o la morte, tutto va conquistato sul campo".

Nessuna forma di superbia o di stupido orgoglio, solo un grande segno di rispetto nei confronti del mondo del calcio. Il presidente, infatti, non nasconde che le difficoltà sono ben altre… "Ci occorre sostegno economico. Ho saputo che molte squadre hanno in animo di prestarci calciatori, a tutti dico grazie. Vediamo cosa accadrà".

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