Fenomeno ultras, la mappa del calcio violento in Italia e in Europa
C'è un filo rosso sangue che unisce gli hooligans inglesi e i tifosi olandesi. Un fenomeno di emulazione della violenza che nasce negli anni '70 con gruppi come l'F-Side dell'Ajax o il Vak-S del Feyenoord. È il 1974 quando il Tottenham perde al De Kuip la gara di ritorno della finale di Coppa Uefa. Ma il primo trionfo europeo del Feyenoord è scandito dalla battaglia sugli spalti, che si chiude con 70 arresti e 200 feriti. È forse il primo fenomeno di esportazione del tifo violento. E non è un caso che l'ultimo capitolo di questa storia l'abbiano scritto ancora gli ultras più esagitati del Feyenoord che hanno devastato Piazza di Spagna. I Vak-S, il gruppo organizzato di ultras della squadra di Rotterdam, sono tra i più pericolosi d'Olanda, con i North-Side del Den Haag, accomunati dalla matrice destroide. Fortissima la rivalità con l'Ajax, e gli ultras dell'F-Side, la squadra che in origine rappresentava gli ebrei di Amsterdam.
Italia – Anche in Italia, almeno da una ventina d'anni, la politica è entrata sugli spalti degli stadi. Nel 2014 la Polizia ha tracciato una mappa dei 388 gruppi organizzati di tifosi: 60 presentano una forte connotazione politica, 45 di estrema destra e 15 di estrema sinistra. E molti distribuiscono anche fanzine e materiale informativo. Tra i più attivi, a destra, ci sono per esempio gli Uber Alles di Frosinone, la Curva Furlan della Triestina e i Cani sciolti del Lecco. A sinistra, invece, i Rebel Fans del Cosenza, gli Ingrifati del Perugia, gli Sconvolts84 del Pisa, che insieme all'altro gruppo dei Rangers organizza raccolte fondi benefiche per sostenere le popolazioni d'Africa e America Latina, e i Primidellastrada della Ternana. Dal punto di vista geografico, gli ultras si concentrano in Lombardia (56 gruppi) e Campania (50); seguono Liguria e Toscana (42), Piemonte (32), Sicilia (29) e già fino alla Sardegna e alla Basilicata dove l'indagine ha tracciato un solo gruppo ultra. Nelle ultime otto stagioni, dopo la morte dell'ispettore Raciti a Catania, tra serie A, serie B e Lega Pro, l'osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive evidenzia una netta inversione di tendenza rispetto al passato, con una riduzione di incidenti del 60%. Solo 59 le partite in cui si sono registrati scontri nell'ultima stagione, un dato che, secondo una ricerca di Link Lab sulla base dei dati dell'osservatorio, è in linea con gli standard di sicurezza degli stadi finlandesi e austriaci. Ma nel 2014 è tornato leggermente a salire il numero dei feriti, rispetto alla stagione 2013, 69, uno ogni 137 mila.
Va molto peggio in Germania, dove l'anno scorso si è registrato un ferito ogni 26 mila spettatori, e in Inghilterra, uno ogni 37 mila. Il 69% degli scontri avviene fuori dagli stadi, e solo il 9% durante la partita. È la rivalità fra tifoserie la causa principale degli incidenti (81%), scatenati in maggioranza nell'ultima stagione dagli ultras della Roma (coinvolti in 5 episodi di violenza), di Fiorentina, Napoli e Verona (4), Atalanta (3), Nocerina e Spezia (2): sette tifoserie che hanno provocato il 41% degli scontri dell'ultimo anno e, con l'eccezione di Spezia e Atalanta, il 39% dei feriti. Sono 160, infine, gli arresti, che interessano 44 tifoserie, soprattutto quelle di Modena (19), Nocerina (15) e Milan (14). E 1515 i denunciati, prevalentemente appartenenti a gruppi organizzati di Milan, Juventus e Napoli, che l'anno scorso ha avuto 24 tifosi indagati per incidenti all'estero insieme a 29 tifosi partenopei. Ma quali sono le tifoserie più violente d'Europa?
Gran Bretagna – In Inghilterra, la fama degli hooligans, delle violentissime crew di Millwall e West Ham oggetto dell'omonimo film e non solo, si va spegnendo. Nella stagione 2013-2014, l'Home Office ha effettuato solo 2.273 arresti dentro e fuori gli stadi, il dato più basso di sempre, uno e mezzo di media per ogni incontro di Premier League, e solo 21 in totale per cori razzisti. I più violenti sono i tifosi del Manchester United, 112 arresti su 823, ma sono anche i più numerosi. Solo 18 gli arrestati sui 60 mila inglesi che hanno seguito le 36 trasferte di Champions e di Europa League. L'Irlanda del Nord rimane un paradiso per i violenti del calcio, che in Scozia si scatenano per l'Old Firm, il derby fra i Glasgow Rangers, squadra protestante con tifoseria lealista, protestante e destroide (la ICF), e i cattolici del Celtic. Uno scontro di religione, politica e solo in secondo piano una sfida calcistica.
Germania – In Germania, la violenza negli stadi è spesso collegata alla presenza nelle curve di gruppi di estrema destra. Un articolo di Der Spiegel del 2013 ricordava come per mesi l'Eintracht Braunschweig, squadra nota per esser stata la prima di sempre a presentare uno sponsor sulla maglia, sia rimasta per mesi di fatto ostaggio della tifoseria, gli Ultras Braunschweig 01. La più forte esplosione di violenza, però, si è registrata a Dortmund il 20 ottobre 2012, con i 180 arresti prima di Borussia Dortmund-Schalke 04. Lo scorso gennaio, proprio in seguito a quell'episodio, lo Schalke ha impedito l'ingresso allo stadio a 498 tifosi del Borussia, gemellati con gli Irriducibili del Catania. E non ha risparmiato un tweet sarcastico sulla crisi della squadra di Klopp. Estremamente politicizzata anche la tifoseria del St.Pauli, quartiere di Amburgo popolato di punk, anarchici e skinhead.
Spagna – In Spagna la violenza negli stadi è in calo dagli anni '90. I gruppi organizzati sono spesso legati a istanze politiche indipendentiste, come gli ultras dell'Athletic Bilbao, fortissimi sostenitori della chiusura a giocatori stranieri o che comunque non siano cresciuti nel vivaio della squadra, o i Boixos Nois, frangia nazionalista catalana che nel 2003 è stata bandita dal Camp Nou. Il Frente Atletico, i tifosi organizzati dell'Atletico Madrid, hanno fatto rinascere il dibattito sulla violenza dopo la serie di scontri in Europa dal 2007 e gli incidente del 16 dicembre 2014 che hanno portato alla morte del galiziano Francisco José Romero, sostenitore del Deportivo La Coruna.
Est Europa – In Russia e Polonia il fanatismo ultras si accompagna alla caduta del comunismo. Le prime frange organizzate nascono negli anni '90, e risultano subito tra le più aggressive d'Europa, come i Gladiators dello Spartak Mosca (la squadra più titolata di Russia, originaria di un sindacato operaio) o gli ultras del CSKA (la squadra riconducibile all’ex Armata Rossa). I più violenti rimangono i gruppi organizzati dello Zenit San Pietroburgo, che nel 2007 hanno accoltellato un giocatore della propria squadra, originario della Tanzania, e nel 2009 ha chiesto al club di impedire l'ingresso alle donne nello stadio. Nel dicembre 2012, poi, il Landscrona, il gruppo più numeroso di tifosi dello Zenit, ha pubblicato sul proprio sito un comunicato, il Selection 12 Manifesto, con il quale si oppone alla presenza in squadra di giocatori di colore o di minoranze sessuali, nel nome della purezza della razza. Un po' come accade in Israele, con i tifosi del Beitar Gerusalemme, La Familia, gruppo xenofobo che con violenza si oppongono al tesseramento di calciatori arabi. Il fenomeno degli hooligan, che nel 2010 ha portato all'uccisione di un tifoso dello Spartak Mosca (del gruppo Fratria) e a conseguenti disordini davanti al Cremlino, è raccontato nel film Okolofutbola (A proposito di football). In Polonia particolarmente caldo è il derby di Cracovia tra il Legia, con il gruppo degli Sharks gemellati con gli ultras della Juve, e il Wisla, chiamato “la guerra santa”.
Grecia e Turchia – Il derby più caldo d'Europa rimane comunque in Turchia, nella patria dei coltelli, tra Galatasaray e Fenerbahce, la sfida tra le due identità di Istanbul, la parte “occidentale” contro il lato “asiatico”. Una rivalità che non si ferma nemmeno quando gioca la nazionale. Lo scorso 17 novembre, prima della partita contro il Kazakhstan, un tifoso del Galatasaray insulta pesantemente il portiere del Fenerbahce Volkan Demirel, che si rifiuta di scendere in campo. Gli ultras lo aspettano fuori dagli spogliatoi a fine partita e prendono d'assalto la sua macchina, ma il portiere riesce a fuggire scortato dall'ex interista Belozoglu Emre. Continua a peggiorare anche la violenza negli stadi in Grecia. L'odio più forte divide le squadre di Atene, AEK e Panathinaikos, e il PAOK Salonicco o l'Olympiakos. Gli scontri tra tifosi, che prendono il nome dal cancello di entrata della propria curva, provocano centinaia di feriti l'anno.
Balcani – Il fenomeno ultra è nato nei Balcani il 28 ottobre 1950, con la nascita della Torcida Split, la prima tifoseria organizzata del calcio. Dietro i pionieri dell'Hajduk Spalato, sono poi emersi i Delje, i supporter della Stella Rossa Belgrado, il gruppo più violento d'Europa, gemellato con i Gate7 dell'Olympiacos. È proprio dalle fila dei Delje che Zeljko Raznatovic, Arkan, omaggiato da uno striscione in curva Nord all'Olimpico dai tifosi della Lazio nel 2000, recluterà le prime Tigri, il gruppo paramilitare nazionalista tra i più sanguinari nella prima guerra dei Balcani. Il 13 maggio 1990 saranno protagonisti dei violentissimi scontri contro i tifosi della Dinamo Zagabria, i Bad Blue Boys, anche loro fortemente politicizzati in senso nazionalista, allo stadio Maksimir. La partita non si giocò, e Boban diventò un eroe nazionale per aver colpito un poliziotto che stava sfogando la sua violenza su un tifoso.
Ancora oggi, davanti allo stadio di Zagabria, c'è una statua che raffigura un gruppo di soldati e una dedica: “Ai tifosi della Dinamo Zagabria, che iniziarono la guerra con la Serbia su questo campo il 13/05/90”. La testimonianza più forte e più terribile del legame ancora strettissimo fra tifo, politica, e identità.
PARTE 2 – Calcio violento, come l'Inghilterra ha sconfitto gli hooligans
PARTE 3 – Violenza negli stadi: le forme di contrasto in Italia e in Europa