Gioca bene ma non segna, l’Italia di Mancini fa la conta degli attaccanti
Entusiasmo, voglia di cancellare un recente passato fallimentare ed un bel gruppo: solido, giovane e con ambizioni. Queste, in poche semplici parole, le premesse da cui parte questa nuova avventura. Una avventura che porta a Euro 2020 e che deve ricondurre, al di là dei possibili trofei da alzare al cielo, la nostra nazionale nell’alveo delle migliori al mondo. Un’impresa, non certo facile ma negli obiettivi del Ct Mancini.
Un commissario tecnico capace quasi fin da subito di invertire la rotta e regalare certezze ad una squadra a pezzi, ricolma di macerie e di incredibili rimorsi. Bel gioco, possesso palla e, passando per qualche utile sconfitta, vedi quella con la Francia in amichevole o col Portogallo in Nations League, una crescita netta, indiscutibile, esponenziale. Insomma, non siamo più quelli brutti, timorosi e litigiosi visti con la Svezia non meno di un anno e mezzo fa. Eppure, qualcosa che non va c’è. Sotto porta, questa Italia, fa davvero molto male. Col Mancio in panca, infatti, solo 8 gol in nove gare con un solo caso in cui la nazionale è riuscita ad andare oltre la singola marcatura realizzata: quello contro l’Arabia Saudita. Non certo il Brasile pentacampione. E così, fra un Balotelli da aspettare, un Belotti che non convince ed un Immobile involuto col tricolore sul petto, ecco il mal di gol, in numeri, della nostra compagine.
Peggior media gol degli ultimi dieci cicli: media a 0.88 reti per match
Se siedi su una delle panchine più ambite e discusse del pianeta calcio, è inevitabile finire in un vorticoso giro di paragoni, raffronti statistici e storiche comparazioni. E, attingendo a piene mani dagli annali, prestandoci a questo gioco numerico, negli ultimi dieci cicli temporali della nostra nazionale, Mancini figura come l’allenatore che fa segnare meno le sue versioni dell’Italia con solo, come detto, 8 gol a referto in nove match ed una media di 0.88 reti per partita.
Ovviamente, il paragone con gli altri Ct è vittima di un cortocircuito in termini di numero di partite giocate con solo Maldini, Zoff e Donadoni sotto le 25 gare in azzurro.
- Valcareggi 1.77 gol in 54 partite
- Sacchi 1.69 gol in 53 partite
- Trapattoni 1.54 gol in 44 partite
- Donadoni 1.52 gol in 23 partite
- Maldini 1.5 gol in 20 partite
- Lippi 1.48 gol in 56 partite
- Zoff 1.47 gol in 23 partite
- Vicini 1.4 gol in 54 partite
- Bearzot 1.3 in 88 partite
- Mancini 0.88 gol in 9 partite
Gli altri, da Valcareggi a Bearzot, da Vicini a Trapattoni a Sacchi volano sopra le 44 gare ufficiali. Insomma, il ventaglio su cui si poggia questo giudizio è ampio e piuttosto parziale. Eppure, al momento, il Mancio è decimo in questa specifica graduatoria con, sopra di lui, Bearzot a 1.3 gol per partita in 88 gare, Vicini a 1.4 reti per contesa in 54 sfide, Zoff a 1.47 in 23 gare, Lippi a 1.48 in 56 partite, Maldini a 1.5 in 20 sfide internazionali, Donadoni quarto a 1.52 marcature in 23 match e, sul podio, Trapattoni a 1.54 (in 44 partite), Sacchi a 1.69 (in 53 partite) e Valcareggi primo a 1.77 gol siglati per match in 54 gare. Insomma, la strada, nel confronto col passato, glorioso della nostra selezione, è ancora in salita.
Almeno, sul piano del gol. Ma è anche la storia, quella globale azzurra, che ci parla chiaro: 1.395 reti totali in 813 partite per una media di 1.71 gol a partita. Giusto il doppio di quella attualmente a referto per i ragazzi del Mancio.
Non c’è ancora un bomber: i numeri della crisi
Nove gare come dicevamo e otto marcatori diversi, ovvero: Balotelli, Belotti, Bonucci, Jorginho, Zaza, Bernardeschi, Biraghi e Politano. E nessun bomber, dunque, di riferimento. E se andiamo a valutare i gol realizzati in questo momento storico dai 29 convocati che giocheranno la duplice sfida contro Finlandia e Lichtenstein, scopriamo che il miglior realizzatore non è un attaccante ma il difensore “goleador” Giorgio Chiellini a 8 realizzazioni in 100 caps totali. Mentre i bomber istituzionali, quelli probabilmente chiamati alla ribalta nei prossimi giorni, Immobile e Quagliarella, con maggiori chance di giocare, sono fermi a quota 7. Insomma, numeri non troppo esaltanti specie se si considera l’astinenza del laziale, che dura da sette gare in nazionale, e l’età avanzata del sampdoriano che, dovesse trovare la via della rete, diverrebbe il marcatore più anziano della storia dell’Italia con i suoi 36 anni e 51 giorni raggiungendo una soddisfazione in azzurro che, al momento, manca da oltre 11 anni, ovvero: dalla doppietta rifilata alla Lituania il 6 giugno del 2007, proprio in un gruppo di qualificazioni europee.
E se, infine, si considerano le presenze di Lasagna, 3 reti con l'Italia ma non certo il pedigree giusto per il rilancio nelle aree avversarie della nazionale, e di Kean, giovane ma forse non ancora maturo per ereditare questo peso, scopriamo il vero limite di questa formazione, fresca, con ambizioni e da 829.5 milioni di euro: il gol. Mica poco.