40 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Felipe Melo: “Se non fossi diventato un calciatore, oggi sarei un assassino”

Il brasiliano dell’Inter si è raccontato in esclusiva Sky ritornando sulla sua infanzia difficilissima, tra le favelas e la povertà. Poi le prime vittorie con il Flamengo, il Cruzeiro e il Gremio. Fino all’avventura europea.
A cura di Alessio Pediglieri
40 CONDIVISIONI
Immagine

Il destino gli ha riservato una vita votata al calcio ma per Felipe Melo poteva anche andare peggio. Una infanzia difficile, come una gioventù trascorsa nei quartieri più degradati del Brasile. Poi l'occasione con la palla tra i piedi, i primi successi, la voglia di riscatto e la capacità di ritagliarsi alla fine una carriera più che dignitosa tra Sudamerica ed Europa. E mentre il ritiro è ancora lontano, per Felipe Melo il palmares annovera 3 campionati e altrettante coppe in Turchia, oltre 3 campionati in Brasile e un'altra manciata di coppe nazionali.

Il presente è nerazzurro, così come il futuro. Grazie a Roberto Mancini il tecnico che lo ha voluto fortemente per la nuova Inter dopo averlo allenato in Turchia nel Galatasaray: "Mancini mi ha fatto vincere al Galatasaray, mi ha portato a Milano e ora ho un rapporto incredibile con lui, tanto rispetto e lo ringrazio per avermi voluto all’Inter. Sono venuto qui per vincere e riportare l’Inter in Europa, ma il vero obiettivo è tornare in Champions. Abbiamo già fatto meglio dell’anno scorso ma i conti li faremo alla fine". Un'avventura che arriva dopo la prima parentesi in viola e poi bianconero, non proprio positive: "Sono arrivato subito in una grande società come la Fiorentina, sono rimasto legato a quella piazza e lo sarò per sempre, un rapporto incredibile, un’esperienza molto importante. Poi mi hanno venduto alla Juve, dove non si è vinto nulla e per quello sono partito per la Turchia".

Proprio all'estero, Felipe Melo ha dato il meglio di sè, così come in patria, nei primi anni di carriera: "Se non fossi diventato un calciatore — ha confessato il brasiliano a Sky Sport — sarei diventato un assassino perchè vivevo in una delle favelas più pericolose, girava droga e armi, ho lasciato quella vita per andare a lavorare, inseguire un sogno. Dopo il Flamengo è arrivato il Cruzeiro dove ho vinto il Triplete, che in Brasile è una cosa pazzesca. Avevo solo 17 anni e per me era tutto nuovo, una squadra nuova, una città nuova. 

 
40 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views