Il Milan saluta lo scudetto e, forse, anche l’allenatore?

"Bombaroli" avanti tutta – "Criticare Allegri è da pazzi, non date retta a chi lo vorrebbe silurare!". Questo, fino a pochi giorni fa, era il pensiero di Adriano Galliani, ripreso dai microfoni Sky, subito dopo il passo falso con la Fiorentina. La notte, dopo il pareggio contro il Bologna, avrà portato consiglio e fatto cambiare idea all'amministratore delegato rossonero? Premesso che chi scrive, pensa che non sia giusto cambiare e criticare più di tanto l'allenatore (tranne che per alcuni punti che, di seguito, spiegherò), il pari tirato per i capelli contro il Bologna di Pioli (a proposito: complimenti!) ha agitato ancor di più le acque in casa milanista, rendendo "sgonfio" il salvagente lanciato da Galliani al povero Allegri che, già in acque alte da settimane, non sa più che pesci prendere, o meglio: che giocatori schierare in campo, dopo la serie di infortuni, da record, che ha colpito la rosa rossonera in questa stagione.

L'ottimismo (bianconero) vola – Dalla fine di Marzo, in pratica dal primo incrocio con Messi, il Milan si è spento, andando progressivamente in apnea. Un pareggio a Catania, la sconfitta interna contro la Fiorentina, una vittoria striminzita contro il Chievo ed il pari di ieri, con il Bologna: questo "recita" il tabellino rossonero delle ultime settimane, e se a questo "scempio" aggiungiamo l'eliminazione contro il Barcellona (che ci poteva stare), si ha una fotografia nitida del declino rossonero. Una crisi che ha avuto effetti collaterali, che ha intristito l'ambiente rossonero e ravvivato quello degli avversari che hanno continuato a volare sulle ali di un possibile aggancio e sorpasso sulla strada dello scudetto. Un grande (a mio modo di vedere) ex allenatore rossonero, Alberto Zaccheroni, diceva: "vincere aiuta a vincere". Un "motto" che, se vogliamo, potrebbe anche essere banale e scontato, ma che racchiude in sé tutta l'importanza dell'aspetto psicologico di chi, specialmente, insegue un avversario in evidente difficoltà. La pressione psicologica, tanto cara a Galliani e Allegri che l'hanno "cavalcata" nei giorni scorsi per farsi coraggio a vicenda, ha finito per spremere del tutto la testa dei rossoneri che, con le gambe già pesanti per una stagione interminabile, hanno finito per alzare bandiera bianca proprio sul più bello.

Gli errori di Allegri – I capi d'imputazione al povero (ripeto) Allegri, si contano sulle dita di una mano. Il tecnico milanista ci ha "messo del suo" quando ha schierato Thiago Silva contro la Roma, quando si è intestardito nel presentare Robinho e non puntare su El Shaarawi, quando non ha fatto rifiatare Ibrahimovic in Coppa Italia, mandandolo "in riserva" proprio per lo sprint finale e, dulcis in fundo, quando si è messo a discutere anche lui, via etere, con il "dirimpettaio" bianconero creando un clima poco sereno all'interno dello spogliatoio.
L'avvocato di Max – In realta, secondo chi scrive, il problema principale che ha portato il Milan a cedere lo scudetto alla Juventus, è un altro: i guai fisici che hanno devastato la squadra in ogni zona del campo. Problemi per i quali dovrebbe essere messo sotto accusa lo staff medico, dato che sono stati quasi tutti muscolari e non traumatici, e non il settore tecnico guidato da Allegri. Facile parlare, ma affrontare una stagione così impegnativa senza i vari Pato, Boateng, Gattuso, Aquilani, Cassano, Thiago Silva, tanto per citarne alcuni, vuol dire andare incontro, prima o poi, a stop bruschi ed inattesi a causa di una rosa che, seppur ampia, non ti garantisce la stessa qualità di chi dovrebbe essere in campo. Un tempo c'era chi rideva di Milan Lab, oggi non si ride più, ma si piange per una stagione che poteva essere diversa se solo una parte di questi infortunati fosse stata abile ed arruolabile. A conferma di questa teoria, riguardatevi la partita contro il Bologna, dopo l'ingresso di Antonio Cassano: entrato lui, la squadra ha cominciato a girare e ad esprimersi meglio.

Il domani rossonero – In attesa di conoscere il verdetto della giuria su Massimiliano Allegri, ci si interroga sul Milan che verrà, sulla squadra che indosserà la nuova maglia (come al solito poco attraente), presentata online nei giorni scorsi. La società dovrà, nelle prossime settimane, cominciare le "audizioni" con tutti quei giocatori in scadenza di contratto o in attesa di essere riscattati. Giocatori che hanno fatto la storia del Milan come Alessandro Nesta, Massimo Ambrosini, Clarence Seedorf e Rino Gattuso ma anche "player" che hanno avuto un'importanza vitale nel successo dell'anno scorso, tra questi ad esempio Mark Van Bommel, o quelli che andrebbero riscattati dalle società proprietarie del cartellino, su tutti Alberto Aquilani. Senza dimenticare giocatori come Pippo Inzaghi che, con tutta probabilità, sarà il primo a chiudersi la porta di Milanello alle spalle, per il dolore (infinito) della tifoseria rossonera. Che Milan vedremo, quindi, il prossimo anno? Ammesso, e non concesso, che rimanga Ibra (il che è tutto da vedere), il Diavolo ripartirà quasi certamente da Cassano (forse la perdita più importante di quest'anno), al quale verranno consegnate le chiavi della regia del gioco milanista. Oltre al "top player" che i tifosi aspettano (serve una seconda punta da affiancare a Ibra. Muriel ? Tevez?), ci saranno sicuramente degli innesti a parametro zero (Montolivo, Natali e Traorè), delle operazioni in "stile Boateng" con altre squadre (Acerbi è già stato promesso al Milan da Enrico Preziosi) e dei recuperi importanti come quello di Boateng che, insieme a Pato, è stato il caso "clinico" più eclatante dell'anno più nero della storia dell'infermeria milanista.