Il gol è sparito, il gioco inceppato: dall’Inter alla Lazio corsa scudetto senza padrone
Per la prima volta dalla 17a giornata del 1965/66 Juventus, Inter, Napoli e Roma hanno tutte pareggiato 0-0 nello stesso turno di Serie A. È il manifesto di una corsa a cinque, da cui non si può escludere la Lazio con una partita in meno, di una stagione ancora senza un vero padrone.
Inter, l'unica imbattuta
L'Inter è uscita dalla trasferta dello Juventus Stadium con la certezza di essere squadra, di saper reggere nelle difficoltà. È uscita da capolista, ha mantenuto la miglior difesa del campionato. Un atout che, portato a fine stagione, ha garantito lo scudetto negli ultimi dieci anni.
I pro: Icardi e la miglior difesa
Per la seconda volta nella sua storia l’Inter ha guadagnato 39 punti dopo 15 giornate di Serie A. Era già successo nel 2006/07 e in quell’occasione poi i nerazzurri vinsero lo scudetto. L'Inter di Spalletti è la squadra che crossa di più (si sentono i 2.9 passaggi chiave a partita di Candreva, primato condiviso in A) anche perché in area c'è una certezza come Mauro Icardi, terzo giocatore della storia dell’Inter a segnare almeno 15 gol in 4 campionati di Serie A consecutivi dopo Stefano Nyers (1949-53) e Giuseppe Meazza (1930-36).
È una squadra che sa anche soffrire, però, che concede 12.6 tiri di media a partita, quasi il doppio del Napoli, ma ha costretto la Juve al primo 0-0 dal febbraio 2016, dopo 65 partite di campionato.
I contro: poche alternative
Mancano però le alternative, dietro Icardi c'è Eder, e la differenza si sente. Il recupero di Brozovic può diventare una delle chiavi per Spalletti, che ha bisogno di variabili e varianti in mezzo al campo. Una squadra che difende sulle linee di passaggio, che non presenta giocatori fra i primi dieci per contrasti e palloni intercettati in Serie A, costruisce la fase difensiva con tutti i suoi elementi, fondamentale per questo il pendolo in non possesso di Borja Valero. Un calo di condizione, in un mese affollato come dicembre, potrebbe cambiare le prospettive.
Juventus, vincere è l'unica cosa che conta
Ha segnato per 44 partite di campionato di fila, la Juventus, che ha battuto anche il suo stesso primato del 2014. Contro l'Inter, Allegri ha mantenuto un baricentro medio, a Napoli ha dettato e orientato dalla difesa lo sviluppo del gioco. È una squadra abituata a vincere, capace di fondere il meglio della filosofia offensiva nella gestione del pallone al fondamento del calcio all'italiana, la capacità di adattamento nella copertura degli spazi.
I pro: organizzazione perfetta
Il percorso tattico iniziato a Monaco, in Champions League, quando Allegri arrivò a cambiare cinque moduli in un tempo, è sempre più chiaro. La Juventus detta i ritmi nella gestione del pallone già dalla difesa, non a caso i giocatori giocatori con più passaggi effettuati a partita son tutti difensori: Chiellini, che ha festeggiato le 450 presenze in bianconero contro l'Inter, e Rugani, i migliori fra chi ha più di dieci presenze.
La ricerca equilibrata delle fasce, 36% delle azioni da destra e 35% da sinistra, catalizza il gioco Dybala, 9 reti in stagione, e Higuain, che quest'anno ha raggiunto i 100 gol in Serie A e gli sono bastate 153 partite. Alle spalle del Pipita, Allegri può giostrare fra un'ala classica, Cuadrado, migliore in campo contro l'Inter, Mandzukic, che diventa seconda punta aggiunta, Douglas Costa, vero jolly a Napoli, e Bernardeschi, che come l'ex Bayern garantisce il controllo degli spazi di mezzo da cui si vede meglio il campo e si orienta il possesso.
I contro: qualche distrazione di troppo
Le due sconfitte a Genova, le prime in cui la Juve ha subito tre gol nella gestione Allegri, hanno fatto emergere un vulnus, peraltro intuibile già dalla Supercoppa e dalla succesivo stop in campionato contro la Lazio. Senza un uomo fra difesa e centrocampo, la difesa in avanti scopre le linee di passaggio. Il 4-3-3 visto contro l'Inter intensifica l'uscita verso gli esterni ma inevitabilmente allunga la squadra. La Juve resta la seconda miglior squadra per media di tiri concessi, ma va in difficoltà quando perde il controllo sullo sviluppo del gioco.
Napoli, dove la soluzione è il problema
Il Napoli è arrivato al vertice della classifica con la forza della continuità, della stabilità, con un gioco ritagliato sulle individualità per esaltare il collettivo.
I pro: un equilibrio consolidato
La filosofia sarriana ormai non è un segreto. Il Napoli ha il possesso palla più alto, ha in squadra tutti i primi sei e sette dei primi dieci “passatori” del campionato, guidati da Jorginho, l'unico a toccare più di 100 palloni di media a partita. Insigne, secondo per tiri e primo per passaggi chiave, esalta i tagli di Mertens e le combinazioni con Hamsik, a un gol dal record di Maradona (anche se in più stagioni e molte più partite). Ma quel che ha proiettato il Napoli nelle prime posizioni diventa il suo peggior freno.
I contro: troppa rigidità, poco turnover
In una struttura così rigida, ogni deviazione dalla norma richiede una serie di complessi adattamenti a tutto il sistema, che troppo facilmente si può neutralizzare quando, come nelle ultime giornate, manca la brillantezza atletica. Contro la Juve, la squadra di Sarri si è trovata a far scivolare prima il pallone verso Callejon, e il pressing alto non ha prodotto occasioni. La poca fiducia di Sarri in Ounas, Rog, Giaccherini o Chiriches hanno tenuto il Napoli a secco per due partite di fila come non succedeva dal settembre 2014. Ma “i dati fisici di questo periodo”, dice Sarri, “sono nettamente migliori rispetto a quelli di ottobre quando vincevamo tutte le partite”.
Roma, crescita costante
“Lo scudetto? Pensiamo a crescere e a fare più punti possibili. Stiamo rincorrendo, non siamo tra le favorite”. Di Francesco fa virtù di realismo, in una piazza fin troppo passionale, dopo il pareggio col Chievo.
I pro: la forza di un progetto
La Roma abituata alle tensioni interne quest'anno pare più compatta, convinta di un'idea di gioco che, con qualche inevitabile adattamento rispetto alle premesse, si trasferisce in campo con chiarezza, e non solo in campionato. I 26 tiri in porta contro il Chievo, record stagionale per un match in trasferta, danno la misura di un progetto funzionale ma ne raccontano anche i limiti.
I contro: una certa Dzeko-dipendenza
L'assenza di Dzeko dopo 22 partite consecutive da titolare si è fatta sentire. Ma il problema, ha spiegato il tecnico, è che in un collettivo non ci si può affidare così tanto a un solo finalizzatore, anche se si tratta dell'attaccante che tira di più in Serie A. Per l'ulteriore step di crescita servirà anche garantire un maggior raccordo fra difesa e centrocampo in fase di non possesso per non scoprirsi troppo e lasciare il controllo degli spazi di mezzo agli avversari alle spalle di De Rossi o Gonalons. E magari qualche intervento sul mercato, vista l'abbondanza di infortuni passati e presenti, da ultimo Pellegrini, per aumentare le alternative a livello di terzini e centrocampisti.
Lazio, sì al calcio moderno
Per la prima volta in Serie A la Lazio ha ottenuto 32 punti nelle prime 15 partite di campionato. Un rendimento che la tiene perfettamente in corsa.
I pro: visione e continuità
La Lazio ha schierato lo stesso 11 titolare per sette partite di fila, un record in Serie A dal 1994/95. Senza dogmi rigidi, senza preconcetti tattici, Inzaghi ha disegnato una squadra elastica che sa difendere e ripartire, con soluzioni individuali differenti nel contesto di un canovaccio sempre uguale a se stesso, con la manovra che fluisce nella zona di Milinkovic-Savic, i movimenti fuori linea di Immobile, i ribaltamenti dell'azione sul lato debole, gli inserimenti di Parolo e Luis Alberto.
I contro: rosa ristretta
La continuità nelle formazioni titolari, però, è anche il risultato di una rosa che soprattutto in difesa non offre troppe alternative, una fragilità emersa in tutto il suo valore decisivo nello scontro diretto contro il Napoli. Finora, comunque, Inzaghi ha mantenuto tutti gli uomini coinvolti, visto il doppio impegno fra campionato ed Europa League, e il recupero di Felipe Anderson potrebbe diventare il primo colpo del mercato invernale. Ma senza innesti potrebbe non bastare.