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I Glasgow Rangers sono falliti: la crisi non guarda in faccia nessuno

Non solo Italia: la crisi oramai è un fatto conclamato un tutta Europa. In Spagna, la Liga ha tutti i club indebitati e i finanziamenti statali e delle banche sono finiti. In Premier si sono venduti i diritti tv a peso d’oro per colmare i costi ma non basterà. Intanto, in Scozia falliscono i Rangers di Glasgow e con loro un pezzo di storia del calcio.
A cura di Alessio Pediglieri
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Che si sia di fronte ad un calcio in crisi lo sappiamo tutti. Ovunque, in Europa e nel mondo si sta giocando al ribasso, cercando di correre al riparo – anche se per alcuni è troppo tardi – davanti ad una imponente crisi economico-finanziaria che ha colpito ovunque. Non basta più far finta di nulla, anche per i magnati del pallone da sempre estranei agli andamenti reali dei mercati, racchiusi in una bolla dorata dove la palla che rotola con sè ha sempre portato indotti, indulti e spalma-debiti.
Adesso è arrivato il momento di guardare in faccia alla realtà, nuda, cruda e spesso desolante. Così, come in Italia si fatica a far mercato, a salvaguardare club in difficoltà e a riorganizzare in modo intelligente l'intero panorama professionistico calcistico, anche altrove non si stanno vivendo momenti migliori.
Da noi, i problemi maggiori sono rappresentati ovviamente dall'inchiesta attorno allo scandalo del calcioscommesse che condizionerà il futuro prossimo di campionati e club. Oltre a non dimenticare i problemi che non si riescono a risolvere in Lega Pro, campionato a cui non riescono a iscriversi le società per bilanci in rosso e mancanza di fondi. Anche nel resto d'Europa, però tira aria pesante:  in Spagna i debiti dei club di Liga hanno messo in ginocchio lo Stato che ha concesso uno spalma-debiti di 8 anni mentre in Premier si cerca di ovviare alla crisi con la vendita a peso d'oro dei diritti tv. Intanto, uno storico club fallisce senza possibilità d'appello: i Rangers di Glasgow.

Addio Old Firm – La notizia ha una portata storica e, a suo modo, sconvolgente: i Rangers di Glasgow sono falliti e retrocessi.
Con loro, un pezzo di storia del calcio d'Europa se ne va, esclusi dal prossimo campionato di calcio scozzese a causa dei problemi finanziari accumulati in questi ultimi anni. La società, in via di liquidazione, aveva chiesto ugualmente l'iscrizione al campionato sotto l'egida di una nuova società, ma gli altri club che compongono la Lega calcio scozzese hanno votato contro costringendola al fallimento. Un epilogo sportivamente drammatico per la vita del più importante club di calcio della Scozia, non un club qualunque, di fronte al quale però il fisco britannico, che aveva aperto mesi fa un contenzioso con il club protestante 54 volte campione di Scozia per una somma superiore ai 93 milioni di euro, aveva già respinto un piano di risanamento avviato dall'uomo d'affari ed ex amministratore delegato dello Sheffield United, Charles Green.
Poi si è andati avanti a colpi di ricorsi, contro-ricorsi e ricerca di soci, fino al no definitivo di oggi che segna la fine di un'epoca e tante storie e personaggi del grande calcio britannico.
Una fine annunciata e – anticipata – dalla scelta di Rino Gattuso: al Sion, in Svizzera, dopo che  proprio l'ex Ranger aveva provato a ritornare in Scozia, nel suo club da cui era partita la sua avvincente cavalcata nel mondo del calcio.

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Liga, debiti e contributi UE – Una crisi, dunque, a livello mondiale anche nel mondo del calcio. In Spagna, non stanno certamente meglio. Fino ad un paio d'anni fa, il calcio iberico faceva la voce grossa: la tassazione e il fisco erano molto più agevoli rispetto ad altri paesi (compresa l'Italia) e ciò ha significato anni di contratti e ingaggi altissimi che nessuna altra nazione poteva permettersi. Ma adesso, anche in Liga la musica è cambiata, in peggio.
Il debito delle società spagnole delle prime tre divisioni calcistiche supera i 5 miliardi: 4 sono verso le banche, 1 lo devono allo stato tra tasse arretrate e oneri vari. Così gli aiuti dell’Unione Europea serviranno soprattutto a pagare gli stipendi milionari delle stelle del pallone spagnolo e a ripianare i debiti delle società. Ai club è stata poi concessa una dilazione di 8 anni (il famoso spalma-debiti) per rientrare dei debiti entro il 2020, a partire dalla stagione 2014-15, non solo.
Visto il successo a Euro2012, sembra ci sia anche la possibilità di un indulto: siccome sul premio previsto di 300 mila euro cadauno ogni giocatore avrebbe dovuto lasciarne più del 50% (circa 160 mila euro pro capite) nelle casse dello Stato, per non spremere troppo i poveri giocatori è stato firmato un accordo intergovernativo tra la Spagna e i paesi ospiti, Ucraina e Polonia. Infatti in quei Paesi i premi sportivi sono detassati e per fare in modo che i premi alle Furie Rosse non siano soggetti ad alcun tipo di tassazione, si è lavorato anche su quella soluzione.

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I nostri tarli: scommesse e Lega Pro – Anche in Italia non si sta bene, ma questo si sa da tempo. Mentre si attende la sentenza sul calcioscommesse con evidenti ripercussioni sull'andamento dei prossimi campionati e sulla sorte di vari club, non è da meno la drammatica situazione in cui imperversa oramai da anni la Lega Pro, da quando si è deciso impunemente di tagliare le "Serie C" ecompattare il movimento professionistico di secondo livello, creando una serie infinita di problemi di gestione e regolarità.
Fuori dai requisiti economici previsti, ad oggi, ci sono altre 11 squadre, sei di prima divisione e cinque di seconda divisione. Si tratta di  Andria Bat, Como, Foggia, Latina, Siracusa e Treviso per quanto riguarda la prima divisione e Campobasso, Casale, Chieti, Spal e Valle d’Aosta per quanto riguarda la seconda. Tutte e 11 le società, al momento, hanno presentato una documentazione incompleta o non idonea per l’iscrizione al campionato.
Il tempo stringe e la Lega Pro 2012-13 è un campionato ancora tutto da definire a poche settimane dal via, mentre resta ancora lontano il ridimensionamento nel numero dei club partecipanti sia nella serie cadetta che in Serie B e Serie A per limitarne i costi e ottimizzare i ricavi. Un'utopia, come la speranza di vedere trasformare un calcio fallito, in un calcio sano e virtuoso capace di trascinare il Paese non solamente con i risultati ottenuti sul campo.

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